Si è fatto presto a parlare delle responsabilità di Luciano Spalletti, trascurando, però, che poco più di un mese dopo la debacle contro la Svizzera ricorrerà l'anniversario dell'addio di Roberto Mancini, cui eredità pesa, in negativo, ancora una volta.
Ma pure "il Mancio", al momento delle dimissioni, era arrivato a fine ciclo, e anche da parecchio: per questo motivo occorre sottolineare il senso delle istituzioni calcistiche. Gli effetti che non si vedono, anche nei tentativi di riforma: e non è vero che Gabriele Gravina, nella gestione dei Commissari Tecnici, si è trovato in un vortice che lo ha costretto a correre ai ripari, in fretta e furia, trattando per la nomina di Luciano Spalletti.
Ha "coccolato" Mancini, anche dopo l'eliminazione dalla corsa per i Mondiali in Qatar: lo ha portato "sul palmo" nei mesi successivi. Ha creato l'equivoco: una Nazionale arrivata agli Europei (e va ricordato anche il "come", la qualificazione in extremis) senza l'idea consolidata di una guida tecnica. Il resto viene dopo.