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3x3 GOAL

L'Inter rischia di fare come il Napoli, qual è il vero Milan di Fonseca, Vlahovic un problema per la Juventus? il 3x3 di GOAL

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L'Inter come il Napoli dello scorso anno? Il vero Milan è quello del derby o quello visto contro il Liverpool? Vlahovic rischia di diventare un caso per la Juventus?

Tre domande a tre giornalisti di GOAL sui temi del momento: il punto di vista di Marco Trombetta, Simone Gambino e Antonio Torrisi nel nostro 3x3.

  • Thuram Inter MilanGetty

    L'inter rischia di fare come il Napoli dell'anno scorso?

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  • Marco Trombetta: "Non scherziamo, Napoli disastro annunciato"

    Paragonare l'Inter scudettata al Napoli scudettato mi sembra pura follia. Il crollo degli azzurri dopo il trionfo del 2023 era un qualcosa di ampiamente preventivabile e il primo segnale inequivocabile è stata la fuga di Spalletti.

    L'Inter, a differenza del Napoli, ha tutte le caratteristiche per aprire un ciclo in Italia e la sconfitta nel derby (o una partenza ad handicap, dettata da una condizione fisica e mentale certamente migliorabile) non cambia la mia idea di inizio stagione, ossia che la squadra di Inzaghi rimane l'assoluta favorita per lo Scudetto Il Napoli lo scorso anno è arrivato 10°, pensare che l'Inter possa avere un crollo del genere è fuori dal mondo.

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  • Simone Gambino: "La situazione è totalmente diversa"

    Simone Inzaghi ha più volte sottolineato come la grande sfida di questa stagione per la sua Inter sia tenere alta la concentrazione per non rischiare l’effetto pancia piena, soprattutto in campionato. Già a luglio, nella prima conferenza stagionale, aveva ammonito i suoi: “Dovremo essere ancora più feroci, dobbiamo stare sul pezzo sempre. Ricordiamoci che Milan e Napoli, dopo lo Scudetto, non sono arrivate in zona Champions in campionato. E lo ricorderò ai ragazzi. Milan e Napoli dopo lo Scudetto hanno avuto grandi difficoltà”.
    Ma più che l’esito del derby (o della gara pareggiata a Monza) sono l’approccio molle alla partita, il calo di tensione nel finale e le diverse disattenzioni individuali a preoccupare Inzaghi, che non ha cercato alibi dopo la sconfitta con il Milan. 
    Rispetto al Napoli dello scorso anno l’Inter parte però da una posizione decisamente diversa: non ha cambiato guida tecnica, ha giocatori più abituati alle vittorie e una profondità di rosa che le permetterà di tappare eventuali momenti di difficoltà di alcuni suoi interpreti. Spetterà a Inzaghi ora toccare le corde giuste e scatenare una reazione da campioni in carica.

  • Antonio Torrisi: “A pensar troppo alla Champions si rischia l’implosione”

    Il nervosismo d’inizio partita non mente e non riesce a nascondere il momento di un’Inter che inevitabilmente, almeno apparentemente, sembra pensare più alla Champions League che al campionato. C’è un piccolo dettaglio, però: il ricordo “vivo” di uno Scudetto vinto quasi col sigaro in mano e che riporta la squadra di Simone Inzaghi sul banco delle riflessioni, anche relative al recente passato.

    L’allenatore nerazzurro l’aveva detto, d’altronde: è già successo al Napoli. Ecco. È già successo al Napoli, e qualcuno ha aggiunto, quando lo ha detto Inzaghi, “perché appunto è il Napoli”. Ma il calcio non fa prigionieri. Non fa distinzioni. Il rischio è che coinvolga anche gli altri obiettivi.

    Il Derby perso va letto in chiave morale: lenti, molli. Leziosi. In Champions League non è stato così: l’Inter sta pensando più all’Europa? Sì? Quindi sta pensando più a una competizione strettamente episodica? Davvero? Difficile crederlo: e se così fosse, fermi tutti. Perché si rischia l’implosione.

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  • Rafael Leao Tammy Abraham MilanGetty Images

    Qual è il vero Milan di Fonseca: quello del derby o quello contro il Liverpool?

  • Marco Trombetta: "Il vero Milan lo dobbiamo ancora vedere"

    Le parole di Gabbia a fine partita sono estremamente lucide in tal senso: "Non dico che questa debba essere la normalità, perché una partita così è tanta roba. Ma lo spirito deve essere questo, diamo sempre tutto e poi vedremo a fine anno dove saremo".

    Non possiamo dire che il vero Milan è quello visto col Liverpool, né tantomeno quello in totale confusione di Parma. Però non possiamo nemmeno dire che il vero Milan è quello del derby, perché la differenza con le altre partite è talmente netta da essere quasi surreale.

    A questo punto sarebbe più giusto dire che il vero Milan lo dobbiamo ancora vedere. Un Milan più equilibrato, consapevole dei propri mezzi, che senza dubbio deve sfruttare le indicazioni del derby (come il 4-4-2 ideato da Fonseca) per trovare la sua vera identità di squadra e resistere alle turbolenze in volo.

