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Inter Napoli Juventus 3x3GOAL

L'Inter può davvero fare il Triplete? Atalanta e Napoli si sono sopravvalutate? La Juventus rischia il buco nero? Il 3x3 di GOAL

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  • L'Inter può davvero fare il Triplete?
  • Atalanta e Napoli si sono sopravvalutate?
  • Perseverare è diabolico? La Juventus rischia il buco nero?

Tre domande a tre giornalisti di GOAL sulla 29esima giornata di Serie A: il punto di vista di Antonio Torrisi, Lelio Donato e Claudio D'Amato.

  • Carlos Augusto Atalanta InterGetty Images

    L'INTER PUÒ DAVVERO FARE IL TRIPLETE?

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  • Antonio Torrisi: "Uomini forti, destini forti... com'era?"

    Se "andarci vicino conta solo a bocce", non si può neanche negare una certa componente di fortuna, nelle faccende che riguardano l'essere umano. E non si può, a volte, prescindere da essa. Lautaro Martinez sa che il calcio non è solo "come giochi, quando giochi e con chi giochi", ma anche "come arrivi" al momento in cui, poi, si decide tutto. Ed è per questo che non si nasconde più.

    Un po' è stato così anche nel 2010, quando quella che sembrava l'ennesima stagione da psicodramma, con uno Scudetto consegnato alla Roma e tanti dubbi sul cammino europeo (ben prima della partita dell'Olimpico l'Inter aveva parzialmente compromesso la sua qualificazione dai gironi agli ottavi, ricordiamo), si trasformò nell'apoteosi nerazzurra culminata col successo di Madrid.

    "Uomini forti, destini forti", avrebbe detto un'ex conoscenza dell'Inter: Thuram, Calhanoglu e gli altri pilastri stanno visibilmente meglio, Lautaro segna con continuità. Rimangono i problemi fisici, ma verranno smaltiti piano piano: persino Simone Inzaghi ha svestito i panni da pompiere per indossare quelli da "demone sfrontato" a gesti, il tre in conferenza, e a parole. L'Inter può fare il Triplete, sì. Può farlo pur sapendo che, in Europa, ci sono squadre maggiormente attrezzate per vincere la Champions League. E c'è un "ma", comunque: a differenza delle altre italiane che nel corso degli anni ci hanno provato, i nerazzurri ci sono già riusciti. E questa consapevolezza, una sorta di "ammazza-ossessione" (che non esiste, proprio per questo motivo), può essere d'aiuto.

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  • Lelio Donato: "Il Triplete non può essere obbligo e ossessione"

    Può ma non deve. Inzaghi, a ragione, si lamenta spesso di come venga raccontata la stagione dell'Inter. I nerazzurri sono la squadra italiana più forte ed i grandi favoriti per la vittoria dello Scudetto. Allo stesso tempo il calcio non è mai stato una scienza esatta e non sempre vincono i più forti.

    Passando alla Champions League, poi, la situazione si complica ulteriormente. Vero, il cammino dell'Inter in Europa fin qui è stato praticamente perfetto ma le avversarie sono di livello pari, se non superiore, a quello dei nerazzurri. Mentre in Coppa Italia gli uomini di Inzaghi si giocheranno l'accesso alla finale in un doppio derby contro il Milan, che potrebbe anche vedere in quello il suo ultimo ed unico obiettivo stagionale.

    Il Triplete è possibile dunque, sì, ma non deve diventare ossessione e tantomeno obbligo.

  • Claudio D'Amato: "Inter forte e matura, Triplete possibile"

    Se l'Inter a metà marzo si ritrova in corsa su 3 fronti un motivo c'è ed è legato alla propria forza, nei piedi e nella testa, nonché alla matrice identitaria ormai impressa da Simone Inzaghi. Dunque, visto il vantaggio su Napoli e Atalanta, una semifinale di Coppa Italia con un Milan discontinuo ed Empoli-Bologna dall'altro lato, nonché un tabellone Champions che propone ostacoli complicatissimi ma non insuperabili, i nerazzurri sono autorizzati ad ambire al Triplete.

    E Lautaro, uscendo allo scoperto sul tema, parla da leader consapevole della maturità raggiunta dal gruppo.

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  • Gasperini ConteGetty

    ATALANTA E NAPOLI SI SONO SOPRAVVALUTATE?

  • Antonio Torrisi: "A volare troppo vicino al fuoco ci si brucia"

    La lezione di Icaro, evidentemente, non è servita. Posto che sì, l'Inter è la più forte del campionato, Atalanta e Napoli finora (e non è ancora finita, però, eh) hanno dimostrato di avere pecche così grandi, dal punto di vista caratteriale, da sciogliersi in maniera goffa e quasi disarmante arrivati, puntualmente, vicine al sole.

    La Dea ha mostrato i soliti limiti, che poi è quello che si rimprovera alla formazione di Gasperini da diverse stagioni: non ce la fa. Arrivata lì, non riesce a fare il salto: si può discutere del metro dell'espulsione di Ederson, ovvio, ma come si fa ad applaudire in faccia all'arbitro in questa maniera, in una partita che può valere una stagione (e un sogno), rimane un mistero.

    Il Napoli è questo. Impantanato nelle scuse del suo allenatore (quella degli irrigatori è, in effetti, da "Scala-Mazzarri") e nei "vorrei, ma non posso" celati malamente dall'entusiasmo di una piazza illusa, un po', dall'arrivo di un fuoriclasse della panchina. Occhio, però, a buttarsi giù: in primis perché non è ancora finita, poi perché la squadra è buona, con buoni giocatori e buoni guizzi. Ci si può lavorare.

