La mossa di Fonseca prima del Derby: un messaggio personalizzato per ogni calciatore

Una delle mosse vincenti è stata sicuramente quella di creare un clima di armonia e maggiore leggerezza all'interno dello spogliatoio.

Secondo quanto riporta 'La Gazzetta dello Sport', nella lunghissima riunione andata in scena mercoledì per analizzare la sconfitta contro il Liverpool, il tecnico non ha addossato colpe o responsabilità ai singoli giocatori ma ha chiesto di dare di più a tutti.

Fonseca giovedì ha poi incassato la fiducia di Ibrahimovic e della società.

A quel punto l'ambiente ha fatto quadrato intorno all'allenatore ed in tal senso ha sicuramente aiutato la grigliata tenutasi a Milanello venerdì.

Fonseca ha preparato l'avvicinamento al delicatissimo Derby contro l'Inter davvero in ogni dettaglio.

In tal senso molto particolare la scelta del messaggio fatto trovare all'interno dello spogliatoio riservato agli ospiti dal tecnico rossonero.

Ogni giocatore ha trovato il suo numero di maglia, lo stemma del Milan e la parola coraggio scritta nella propria lingua d'origine.

Poi, ovviamente, c'è il campo e anche lì Fonseca ha studiato a lungo il modo migliore dare scacco matto all'Inter.

Da qui la scelta di puntare sulla coppia formata da Abraham e Morata con la clamorosa esclusione di Loftus-Cheek.

Allo stesso tempo Fonseca ha deciso di non rinunciare neppure a Pulisic e Leao, schierati come esterni alti in una specie di 4-2-4 che diventava un 4-4-2 in fase difensiva.

La notte del Derby, che rischiava seriamente di essere l'ultima per Fonseca sulla panchina del Milan, si è così trasformata in un vero e proprio trionfo sotto tutti i punti di vista.

Tanto che, secondo quanto scrive 'La Gazzetta dello Sport', al rientro negli spogliatoi la squadra ha trovato l'intero staff ad applaudirla.

Dai magazzinieri ai fisioterapisti, fino ai dirigenti: tutto l'ambiente rossonero ha apprezzato lo sforzo profuso da allenatore e giocatori per tornare a vincere un Derby.

Un risultato forse insperato ma assolutamente meritato, come peraltro riconosciuto anche dagli avversari.