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FC Internazionale v Atalanta: Italian Super CupGetty Images Sport

D’Amico: “Vicino al Milan? Non mi sono mai sentito fuori dall’Atalanta. Koopmeiners e Lookman casi spiacevoli”

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Tony D’Amico, oggi direttore sportivo dell’Atalanta, ha raccontato il suo percorso personale e professionale, dalle prime esperienze da calciatore fino al presente da dirigente. 

In un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport ha spiegato di non essersi mai sentito vicino al Milan, nonostante le voci di mercato, ribadendo il forte legame con il club bergamasco. 

Ha affrontato le difficoltà dei casi Koopmeiners e Lookman, definiti simili e “non piacevoli da vivere”, e ha ricordato momenti chiave della carriera da giocatore, dalla tragedia della morte del compagno Catello Mari al riscatto conquistato a Foggia. 

D’Amico ha ripercorso anche la nascita della sua carriera da direttore sportivo, i successi di mercato con Amrabat e Zaccagni, il rimpianto per Scamacca e gli aneddoti legati a trattative estenuanti. 

  • “UNA MEZZALA ALLA GUENDUOZI”

    D’Amico si è definito una “mezzala di grande corsa, però non facevo goal neanche solo davanti alla porta. E poi rompic...: litigavo con tutti, anche con i compagni”.

    Poi i paragoni: “Oggi? Guendouzi. L’idolo era Leo Junior, e mi piaceva un sacco Paulo Sousa”.

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  • IL FOGGIA E IL FRAMMA CATELLO MARI

    Cresciuto a Chieti, ha mosso i primi passi importanti alla Cavese, dove ha vissuto il dramma della morte del compagno e amico Catello Mari in un incidente stradale, evento che lo segnò profondamente.

    “Partiamo dalla D e sfioriamo la B, semifinale playoff persa contro il Foggia. Da mediano divento mezzala con Campilongo: un precursore, 4-3-3 quasi a uomo in fase difensiva. La notte della festa promozione in C1 il mio miglior amico di quella squadra, Catello Mari, muore in un incidente stradale. Quel giorno è “morto” anche il ragazzo spensierato che ero”.

    Il passaggio a Foggia inizialmente si rivelò complicato:

    “Il Foggia sceglie Campilongo, io faccio un casino per andare con lui: un “caso Koopmeiners” di vent’anni fa... Aspettative mostruose, ho il numero 10 anche se non sono un 10, mi battezzano “il nuovo Shalimov”. Gioco poco e male, mi fischiano in ventimila. Ma l’anno dopo con Filippo Fusco direttore e Fabio Pecchia allenatore inizia un’altra carriera, il “pacco D’Amico” diventa il capitano, e applaudito”.

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  • DAL CAMPO A DIRETTORE SPORTIVO

    “Sono a vedere le finali Primavera e ritrovo Fusco, nel frattempo al Bologna. Mi chiede come ho visto Mattia Vitale, giovanili Juventus. Faccio una relazione verbale, me ne chiede un’altra, un’altra, poi cambia domanda: «Devo rifare l’area scouting: ci sei?». Me lo chiede di nuovo quando va a Verona, poi l’upgrade : “Tu sei tagliato per fare il ds”. Non ci credevo, inizio a farlo quando lui - stagione 2017-2018 - si dimette. Gli dico: “Mi dimetto anche io”. “No, tu resti”. L’estate dopo Maurizio Setti apprezza un paio di cessioni: “Se te la senti, il ds lo fai tu”. Sensazione pazzesca, quando ho telefonato a Federica, mia moglie, mi tremava la voce”.

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  • I COLPI DI MERCATO E IL RIMPIANTO SCAMACCA

    D’Amico ha ricordato alcuni affari che hanno segnato la sua carriera. 

    “Potrei dire Amrabat preso in prestito e rivenduto a 20 milioni. Ma anche Zaccagni, trovai la chiave per aiutarlo a maturare caratterialmente. In ordine d’importanza non saprei scegliere. Quello più importante? Quello che verrà”.

    Il rimpianto?

    “Quando ero a Verona, Scamacca: non spinsi abbastanza per prenderlo dal Sassuolo”.

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  • UN ANEDDOTO

    “Io e Margiotta chiusi in una stanza di un hotel a Milano dalle 12 all’una di notte per strappare Dawidowicz al Palermo, vietando ai suoi agenti di usare i telefoni, senza mangiare. E preso il giocatore ripartiamo, ma buchiamo in tangenziale: bloccati fino alle quattro del mattino”.

  • I CASI KOOPMEINERS E LOOKMAN

    Le estati recenti hanno messo alla prova il DS, costretto a gestire casi complessi come Koopmeiners e Lookman

    “Casi molto simili e non piacevoli da vivere. Devi gestire l’oggi dimenticando che sono ragazzi con cui ieri hai vissuto mille cose. Sei costretto ad andare oltre certe emozioni che hai ancora addosso: è dura”.

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  • D’AMICO-MILAN

    Le voci di un suo passaggio al Milan sono state smentite con fermezza: 

    “Ho letto troppe cose: di sicuro non mi sono mai sentito, neanche per un giorno, fuori dall’Atalanta”.

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