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  • Lelio Donato: "L'Inter è di un altro pianeta ma si sapeva"

    No, Napoli e Atalanta stanno semplicemente facendo la stagione che molti si aspettavano potessero fare alla vigilia di questo campionato.

    La squadra allenata oggi da Antonio Conte, è bene ricordarlo, l'anno scorso arrivò decima restando fuori dall'Europa. Inoltre è stata indebolita a stagione in corso dalla cessione di Kvaratskhelia, praticamente non sostituito. Ecco perché chiedere di più agli azzurri sembra francamente ingeneroso.

    L'Atalanta non è mai andata neppure vicino a vincere uno Scudetto, dunque già solo pensarci arrivati a metà marzo è un traguardo clamoroso e meritatissimo. Il lavoro di Gasperini in questi anni è stato enorme, ma il suo ciclo potrebbe essere arrivato alla fine. E concluderlo lasciando la Dea in Champions League resterebbe un successo.

    L'Inter, insomma, è di un altro pianeta per entrambe. Ma si sapeva anche prima.

  • Claudio D'Amato: "Atalanta e Napoli sono inferiori all'Inter"

    Non sopravvalutate, ma un gradino inferiori all'Inter. Lo dice la classifica, lo dicono gli organici.

    Se il Napoli con Conte ha acquisito un top player della panchina e gli investimenti estivi hanno rimesso a posto diversi pezzi di un mosaico sgretolato dal post Scudetto, è anche vero che i difetti mentali palesati pongono gli azzurri un passo indietro rispetto alla squadra di Inzaghi. Lo stesso vale per l'Atalanta: spumeggiante, da favola quando in forma e sulle ali di un entusiasmo creato dal calcio del maestro Gasperini, ma rivedibile negli appuntamenti spartiacque.

    In questo campionato Dea e partenopei stanno provando le medesime vibes: sognare perdendosi sul più bello, sunto indicativo degli step ancora necessari per essere considerate top club in tutto e per tutto. L'Inter, nel frattempo, scappa e ringrazia.

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  • Thiago Motta Juventus Serie AGetty Images

    PERSEVERARE È DIABOLICO? LA JUVENTUS RISCHIA IL BUCO NERO?

  • Antonio Torrisi: "Vado controcorrente: se per una volta avesse ragione chi persevera?"

    Premessa doverosa: nella storia del calcio, e della Juventus, ci sono stati allenatori sostituiti per molto meno di quanto fatto, nelle ultime settimane, da Thiago Motta. E questo è un fatto. Chi scrive, fidatevi, è un "risultatista" e non un "giochista", quindi figuriamoci.

    C'è, però, da aggiungere che a fine marzo cambiare guida tecnica così, tanto per cambiare e per traghettare la squadra fino a fine stagione, potrebbe valer meno che perseverare e continuare con l'ex Bologna in panchina. Alla fine cos'avrebbe di meglio un Magnanelli o un Brambilla in più di Thiago Motta?

    Eccoci al punto: forse non è tanto il singolo, ma il gruppo che conta in questa faccenda. E se la squadra avesse smesso di seguire il suo allenatore? Questa è l'analisi che deve fare la Juventus: non quella sul progetto tecnico, sul gioco. E se Giuntoli ha deciso di continuare così evidentemente ritiene che, dopo essersi confrontato con i leader dello spogliatoio, questo è dalla parte di Thiago Motta. E allora vediamo come finirà.

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  • Lelio Donato: "La Juve è già nel buco nero, perseverare non ha senso"

    La Juventus è già nel buco nero. Del progetto nato questa estate non è rimasto più niente.

    L'entusiasmo del post Allegri è stato spazzato via da mesi di tensioni con uno spogliatoio disintegrato dall'assolutismo di Thiago Motta. Niente capitani, niente leader ma solo tanti soldatini agli ordini di un generale mai realmente riconosciuto come tale dalla truppa.

    Fuori in Supercoppa contro il Milan del neo-arrivato Conceiçao, fuori dalla Champions contro il PSV umiliato poi dall'Arsenal, fuori dalla Coppa Italia contro le riserve di un Empoli in piena crisi. E da domenica sera fuori ufficialmente anche dalla zona Champions, dopo due sconfitte consecutive con sette goal subiti e zero fatti.

    La vera domanda è: cosa c'è ancora da salvare? Perseverare ha davvero senso?

  • Claudio D'Amato: "Cambiare per cambiare anche no, ma basta figuracce"

    Cambiare tanto per cambiare, a 9 giornate dalla fine, non avrebbe senso. Il progetto Motta si è rivelato un fallimento, ormai è palese, ma è giusto che proprietà e dirigenza - seppur travolte dallo tsunami di errori e da interrogativi presenti e futuri - resti coerente con la linea tracciata in estate e confermi l'allenatore fino al termine del campionato. Certo, il discorso regge solo al netto di ulteriori tracolli, anche perché c'è un posto Champions da conquistare per garantirsi denaro e vetrina su cui basare la risalita. E non centrare l'obiettivo minimo, assumerebbe i contorni di un 'suicidio' calcistico.

    Parallelamente, però, un traghettatore difficilmente troverebbe il bandolo della matassa in così poco tempo: ecco perché, a meno che Giuntoli non abbia già in tasca una soluzione a lungo termine e a patto che figuracce come quelle contro Atalanta e Fiorentina non si ripetano, avanti con Thiago.

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