Pubblicità
Pubblicità
Moise Kean JuventusDAZN

Kean e l'adolescenza raccontata a DAZN: "Chiamarono la polizia e siamo scappati"

Pubblicità

Moise Kean può ancora essere l'attaccante del futuro dell'Italia calcistica: a febbraio compirà 24 anni e ha tutta la carriera davanti.

Ai microfoni di DAZN si è raccontato parlando non solo della sua vita legata al calcio, ma anche della sua crescita e della sua adolescenza.

"Ho iniziato ad avere grosse responsabilità all'inizio: avevo 13 ed ero fuori casa. mi sono spostato da Asti a Torino, non c'era nessuno che poteva portarmi ad Asti tutti i giorni e hanno deciso di spostarmi in Convitto con la gente un po' più grande. E da lì ho dovuto lasciar casa e gli amici, non è stato facile".

  • "VITA DA PALAZZONI"

    Kean ha posto l'accento sulle differenze tra la sua vita e quella degli altri suoi coetanei.

    "La mia vita ad Asti? Molto divertente. Tutti i giorni andavo a giocare, stavo per strada, con gli amici: scuola pochissimo... ci andavo perché mia mamma mi obbligava. Non sono stato un figlio facile da gestire: la mia infanzia è stata molto diversa da quella degli altri. A Natale altri andavano in vacanza con le famiglie, noi rimanevamo lì. Non era divertente, ma con niente ci adattavamo. Una vita da palazzoni".

  • Pubblicità
  • IN FUGA DALLA POLIZIA

    C'è un aneddoto curioso che Moise Kean ha raccontato a DAZN e riguarda il suo passato da adolescente.

    "Giocare a calcio era la normalità. Andavamo a giocare in oratorio: spegnevano le luci alle sette e ci sbattevano fuori. Siamo andati via alle sette e dopo abbiamo organizzato una partita alle dieci di sera: facevamo gare cinque contro cinque. Cinque dall'Italia, cinque dal Marocco, cinque dal Perù e così via. Poi un giorno il 'don' ci ha beccato. Ha chiamato la polizia e siamo scappati. Ero più forte di tutti: ero più piccolo di tanto. Gli altri avevano diciassette, diciotto anni, io undici. Fu divertente perché facevo goal e tutti mi venivano ad abbracciare: io gli facevo vincere soldi. Era una cosa indimenticabile".

  • Pubblicità
    Pubblicità
  • LE COMPAGNIE DIFFICILI

    Kean ha poi spiegato che senza il calcio, probabilmente, per lui sarebbe andata diversamente.

    "Le compagnie? La maggior parte di loro sono in carcere, altri non si sa dove sono. Mi sento molto fortunato a esserne uscito, ma non dimentico da dove vengo. Dopo che ho fatto l'esordio a sedici anni mi son detto: ok, la cosa sta diventando seria. Sono fuori dalla merda. Ogni tanto faccio qualche preghiera per ringraziare per quello che sono: potevo fare la fine dei miei amici, che son finiti in carcere".

  • ENJOYED THIS STORY?

    Add GOAL.com as a preferred source on Google to see more of our reporting

  • L'ESPERIENZA AL PSG

    Formativa, senz'altro, l'esperienza al Paris Saint-Germain con fuoriclasse del calibro d Mbappé e Neymar.

    "In Francia mi sono sentito a casa perché i miei parenti abitano lì. Sono arrivato nello spogliatoio del PSG e c'erano Neymar e Mbappé e pensavo: 'Sono arrivato l'ultimo giorno di mercato, questi non mi cagheranno di striscio'. E invece mi hanno aiutato tantissimo. Mi prendevano, mi spiegavano com'era giocare con loro. Di Maria pure. Questo mi faceva sentire grande".

  • Pubblicità
    Pubblicità
  • I RITARDI IN NAZIONALE UNDER 21

    Sono due gli episodi in Under 21 che hanno segnato l'esperienza Azzurra di Kean: i ritardo con Scamacca e Zaniolo. L'attaccante della Juventus ha raccontato nel dettaglio il secondo.

    "Il ritardo in Under 21? Ero con Zaniolo e lui metteva la musica ad alto volume, giocavamo alla Play e alle 11 c'era riunione. Siamo usciti dalla stanza alle 10:58. Abbiamo aspettato l'ascensore ed era pieno di gente. Siamo arrivati alle 11:05 e Di Biagio ci guarda e dice: 'Ma allora?'. E io: 'Ci scusi, mister, siamo arrivati in ritardo'. E lui: 'Lo so che siete arrivati in ritardo, ma non va bene'. A Nicolò faceva ridere la cosa e rideva: io chiedevo scusa e lui rideva. Proprio per questo è successo tutto: gli sembrava una presa in giro".

  • ALLEGRI PADRE CALCISTICO

    Focus anche sul rapporto con Massimiliano Allegri, un vero e proprio "padre calcistico".

    "Con Allegri ho un ottimo rapporto: nei momenti duri, quando vedevo che facevo cavolate, me lo faceva capire. Nei momenti buoni, me lo faceva capire. Allegri è sempre stato un papà sportivo: non ce lo diciamo mai, ma ci vogliamo bene".

  • Pubblicità
    Pubblicità
0