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De Rossi GenoaGetty Images

Le verità di De Rossi: “A Roma ho avuto problemi con l’Ad, non meritavo l’esonero”

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A tutto Daniele De Rossi. Intervistato in esclusiva da Massimo Ambrosini su ‘DAZN’, l’attuale allenatore del Genoa si racconta a 360° riavvolgendo il nastro dei ricordi.

De Rossi ripercorre la sua avventura da allenatore alla Roma conclusa con l’esonero, parla del suo rapporto con alcuni allenatori e poi parla anche del momento in cui ha chiuso la sua carriera da calciatore.

Un’intervista a cuore aperto e piena di spunti significativi: queste alcune delle parti principali.

  • “ALLA ROMA HO AVUTO PROBLEMI CON L’AD”

    Oggi al Genoa, De Rossi ammette di non aver rifiutato tante proposte prima di accettare la panchina rossoblù. “Non no rifiutato niente perché avevo voglia di allenare, ho rifiutato forse la categoria e alcune situazioni dove non vedevo molto chiaro, sono gli altri che hanno rifiutato me. Nelle prime due esperienze ho avuto problemi, in maniera diversa, con i dirigenti”.

    De Rossi aggiunge: “Alla Spal con un dirigente abbiamo chiarito, lo sento ancora adesso, a Roma ho avuto problemi con l'Ad, niente di clamoroso ma comunque problemi: non voglio che passi il concetto che io ho problemi con i dirigenti, non è così. Alla Spal parlai di quanto io non fossi contento del mercato e di qualche dinamica in conferenza, il presidente si arrabbiò, era Joe Tacopina, avevamo un rapporto diretto e familiare e lui mi disse: ‘Chi ti ha detto che puoi dire la verità?’. Lì ho capito tante cose”, 

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  • “NON MERITAVO L’ESONERO DALLA ROMA”

    De Rossi torna sull’avventura alla Roma e racconta le sue verità: “A vederla adesso un po' mi dispiace quello che è successo, hanno avuto l'exploit che io avevo predetto. Io avevo un piano chiaro: primo anno si costruisce, secondo si cresce, terzo si lotta per lo scudetto. Non eravamo proprio pazzi a puntare su questo gruppo che secondo me è molto forte. I presidenti pendevano dalle mie labbra, a livello calcistico ho sempre avuto ampia libertà, si fidavano, hanno iniziato a chiedermi le cose prima di confermarmi per i successivi tre anni. Poi si sono un po' incrinate le cose e mi spiace, ma quello che è successo io e il mio staff non lo meritavamo”.

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  • “ESONERO? HO LA COSCIENZA PULITA”

    “Non sei mai pronto all'esonero, era settembre. Se l’ho vissuto come un’ingiustizia? Io pensavo e penso di essere a posto con la coscienza, non ho mai tradito chi era lì, non ho mai usato il "potere" che avevo in quella città per proteggere me e andare contro i giocatori; se mi fossi tradito da solo non sarei stato così orgoglioso di quello che abbiamo fatto”, ha proseguito De Rossi.

    “L’esonero si vive male perché smetti di fare ciò che ti piace. Non penso di aver avuto più dolore dall'esonero dalla Roma che dalla Spal: quando ho salutato a Ferrara eravamo in una palestra più brutta di quella di Trigoria, con dei giocatori meno bravi, con una società meno forte, ma il dolore è lo stesso,i ragazzi piangevano tutti. Ti rimane il senso di incompiutezza, quel "Fammi fare, che la rimetto a posto". 

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  • “ALLA ROMA SAREI TORNATO, MA NON SAREBBE STATO IL PASSO GIUSTO”

    De Rossi che lunedì prossimo affronta i giallorossi da allenatore del Genoa: “La sfida contro la Roma sarà particolare, sono curioso. Ho sempre desiderato tutti i giorni della mia vita che la Roma vincesse, questa è la cosa che mi fa più ridere, per una settimana dovrò lavorare per farla perdere”.

    “Se c’è stata la possibilità di tornare alla Roma? Non penso ci sia mai stata davvero la possibilità. Hanno fatto una scelta talmente evidente e chiara, ma non credo sarebbe stato il passo giusto per me, anche se ovviamente sarei tornato subito perché credo nella squadra e nei giocatori”.

