Due strade diverse per raggiungere la stessa meta, la vetta della Serie A: Milan e Inter arrivano al derby al termine di una sessione di mercato importante e ricca di significati per entrambe le società meneghine. Programmazioni differenti, modi quasi dicotomici di concepire ed interpretare il calciomercato. Tutto e subito il motto in casa nerazzurra, step by step la filosofia rossonera.
GOALMilan-Inter, filosofie di mercato a confronto: due modi opposti per raggiungere la vetta
GettyL'INTER E L'USATO SICURO
Per cercare di riprendersi lo scettro l’Inter ha scelto di riaffidarsi all’uomo dell’ultimo scudetto, quel Romelu Lukaku che rappresenta una sorta di copertina di Linus per il popolo interista: un (s)oggetto transizionale, una figura rassicurante che suscita fiducia e ottimismo. Usato sicuro, categoria alla quale appartengono anche Henrikh Mkhitaryan e Francesco Acerbi, altri due tasselli d’esperienza che Marotta e Ausilio hanno consegnato a Inzaghi per perseguire l’obiettivo tricolore, dopo aver visto Milano tingersi di rossonero nell’ultima stagione. Il presente è il tempo che conta di più, l’imperativo è tornare a vincere, anche a costo di tenere in apnea i conti societari, da sistemare entro la fine del bilancio 2022/23.
La chiusura, netta, decisa ed estremamente significativa, alla cessione di un pilastro come Milan Skriniar (che avrebbe fatto respirare ossigeno puro alle casse nerazzurre), ma anche il rifiuto a rispondere a qualsiasi telefonata per Lautaro Martinez o Bastoni vanno lette come una sorta di all in, una chiara dichiarazione d’intenti da parte di Zhang.
IL SACRIFICIO DEI GIOVANI
La pressione ora è tutta su Inzaghi, che al telaio dello scorso anno ha aggiunto un campione come Lukaku e una serie di rinforzi che non fanno altro che aumentare le alternative a disposizione. Le uniche operazioni da leggersi sì per il presente ma soprattutto per il futuro sono quelle legate a Onana, Asllani e Bellanova, al momento destinati però ad un ruolo secondario nelle gerarchie di Inzaghi.
Un instant team costruito grazie soprattutto al sacrificio di due ragazzi come Pinamonti (reduce da una grande stagione a Empoli e approdato a Sassuolo per sostituire Scamacca) e Casadei (gioiello della Primavera per il quale il Chelsea ha fatto carte false), ceduti per complessivi 35 milioni di euro: una scelta dolorosa ma necessaria, l’unica strada percorribile per evitare l’addio di qualche big. Almeno per adesso.
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GettyUN MILAN DA FOOTBALL MANAGER
Se nel menù nerazzurro i giovani sono solo un contorno, in casa Milan sono decisamente il piatto principale nella tavola imbandita dalla MMM, dal trio Maldini-Massara-Moncada. Quella dei rossoneri è stata una campagna acquisti da veri ‘nerd’, quasi la trasposizione nella vita reale di una partita a Football Manager: il fil rouge (et noir) è la futuribilità dei calciatori acquistati o portati a Milanello momentaneamente in prestito, talenti dal grande potenziale e dai margini di crescita evidenti. Generazione Z, preferibilmente post 2000.
L’uomo copertina è ovviamente Charles De Ketelaere (2001), colpo da 35 milioni di euro (bonus inclusi), un investimento forte, importante, che fotografa l’innamoramento della dirigenza rossonera per il belga, che nei suoi primi passi in rossonero ha già fatto intravedere di avere la stoffa per diventare una delle principali attrazioni di questa Serie A. Era seguito da mezza Europa, dopo aver brillato di luce intensa con la maglia del Club Brugge e della Nazionale belga, ma il Milan è stato il club che più di tutti ha creduto nelle sue (lampanti) qualità.
MONCADISMO E INTUIZIONI
Il primo investimento, in ordine cronologico, è stato quello su Yacine Adli (2000), ex enfant prodige del PSG affermatosi nel Bordeaux; a chiudere la sessione un tris abbastanza inatteso nei nomi, con gli arrivi di Malick Thiaw (2001), Aster Vranckx (2002) e Sergino Dest (2000) per puntellare una rosa che aveva ancora qualche spot libero. Se le due scommesse fatte in Bundesliga (su giocatori comunque già con discreta esperienza) rientrano nella sfera del ‘moncadismo’ sfrenato, l’operazione Dest potrebbe rivelarsi lo ‘steal’ del mercato, il colpo di coda che offre nuove soluzioni a Pioli, che nel duttile esterno born in the USA avrà una valida alternativa naturale a Calabria (visto anche l’infortunio di Florenzi), ma anche un potenziale sostituto di Theo Hernandez e una variante differente nello slot solitamente occupato da Messias o Saelemaekers.
In questo mercato marcatamente improntato sul futuro non è mancato però l’arrivo di un giocatore fatto e finito come Divock Origi, un altro serial winner da aggiungere alla lista dei campioni che per esperienza, carisma e mentalità rappresentano un punto di riferimento fondamentale e irrinunciabile. Il tutto senza appesantire il bilancio, anzi, chiudendo la sessione con un monte ingaggi leggermente inferiore a quello della scorsa stagione, in virtù delle partenze di Romagnoli e Kessié e del netto taglio agli emolumenti riconosciuti a Zlatan Ibrahimovic.
Per filosofia, programmazione e coraggio nelle scelte, il Milan di oggi sembra più un club di Bundesliga che di Serie A, dove troppo spesso viene scelta la via più breve, apparentemente più facile, per raggiungere il successo.
E anche se siamo solo ai principi di settembre, alla quinta giornata, questo Milan-Inter, seppur lontano dall’essere uno snodo chiave per le sorti del campionato, rappresenta già il primo vero curvone della stagione: quale delle due milanesi avrà intrapreso la strada giusta?
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