Nel 2022, a dicembre, Zadar, Zara, si è fermata come poche altre volte nella storia millenaria della città croata. L'immagine del vecchio foro romano, pieno all'inverosimile, spiegano perfettamente il concetto di "gratitudine" sociale. Il campanile ha i colori della Croazia: sulla chiesa di San Donato, invece, campeggia una foto, quella di DominikLivaković.
Al suo rientro dal Qatar, praticamente da figlio di una delle città più rappresentative del Paese ed eroe (o quasi) per aver portato la sua Nazionale sul podio dei Mondiali per la seconda edizione consecutiva, ha la medaglia di bronzo al collo e un sorriso imbarazzato. Sa di aver compiuto un'impresa che verrà tramandata in futuro, di aver lasciato un'impronta sulla storia sportiva della sua Nazione. E sa che di giorni così possono essercene ancora molti.
"Sono orgoglioso del mio percorso. Non è stato sempre facile, ma mi ha formato: da ragazzino sognavo di giocare per la Croazia e adesso ci sto riuscendo": a GOAL Italia Dominik Livaković si racconta con la consapevolezza di chi ha già tracciato il suo percorso in maniera decisa. Di chi sa, o almeno riesce a vedere, cosa verrà dopo.
Perché, in fondo, quello del portiere più che un ruolo è uno status: in campo e fuori. Una questione di stile, pure: nelle parate e nella vita quotidiana. Forse è anche per questo motivo che vederlo posare per le strade di New York con gli abiti di Mackage non stona, non spiazza. Anzi. "Nel calcio o nella moda, i dettagli contano", ci spiega Dominik. E non ha per nulla torto.

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