A liquidare frettolosamente il passato si corre il rischio di perdere di vista il presente, proiettandosi eccessivamente al futuro: idealizzandolo, esagerando. Ora, non è che Juventus e Milan siano sopravvalutate o siano state sopravvalutate dalla critica (pure, forse, nel caso dei bianconeri, chissà), ma vuoi per un motivo, vuoi per un altro, a dicembre siamo al punto in cui si mette già in discussione il progetto tecnico di entrambi i club.
Un po’ too much, no? Però, in fondo, che si può fare? Si è così “presi” a parlare di quanto fosse cattivo Massimiliano Allegri che si fa quasi fatica ad ammettere i limiti di Thiago Motta, argomentando che anche i problemi della formazione dell’ex Bologna siano dovuti al vecchio allenatore. Ma cosa c’entra, adesso?
E di Paulo Fonseca cosa si può dire se non che al suo arrivo parte dei tifosi del Milan sembravano “vedove di Antonio Conte” senza neanche che questo fosse mai diventato rossonero? Ecco, altro grosso problema questo: perché Stefano Pioli no, non andava bene. E ok, si può ammettere che la sua esperienza fosse finita da mesi, ma come si fa a diffidare, sin da subito, di un tecnico condannandolo a una stagione senza la minima possibilità di un passo falso? Come si può programmare, in sostanza, se si pensa ancora al vecchio allenatore, colpevolizzandolo oltremodo per responsabilità non sue, come nel caso della Juventus, o se si diffida costantemente del proprio allenatore al momento della firma, come nel caso del Milan? Altro che sopravvalutazione: qui c’è proprio un problema di distorsione.