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Italia femminile eliminata dai Mondiali: le scelte di Bertolini, la gestione di Girelli e i motivi del flop

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Il vento che si alza, prepotente, allo Sky Stadium di Wellington non aiuta a spazzar via le lacrime delle Azzurre che, al triplice fischio, franano al suolo, consapevoli di aver toccato il fondo, contro ogni pronostico.

Perché il girone dell'Italia ai Mondiali femminili era tutto fuorché impossibile: anzi, agevole e alla portata persino all'ultima giornata della fase a raggruppamenti. Perché le Azzurre sono state padrone del loro destino fino alla rete del Sudafrica, e della Kgatlana, che ha certificato la disfatta della formazione di Milena Bertolini.

Della sua gestione si sta già discutendo, visto che il post-partita e la debacle la riguarda, ma i motivi dell'eliminazione dell'Italia femminile sono diversi.

  • Bertolini ItalyGetty

    LE SCELTE DEL CT BERTOLINI

    Già alla vigilia della sfida contro il Sudafrica, una gara da "dentro o fuori", senza troppi giri di parole, il destino di Milena Bertolini era segnato, spinto dall'incessante rincorrersi dei nomi dei suoi possibili sostituti sulla panchina della Nazionale.

    Questo cela una certa confusione, anche a fatica, relativa al progetto che la FIGC ha pensato in vista dei Mondiali femminili: il resto lo ha detto il campo.

    Le scelte del Commissario Tecnico sono state "particolari" sin dalle prime battute: il tentativo di un ringiovanimento di tutta la linea è risultato essere troppo drastico per una competizione così importante. Così, ci si è subito trovati di fronte a Bertolini che ha preferito schierare le giovani e lasciare in panchina calciatrici esperte come Giuliani (in porta), Cernoia e Salvai. Ma soprattutto la migliore giocatrice della Nazionale, una leggenda del calcio italiano come Cristiana Girelli: che merita un capitolo a parte.

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  • GirelliGetty

    LA GESTIONE DI CRISTIANA GIRELLI

    Partiamo dal dato emblematico della tribolata e inattesa esperienza di Cristiana Girelli a questi Mondiali australiani e neozelandesi: tre panchine su tre gare disputate.

    Il 10 azzurro non è la "donna della provvidenza", e l'Italia non è stata certamente eliminata solo perché non è stata schierata la calciatrice della Juventus: fa riflettere, comunque, il trattamento che le è stato riservato dal ct Bertolini.

    Anche perché quando subentrata, l'attaccante ha sempre cambiato il volto della Nazionale, in meglio: il goal decisivo contro l'Argentina, l'assist per il momentaneo pareggio di Caruso contro il Sudafrica. Ma è vero anche che dai suoi piedi è passata la palla della qualificazione, nel finale della sfida contro la squadra africana. Rimarrà un tema, il suo Mondiale: su questo non ci sono dubbi.

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  • Dragoni ItalyGetty

    POCA ESPERIENZA IN CAMPO

    Si diceva delle giovani calciatrici schierate da Bertolini, soprattutto in una partita così importante come quella contro il Sudafrica.

    La scelta di mandare in campo ragazze come la sedicenne Giulia Dragoni o la diciottenne Chiara Beccari è stata, a conti fatti, un azzardo troppo grande e soprattutto una scommessa non ripagata dai risultati.

    Pensate, poi, far esordire Benedetta Orsi (che sì, è stata autrice dell'autogoal che probabilmente segnerà per sempre la disfatta Azzurra, ma che ha responsabilità condivise con le altre) in una sfida da "dentro o fuori".

    Intervenuta ai microfoni della RAI, il ct Bertolini ha confermato che rifarebbe le stesse scelte: l'esperienza, in queste partite, però, paga sempre.

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  • Linda Motlhalo & Lisa Boattin, Banyana Banyana vs Italy, August 2023Getty

    GAP FISICO

    L'altro elemento da analizzare è più "astratto" e si presterebbe a una parentesi più ampia: il gap fisico con le Nazionali che ambiscono alla vittoria dei Mondiali.

    Il 5-0 rifilato dalla Svezia è sembrato un campanello d'allarme evidente, in questi termini, soprattutto per come è maturato, con il gioco delle scandinave incentrato sui palloni aerei e le palle inattive. La gara contro il Sudafrica è stata la conferma: le Azzurre non hanno retto il confronto, schiacciate, soprattutto quando le squadre si sono allungate, dalla fisicità e dal dinamismo delle sudafricane. C'è ancora tanto da migliorare, in questo senso: soprattutto in quelle situazioni di contesa che, nel calcio femminile, sono decisive.

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  • Benedetta Orsi ItalyGetty

    UN MOVIMENTO SQUILIBRATO

    Nei quattro anni che hanno portato dall'eliminazione ai Quarti di finale (comunque risultato positivo) a quella nella fase a gironi, l'Italia calcistica femminile, in patria, non si è evoluta in termini di equilibrio.

    L'ultima edizione della Serie A, conquistata dalla Roma, ha messo fine al dominio della Juventus, che nel corso delle stagioni si è rafforzata creando un solco, insieme alle giallorosse, alla Fiorentina e al Milan (va menzionato anche il Sassuolo, pur staccato), rispetto alle altre.

    Questo squilibrio "di potere" si è riversato anche nelle scelte, poi: la riconferma della Bertolini, già segnata dall'addio dopo i Mondiali, appare oggi come una scelta illogica, con una debacle che pesa tanto. E peserà ancora.

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