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Luis Alberto of SS LazioGetty Images

Luis Alberto a cuore aperto: "Dopo 3 mesi di Lazio volevo smettere, per fortuna Lotito non è più il mio presidente"

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Attualmente si sta godendo il soggiorno dorato all'Al-Duhail in Qatar, dove si è trasferito dopo otto stagioni trascorse in Serie A: un lungo periodo che Luis Alberto non potrà mai dimenticare.

Tante le emozioni vissute con la maglia della Lazio, club che gli ha permesso di esplodere definitivamente ad alti livelli e con cui ha costruito il personale palmares di una Coppa Italia e due Supercoppe Italiane.

Intervistato ai microfoni di 'Fanpage', lo spagnolo ha ovviamente parlato della sua vita in biancoceleste: dallo Scudetto sfumato durante la pandemia al rapporto tutt'altro che idilliaco col presidente Lotito.

  • INIZIO COMPLICATO ALLA LAZIO

    "In realtà ero stato presentato come esterno destro. Era tutto nuovo ed è stato tutto molto veloce. I primi quattro o cinque mesi sono stati devastanti per me, perché non capivo niente. È vero che non giocavo, ma poi è cambiato tutto, soprattutto la cosa più importante: la mia mentalità e il mio lavoro. Lì ho fatto vedere a Simone (Inzaghi n.d.r.) che dovevo giocare".

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  • IL RAPPORTO COL FANTACALCIO

    "Quando mi parlavano di fantacalcio dicevo sempre ‘per favore non rompetemi più’ (ride n.d.r.). Quando andava bene era tutto bello, quando prendevo un giallo o non facevo goal era un disastro. Anche su Instagram a chi mi scriveva dicevo: ‘Lasciatemi tranquillo, questo non è il mio lavoro’".

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  • IL RIMPIANTO SCUDETTO NEL 2020

    "Quell’anno, per mentalità e per come giocavamo, era difficile non arrivare fino alla fine per vincere lo Scudetto. Era una squadra che giocava a occhi chiusi. All’Olimpico spesso vincevamo già nel primo tempo".

    "Per sei-sette mesi non c’era sofferenza in campo. Anche quando andavamo sotto, vincevamo al 90’, 92’, 93’. Si percepiva che in pochi secondi potevamo fare uno o due gol. In campo eravamo felici, ci divertivamo. Senza il Covid, secondo me, fino alla fine ce la saremmo giocata per lo Scudetto".

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  • "ALLA LAZIO C'È GENTE CHE NON CAPISCE DI CALCIO"

    "Sì, c’è gente lì dentro che non capisce di calcio e lo dirò sempre. Eravamo un gruppo sano, con un allenatore amico e un direttore sportivo che sapeva quando mettere pressione e quando no. Poi è arrivato Sarri, che è un maestro. Quando è andato via sapevo che la Lazio non sarebbe andata da nessuna parte".

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  • NESSUN RAPPORTO CON LOTITO

    "Se ho lasciato la Lazio a causa di Lotito? Sì, è uno dei motivi. Ho litigato tante volte con lui. Lo conosciamo tutti, sappiamo com’è. Fortunatamente non è più il mio presidente. Non c’è nessun rapporto d'amicizia e non ci sentiamo più".

  • UN RITORNO ALLA LAZIO

    "Sì, ma mi deve chiamare Sarri. Insieme a Milinkovic-Savic e Immobile? La vedo difficile tornare dopo il nostro addio. Ma non si sa mai".

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  • IL MOMENTO PIÙ DURO

    "Quando volevo smettere dopo essere arrivato alla Lazio, erano trascorsi solo tre mesi. Vedevo tutto nero, ero completamente bloccato".

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