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  • Simone Gambino: "Una gara non fa primavera, diamo tempo a Fonseca"

    In pochi giorni abbiamo visto le due facce di questo Milan. La sfida contro il Liverpool ha amplificato tutti i problemi che il Diavolo aveva evidenziato dall’arrivo di Fonseca: squadra scollata tra i reparti, disattenzioni grossolane a livello individuale, scarsa attitudine al sacrificio, chiare difficoltà nella costruzione dal basso, un’inaccettabile fragilità difensiva sulle ripartenze avversarie. Difetti che nel derby sono stati cancellati dalla fortissima sete di rivalsa, di riscatto con cui il gruppo ha preparato e affrontato la partita contro l’Inter. È la componente emotiva, mentale che ha fatto la differenza e che ha permesso al Milan di tornare in carreggiata dopo essere stato a un passo dal precipizio. 
    Una gara non fa primavera e per questo bisogna dare tempo a Fonseca per entrare definitivamente in sintonia e in sinergia con la squadra, magari insistendo sulla formula da all-in sfoggiata nel derby, con la coppia Morata-Abraham ad alzare le frequenze dei battiti del Diavolo. 

  • Antonio Torrisi: “Quelle strane ‘de Boer’ vibes…”

    Un film già visto. E rivisto. Il Derby vinto dalla squadra che “sta peggio”, con un allenatore “sulla graticola”, è uno tra i copione più classici del calcio. Nulla di straordinario, se non fosse che il Milan visto contro l’Inter è sembrato davvero convincente. E da qui si deve ripartire.
    Due punte, un nuovo sistema: ha voglia, Fonseca, di dire che non ha cambiato nulla. La realtà è un’altra e, d’altronde, non c’è neanche di che vergognarsi. Eppure, le “de Boer” vibes restano.
    Quella strana sensazione che porta a pensare che un Derby non basta, e non può bastare: ma aiuta, questo sì, a leggere il mondo in maniera diversa. Almeno fino alla prossima gara.

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  • Vlahovic JuventusGetty

    Vlahovic rischia di essere un problema per la Juventus?

  • Marco Trombetta: "Il problema non è Vlahovic, ma il vice-Vlahovic... che non c'è"

    Da ormai qualche anno a questa parte ci troviamo nel momento in cui si critica aspramente Dusan Vlahovic. Ci si domanda se potrà mai essere un attaccante top e se la Juventus non abbia bisogno di qualcun altro lì davanti.

    E la risposta è sì: la Juventus ha bisogno di un'alternativa a Vlahovic. Un punto di vista che durante il mercato estivo è stato forse sottovalutato dalla dirigenza, considerando le condizioni fisiche precarie di Milik. Nico Gonzalez o Weah come 'falso 9' non rappresentano una soluzione, piuttosto un tentativo disperato da parte di Thiago Motta di dare una scossa agli ingranaggi offensivi.

    Il problema di Vlahovic non è mai stato il talento, ma la continuità. Purtroppo si prende delle pause che sin qui gli stanno impedendo di essere nell'elite degli attaccanti europei. Per questo avere un'alternativa valida, che possa anche spronarlo, non può essere un'optional per una squadra come la Juventus che punta ad arrivare in fondo in tutte le competizioni.

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  • Simone Gambino: "Vlahovic non è Zirkzee, ma spetta a Motta capirlo"

    Più che il problema, Vlahovic è e deve essere la soluzione per Thiago Motta, che dopo essersi sincerato della straordinaria solidità dei meccanismi difensivi della sua Juventus adesso deve assolutamente registrare la fase offensiva per permettere alla Vecchia Signora di essere davvero competitiva su tutti i fronti.

    Tutto passa dalla valorizzazione di Dusan, che se in queste prime uscite stagionali non è riuscito ad essere decisivo sotto porta è anche perchè non sono arrivati con costanza i rifornimenti necessari dal trio di trequartisti alle sue spalle o dai terzini.

    Pensare che Vlahovic possa essere lo Zirkzee bianconero è pura utopia viste le caratteristiche diametralmente opposte dei due, ma è compito di Thiago Motta trovare la formula giusta per mettere nelle migliori condizioni possibili un attaccante da 71 goal in campionato nelle ultime 4 stagioni.

  • Antonio Torrisi: “Vlahovic non è un problema… se non fosse un attaccante”

    Il problema sta tutto nelle premesse: Dusan Vlahovic, ancora oggi, e nonostante le ultime stagioni, viene definito tra i migliori attaccanti d’Europa. Al momento non lo è, e non è un’opinione. E, si aggiunge, non era un problema di Massimiliano Allegri, come adesso non è un problema di Thiago Motta.
    Lui si deve dare una mano. Non ci sono alternative. Nel prepartita di Juventus-Napoli, all’Allianz Stadium, passavano le immagini di uno dei goal di Gonzalo Higuain alla formazione azzurra: ingresso in area e tiro, immediato. Si gira e calcia. Non ci pensa neanche. Quel che Vlahovic avrebbe fatto dopo due stop, un cambio di direzione e diverse riflessioni.
    Che tra Vlahovic e Higuain ci sia un abisso non serve neanche dirlo: che, però, il serbo debba fare quel che fa un attaccante, di solito, resta un punto chiave per analizzare uno dei principali problemi della Juventus che, adesso, non ha neanche un’alternativa valida. E questo pesa.

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