Scegliere un campionato di Serie A o una Champions preferita, senza dover pescare le vittorie della propria squadra del cuore, non è facile. Difficilmente si pone sul piedistallo un torneo. A meno che questo non sia il Mondiale. A differenza delle competizioni per club, la Coppa del Mondo è particolare, per tutti. Le edizioni passate ricordano la gioventù, i tempi della spensieratezza. Per gli amanti del Mondiale 1998, quello di Zidane, Ronaldo, Bobo Vieri e Suker, Luis Hernandez è nostalgia pura.
Un grande cannoniere, protagonista assoluta per la madre patria Messico in terra francese. Lapuente, commissario tecnico dei verdi nel 1998, punta tutto sulla coppia del momento in patria. Al Necaxa giocano sia Blanco che Hernandez. Una coppia che durerà pochi mesi, capace però di trovarsi in ogni zona del campo e costruire oltre 20 goal nei mesi precedenti al Mondiale. Luis è appena tornato dal prestito al Boca Juniors, breve ma intenso.
Al Mondiale francese il Messico cerca di superare il suo massimo traguardo, quello dei quarti di finale. Non ha mai avuto modo di giocare le semifinali e dunque una possibile medaglia, ma per molti il torneo 1998 può essere la volta buona. Il girone con Olanda, Belgio e Corea del Sud non è certo poi così proibitivo.
Il Messico ha una buona squadra, che ad eccezione del leggendario portiere Jorge Campos gioca tutta in patria. Si conoscono, i ragazzi di Lapuente. Si sfidano ogni settimana tra Città del Messico, Guadalajara e Toluca. La maggioranza dei convocati fa parte dell'America. Pochi club rappresentanti, maggiore unione tra i 23 scelti.
Il feeling del Messico in campo è evidente. Come la solita spinta dei tifosi sugli spalti. Protagonisti, loro, tra Lione, Saint'Etienne e Bordeaux in una fase a gironi che la rappresentativa centro-americana passerà come seconda, da imbattuta, a pari punti con l'Olanda. Una fase a gironi in cui il capocannoniere sarà Hernandez: due goal alla Corea del Sud, uno all'Olanda. Matador, lo chiamavano. Un soprannome che richiama orrende pratiche di corrida, ma che legate al calcio riportano solo alla spietata abilità sotto porta del ragazzo di Poza Rica, 29enne in Francia, alla grande occasione della carriera.
Hernandez la sfrutterà al massimo, tanto da diventare il massimo marcatore del Messico nella storia dei Mondiali: quattro goal - tutti nel'edizione 1998 - di cui l'ultimo a Montpellier, contro la Germania. Gli ottavi sorrideranno inizialmente alla Nazionale di Lapuente, grazie al vantaggio del suo killer d'area. Costantemente più forte in attacco nel corso degli anni, cadrà per una difesa mai all'altezza del torneo: Klinsmann e BIerhoff ribalteranno la gara, spedendo i biondi capelli di Luis Hernandez fuori dalla Coppa del Mondo.