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Napoli Meltdown GFXGOAL

La caduta degli dei: come il Napoli campione d'Italia è crollato in soli 5 mesi

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I fischi, al Maradona, sono partiti addirittura prima del calcio d'inizio. I tifosi di casa non si capacitavano del motivo per cui l'allenatore del Napoli, Rudi Garcia, avesse lasciato sia Khvicha Kvaratskhelia che Piotr Zielinski fuori dall'undici titolare contro l'Empoli.

All'intervallo della partita di domenica, il presidente Aurelio De Laurentiis era così scontento della prestazione dei partenopei da sentirsi obbligato ad entrare nello spogliatoio - non per la prima volta in questa stagione - per parlare con Garcia e i suoi giocatori.

Kvaratskhelia e Zielinski, due dei protagonisti dello Scudetto della scorsa annata, hanno fatto il proprio ingresso in campo dopo otto minuti dall'inizio del secondo tempo di una partita ancora senza reti. E il georgiano ha quasi sbloccato la situazione all'89', con un sinistro ravvicinato a botta sicura miracolosamente sventato in angolo dal portiere empolese Berisha.

Alla fine, a Napoli un vincitore nel finale c'è stato. Solo che è arrivato dall'altra parte del campo, quando l'ucraino Kovalenko ha fatto partire un destro imprendibile per il portiere di casa Gollini, regalando un clamoroso trionfo all'Empoli.

I fischi sono ricominciati. Il Napoli aveva appena incassato la terza sconfitta casalinga in Serie A, crollando a 10 punti dalla capolista Inter e rendendo praticamente inevitabile l'esonero di Garcia. Puntualmente arrivato un paio di giorni dopo, quando il francese è stato sostituito dal grande ex Walter Mazzarri.

Ma come si è arrivati a questo punto? Com'è possibile che le cose siano precipitate così in fretta per una squadra che nella scorsa stagione incantava l'Europa la scorsa stagione? Garcia, del resto, è arrivato solo a giugno, ma non si è mai dimostrato un degno successore di Luciano Spalletti. Anzi: è addirittura sorprendente che sia durato così a lungo.

  • Luciano Spalletti Aurelio De Laurentiis NapoliGetty Images

    "UNA NUOVA ERA CON SPALLETTI"

    Dopo il pareggio contro l'Udinese dello scorso 4 maggio, De Laurentiis è salito sul palco del Maradona dicendo ai 50.000 tifosi in delirio, che avevano seguito attraverso i maxischermi la partita decisiva per lo Scudetto, che il primo titolo in 33 anni non era che solo un assaggio di quello che sarebbe arrivato in seguito.

    "Il progetto non si ferma mai - ha dichiarato - Questo per me è un punto di partenza, non di arrivo. Nella prossima stagione ripartiamo da Spalletti".

    "Spalletti è una persona che inseguivo da anni e finalmente sono riuscito a portarlo al Napoli - ha aggiunto De Laurentiis alla Rai - Ci ha riportato in Europa e ora vorrei aprire una nuova era con lui, perché è un grande leader".

    Spalletti, però, non ha preso bene il fatto che il suo contratto fosse stato prolungato automaticamente di un anno senza preavviso. Avrebbe voluto restare al Napoli, ma intendeva conoscere i piani di mercato estivi del club prima di impegnarsi. Il che era abbastanza comprensibile, considerata anche la partenza del direttore sportivo Cristiano Giuntoli verso la Juventus.

    Spalletti e De Laurentiis hanno deciso di fare chiarezza a cena. Tutto è stato deciso in 15 minuti. Spalletti ha spiegato di essere esausto e di volersi dimettere. "Mi faccio male lasciando il Napoli? Sì, ma non me ne vado perché ho smesso di amare - ha spiegato - Me ne vado perché ho amato e ho dato tutto. Non sono uno che cambia facilmente idea dopo aver preso una decisione. E non voglio che ci siano attriti con il presidente De Laurentiis. Non voglio che ci siano divisioni".

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  • Luciano Spalletti Italy NT 13102023Getty Images

    L'ANNO SABBATICO

    I tifosi del Napoli sono rimasti spiazzati, ma De Laurentiis ha sostenuto che non sarebbe stato giusto ostacolare l'allenatore. "Spalletti è un uomo libero - ha detto a Che Tempo Che Fa - Quando uno viene da te e ti dice che ha fatto tutto quello che poteva e che un'era della sua vita è finita... Mi ha detto che preferirebbe fare un anno sabbatico. Tu cosa fai a quel punto? Ti opponi?".

    In ogni caso, sullo sfondo è rimasto il sospetto di una rottura tra i due. Che, semplicemente, non potessero più lavorare l'uno con l'altro. Spalletti e De Laurentiis sembravano non essere più sulla stessa lunghezza d'onda, questo è certo, soprattutto perché, meno di un mese dopo aver lasciato il Napoli, l'allenatore contraddiceva l'affermazione del proprio ex presidente di voler prendersi un anno sabbatico.

    "Ho solo detto che dovevo prendere una pausa e sistemare alcune cose", ha detto ai giornalisti a luglio. Meno di due mesi dopo era di nuovo in gioco, nominato commissario tecnico dell'Italia dopo lo scioccante addio di Roberto Mancini.

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  • Rudi Garcia NapoliGetty

    LA DELUSIONE GARCIA

    A quel punto, De Laurentiis ha sorprendentemente puntato su Garcia, sottolineando come fosse "un piacere" avere l'ex allenatore della Roma come nuovo allenatore del Napoli "avendo avuto modo di conoscerlo e di aver trascorso del tempo con lui negli ultimi 10 giorni", frase ampiamente interpretata come un riferimento al rapporto teso con Spalletti.