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  • DE ROSSI E GLI ALLENATORI

    Capitolo allenatori, De Rossi parla così di alcuni tecnici che lo hanno allenato e non solo. "Spalletti era ed è geniale: è uno di quegli allenatori che mi ha sempre spiegato quello che mi faceva fare, magari non era sempre giusto, ma c’era sempre un motivo. Stesso cosa Antonio Conte. Non c'era niente lasciato al caso, tutto era nell’ottima di farti giocare meglio. Anche Ranieri diceva: ‘È meglio un'idea mediocre condivisa da tutti e 11 che un'idea geniale che fanno in 4’. Io me la ‘mangiavo’ la riunione di Spalletti, lo facevo perché sono sempre stato curioso, mi piaceva capire”.

  • “LUIS ENRIQUE È STATO ILLUMINANTE”

    De Rossi non nasconde la sua grande ammirazione per Luis Enrique. “Qualcuno che mi ha influenzato dal punto di vista calcistico? Quando ho avuto Luis Enrique lui era molto giovane, quando gli ho detto ‘mister voglio venire a vedere i tuoi allenamenti perché mi piaceva quello che facevi’, lui mi ha risposto ‘da allora ho cambiato tutto’, questo ti fa capire come si è evoluto. Ma non è stato solo quello ad aver lasciato un’influenza in me: io mi sono legato alla persona, a come si comportava, a quello prometteva e manteneva, alle spiegazioni che ti dava e a quelle che non ti dava. È stato illuminante per me, anche se non ero un bambino, mi ha cambiato il modo di approcciarmi”.

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  • “GUARDIOLA È IL PIÙ FORTE DI TUTTI”

    De Rossi prosegue così la sua intervista esclusiva a ‘DAZN’: Sono andato a guardare Maresca al Chelsea, uno che secondo me ha qualcosa di geniale, Iraola al Bournemouth anche per il rapporto che c'è con Tiago Pinto. Poi non smetto di guardare Spalletti, Gasperini, Conte. Poi c'è Italiano, che è quello che sta facendo meglio da tanti anni, Fabregas che non è più una sorpresa ma una conferma, fa sempre qualcosa di particolare, cambia di partita in partita, ti impegna. Chivu ha dato continuità al lavoro di Inzaghi e ha messo qualcosa di suo, poi c'è l’ammirazione e la stima per Allegri che magari fa un calcio un po' diverso. Ma te la vuoi fare una domanda se sta sempre lì su? Se mi dici chi è il mio idolo ti dico sempre Guardiola, per me è sempre il più forte di tutti. Ho un rapporto importante con lui. Non è tanto andare a vedere i suoi allenamenti, ma parlarci, andarci a cena. Eravamo a cena anche con De Zerbi, scrivevano tutto su dei fogli, sembravano Leonardo e Michelangelo".

  • “NON TRADIRÒ MAI UN GIOCATORE E NON FARÒ MAI PROMESSE”

    L’attuale allenatore del Genoa fa poi una riflessione su se stesso: “Io penso che non si può perdere quello che si è, non posso diventare un voltagabbana o uno che dice le bugie ai giocatori o uno che li tradisce. Io ho una piccola presunzione su come sono fatto. Non sono una mer**a, so che non tradirò mai un giocatore, so che non prometto, nel calcio non si fanno promesse e come mi ha insegnato Ulivieri non si danno mai troppe spiegazioni”.

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  • DE ROSSI SUL MANCATO RINNOVO DA CALCIATORE

    De Rossi torna poi sul momento del suo addio alla Roma ai tempi in cui è stato calciatore: "Giocare tutta la vita nella Roma? Sì, ma ero anche curioso di fare esperienze al di fuori. Non ho odiato smettere quanto avrei odiato trascinarmi in campo. Quando mi hanno comunicato alla Roma la decisione io lo avevo capito, era una cosa che si protraeva da troppo tempo. Io l’ho vissuto in maniera serena, avevo paura del dopo, di trovarmi spiazzato, ma io ho chiesto di saperlo, volevo saperlo. Ero curioso e poi volevo salutare i miei tifosi perché avevo capito che non mi avrebbero rinnovato il contratto. Per quello chiesi a Guido Fienga di dirmi le cose e così è andata. Avevo due alternative: convincerli, ma a livello di dignità non volevo. Volevo uscire con eleganza, non te la do la soddisfazione di stare stramazzato sotto la curva a piangere. Io rappresento un bel pezzo di Roma e del calcio italiano, cosa mi cambiava un anno in più ?".

    De Rossi aggiunge: "Ero preparato anche perché avevo visto la fine della carriera di Francesco Totti. Lui quando ha smesso era distrutto. Io ne ho parlato mille volte con lui, non volevo stare così male e ho provato a prepararmi ma è stato un colpo anche per me. Io ho smesso di giocare a calcio e dopo due mesi c'è stato il Covid: smetti col calcio, smetti di uscire, smetti di vedere persone: per un attimo mi sono chiesto cose stesse succedendo".

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