Montagne russe e sliding doors. Alti e bassi. Momenti indimenticabili che si alternano ad istanti da cancellare. Fatti che cambiano - in un modo o nell'altro - per sempre la vita e la carriera di un calciatore.
Da un estremo all'altro. In pochi anni Albert Riera è passato dal periodo d'oro sotto la Kop ad Anfield alla risoluzione del contratto con l'Udinese per colpa del poker, fino all'episodio della conferenza stampa interrotta nel giorno della sua presentazione all'Olimpija Ljubljana, con lo stesso spagnolo costretto ad abbandonare la sala su 'invito' del tifo organizzato dopo l'irruzione in conferenza stampa: "Non sei il benvenuto qui".
Un giramondo del pallone, partito dalla sua Manacor, nelle Isole Baleari, prima di iniziare una lunga carriera in Europa tra Francia, Inghilterra, Grecia, Turchia, Italia e Slovenia, l'ultimo Paese in cui ha militato da calciatore e dove oggi ricopre il ruolo di allenatore.
Talentuoso quanto senza filtri. Un carattere sopra le righe ne ha condizionato la carriera con un paio di dichiarazioni che hanno cambiato il corso degli eventi e la sua storia. Non un calciatore banale, in campo e davanti i microfoni, come dimostrato nel corso del lungo percorso dalla Isole Baleari a Lubiana, dove oggi allena.