    I tifosi, però, erano decisamente meno entusiasti della notizia. Di fronte agli accostamenti a nomi come Antonio Conte, Roberto De Zerbi, Julian Nagelsmann e Luis Enrique, comprensibilmente si aspettavano che i neo campioni d'Italia mettessero sotto contratto un allenatore di calibro superiore rispetto a Garcia, che non alza un trofeo dal 2011, a Lille.

    L'utilizzo da parte del francese di un 4-3-3 in stile Spalletti ha giocato un ruolo importante nel pensiero di De Laurentiis: in teoria significava non interrompere l'evoluzione tattica dei giocatori. Fondamentale, però, è stato anche il contributo di Carlo Verdone. Oltre ad essere un buon amico di De Laurentiis, Verdone è anche un tifoso della Roma ed è stato pieno di elogi per Garcia, che per due volte ha portato i giallorossi al secondo posto nei suoi tre anni all'Olimpico.

    Da allora, però, il problema di Garcia è stato molto meno degno di nota. E giustamente la preoccupazione dei tifosi del Napoli era legata al fatto che De Laurentiis stesse affidando il Napoli a un personaggio che era stato da poco licenziato dall'Al-Nassr, formazione saudita, nonostante la presenza in rosa di Cristiano Ronaldo.

  • Osimhen NapoliGetty

    AGITAZIONI IN CAMPO

    In un contesto del genere, le difficoltà di Garcia non hanno rappresentato una sorpresa. Naturalmente ci sono state delle attenuanti. La partenza di Kim Min-jae verso il Bayern Monaco è stata un duro colpo per la difesa, mentre l'infortunio di Victor Osimhen ha privato il Napoli della sua fonte di goal più affidabile.

    Tuttavia, anche prima che dovesse fermarsi per un problema al tendine del ginocchio, era chiaro che il nigeriano, che non ha ancora firmato un nuovo contratto, non era del tutto soddisfatto di alcune decisioni di Garcia. Il capocannoniere della scorsa stagione ha reagito furiosamente alla sua sostituzione nello 0-0 contro il Bologna a settembre, e non è stato l'unico: simili capricci sono arrivati da Kvaratskhelia e Matteo Politano, rispettivamente contro Genoa e Fiorentina.

    Dopo la sconfitta casalinga per 3-1 contro la Fiorentina, avvenuta poco prima della sosta per le nazionali di ottobre, Garcia sembrava un dead man walking. Il Napoli ha parlato con Antonio Conte, che però ha rifiutato l'approccio di De Laurentiis in quanto non disposto ad allenare una squadra a metà stagione.

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  • Khvicha Kvaratskhelia Napoli Empoli Serie AGetty

    A winning machine breaks down

    Garcia, quindi, nell'ultimo mese si è ritrovato sotto la forte pressione di dover dimostrare il proprio valore. Ha fallito miseramente in questo senso, perdendo sostegno anche nelle vittorie, tanto erano poco convincenti le prestazioni del Napoli.

    I partenopei dovrebbero ancora raggiungere gli ottavi di Champions League, ma il pareggio contro l'Union Berlino ha inferto un altro duro colpo alla lotta per la sopravvivenza di Garcia. E il resto lo ha fatto il ko contro l'Empoli, partita nella quale l'ex giallorosso ha inspiegabilmente deciso di passare al 4-2-3-1, rinunciando a due dei suoi migliori giocatori e giocando senza un difensore centrale mancino nonostante ne avesse due in panchina.

    Nonostante sia riuscito a mantenere la maggioranza della rosa della scorsa stagione, il Napoli di Garcia aveva solo una vaga somiglianza con la squadra di Spalletti, capace di entusiasmare il mondo con il suo spumeggiante calcio offensivo. Una macchina da guerra si è innegabilmente rotta. I giocatori sono apparsi esausti sia fisicamente che mentalmente.

    Come ha scritto Marco Ciriello sulla Gazzetta dello Sport, "il dato è che il Napoli prima del gioco ha perso l’allegria. Lo scudetto è più lontano dell’ultima eruzione del Vesuvio".

  • Aurelio De Laurentiis Napoli chairman 2023Getty Images

    UN ERRORE DOPO L'ALTRO

    Garcia è certamente colpevole per un declino così rapido e drammatico, ma le colpe principali sono dell’uomo che lo ha assunto. Il suo ingaggio sembrava un errore enorme a tutti, tranne a De Laurentiis e Verdone, ma un errore ancora più grande ha preceduto quella scelta rivelatasi disastrosa.

    Spalletti sarà anche un personaggio esigente e particolare, e quindi un uomo difficile con cui avere a che fare, ma De Laurentiis non avrebbe mai dovuto permettere che il loro rapporto si deteriorasse a tal punto da portare all'addio del toscano a un club che evidentemente amava.

    Il risultato è che il Napoli si è clamorosamente rivolto all'ex Mazzarri, tornato con un contratto a breve termine dopo 10 anni di assenza. È un passo indietro che sa di disperazione e non ha assolutamente riportato fiducia in De Laurentiis tra la tifoseria.

    Il presidente aveva promesso alla gente una nuova era di successi duraturi con Spalletti, ma al contrario ha fatto precipitare la squadra in un periodo di grande incertezza con una decisione sbagliata dopo l'altra. Il progetto ovviamente non si ferma. Ma intanto le speranze del Napoli di operare il bis Scudetto, nonostante manchino 26 giornate alla fine del campionato, sembrano essere già svanite.

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