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Lautaro InzaghiGetty Images

Lautaro e il retroscena sull'addio all'Inter di Simone Inzaghi: "Non ci ha detto che se ne sarebbe andato"

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L'Inter ha da tempo voltato pagina: Simone Inzaghi rappresenta ormai il passato, mentre il presente della panchina è stato affidato a Cristian Chivu.

L'addio del tecnico piacentino, a pochi giorni dalla debacle in finale di Champions League, è stato oggetto di dibattito: un argomento 'scottante', affrontato senza filtri da capitan Lautaro Martinez.

Ai microfoni di 'France Football' l'argentino ha svelato un retroscena sulla decisione di Inzaghi e si è soffermato anche sul caso Calhanoglu, scoppiato subito dopo l'eliminazione dal Mondiale per Club.

  • LA FINALE CONTRO IL PSG

    "Ci siamo sentiti impotenti. Non siamo riusciti a mettere in pratica quanto preparato: questa è la cosa che ci ha fatto arrabbiare di più".

    "In questa partita non siamo stati bravi, eppure ci eravamo preparati con serenità. Era il loro giorno: hanno fatto una grande prestazione e hanno meritato".

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  • INTER-BARCELLONA DA INFORTUNATO

    "All'andata ho avuto uno stiramento muscolare, i medici mi hanno detto di stare fuori per 12 o 15 giorni perché il muscolo era leggermente strappato. Per sei giorni ho fatto doppia seduta di fisioterapia, lavorando in palestra. Il giorno prima della partita ero dolorante, ma ho messo una fasciatura e sono sceso in campo. Dopo il rigore conquistato sentivo molto dolore: due giorni dopo, era raddoppiato. Per la finale ero guarito e pronto per giocare, anche se mi sentivo diverso e non al 100%".

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  • LA DELUSIONE POST FINALE

    "Se non ho parlato per cinque giorni? Sì. Volevo parlare con la mia gente e i miei compagni, ma non ce l'ho fatta. Ero bloccato, è stato un duro colpo: il dolore più profondo che abbia mai provato".

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  • L'ADDIO DI INZAGHI

    "Se ha influito? Assolutamente no. Ognuno è libero di fare le proprie scelte. Il mister non ci ha comunicato di aver ricevuto un'offerta e che se ne sarebbe andato. Quindi noi eravamo estranei a quelle voci, concentrati su tutti gli obiettivi che avevamo.Lui si è sempre dimostrato professionale, con lui eravamo a nostro agio: era la nostra testa pensante".

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  • IL CASO CALHANOGLU

    "Si è trattato di un malinteso. Alcune cose non mi erano piaciute. Le mie dichiarazioni erano comunque generiche e non rivolte nello specifico a lui. Da capitano, è quello che mi è venuto in mente di dire in quel momento. Ad alcuni potrebbe piacere e ad altri no, poi ne abbiamo discusso con la squadra e la dirigenza. Va tutto bene, tutto è stato chiarito. Siamo uniti e anche il nuovo allenatore ci sta dando una mano: faremo del nostro meglio per lui".

  • IL PALLONE D'ORO 2024

    "Il 7° posto nella classifica finale? Mi aspettavo di meglio dopo aver vinto il campionato. il titolo di capocannoniere in Serie A e la Copa America, segnando cinque goal tra cui anche quello decisivo in finale. Ho vinto anche la Supercoppa Italiana segnando in semifinale e in finale. Rispetto la scelta dei giudici: mi hanno chiesto un parere e l'ho detto. Sono fatto così, mai stato nel mezzo: almeno le cose sono chiare".

    "Se mi sottovalutano? A volte sì. Dopotutto è una questione di gusti. Forse contano l'immagine e il marketing, che non mi portano dove merito".

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  • AL TOP NEL MONDO

    "Dove mi colloco? Tra i primi cinque attaccanti del mondo, sicuramente. Non voglio fare nomi. Ognuno fa le classifiche che vuole, ci sono giocatori di livello altissimo. Quello che ho fatto negli ultimi anni mi permette però di essere tra i primi cinque".

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