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Cristian Chivu InterGetty Images

Inter, rivoluzione a metà: il progetto Chivu necessita tempo, ma restano i nodi dopo la fine del mercato

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L’Inter di Cristian Chivu si trova in un momento di transizione complesso, tra un mercato estivo chiuso senza gli innesti fondamentali richiesti dall’allenatore e una squadra ancora troppo legata alle abitudini del passato. 

L’unico acquisto di rilievo è stato Manuel Akanji, arrivato dal Manchester City all’ultimo giorno di mercato per sostituire Pavard. 


Mancano però i profili decisivi per il nuovo 3-4-2-1: un esterno in grado di saltare l’uomo, individuato in Lookman, e un mediano fisico come Koné

La sconfitta casalinga contro l’Udinese ha reso evidente questa incompletezza, mostrando vecchi limiti mai superati e nuove difficoltà legate alla trasformazione tattica. La società, tuttavia, resta compatta al fianco dell’allenatore, convinta che il percorso richieda tempo e pazienza.

  • IL PROGETTO CHIVU

    Il 28 luglio, al raduno estivo, Chivu aveva promesso un’Inter “più imprevedibile, ibrida, verticale”, un’evoluzione netta rispetto alla gestione Inzaghi. 

    L’idea era quella di costruire una squadra capace di pressare alto e colpire in verticale subito dopo il recupero palla. 

    Un primo assaggio si era visto nella vittoria d’esordio contro il Torino, con Bastoni e Pavard meno coinvolti nelle sovrapposizioni e un assetto che, come spiegato dallo stesso Bastoni, puntava “ad attaccare meno, ma meglio”.

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  • MERCATO INCOMPLETO

    Il piano tattico necessitava di rinforzi precisi: un attaccante con capacità di dribbling e un centrocampista muscolare. 

    Nessuno dei due è arrivato e il mercato si è chiuso con Akanji come unico rinforzo destinato al pacchetto difensivo. 

    L’Inter ha puntato su cinque under 23 che rappresentano più alternative che veri titolari, lasciando intatto l’undici di base della scorsa stagione.

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  • IL PASSO FALSO CON L’UDINESE

    La sfida contro l’Udinese ha segnato la prima battuta d’arresto. Chivu ha ammesso le proprie responsabilità: “La sconfitta è colpa mia”, spiegando che il cambiamento richiede tempo e lavoro. 

    La manovra è stata definita “leziosa” dallo stesso allenatore, soffocata dal pressing friulano. 

    Inoltre, la scelta di schierare di Bisseck al posto del partente Pavard ha reso la difesa più fragile, con la squadra spezzata dalle ripartenze avversarie. 

    Nel finale, il tentativo disperato di schierare contemporaneamente quattro attaccanti si è trasformato in confusione, senza riuscire a creare superiorità individuale.

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  • CRITICITÀ INDIVIDUALI

    Le difficoltà non hanno riguardato solo il collettivo. Bisseck è apparso distratto in marcatura e in ritardo nell’applicare le nuove richieste tattiche, mentre Luis Henrique, acquistato per 25 milioni, non ha ancora inciso, diventando già un enigma. 

    Anche HakanCalhanoglu è risultato sottotono: tornato titolare dopo tre mesi senza gare ufficiali, ha giocato 68 minuti a ritmo ridotto, lontano dalla regia brillante della scorsa stagione. 

    La sua condizione, come riportato dal quotidiano, è stata condizionata da una preparazione estiva limitata e da un rientro forse troppo anticipato.

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  • UNIONE SOCIETÀ-ALLENATORE

    Nonostante il passo falso, la dirigenza nerazzurra resta compatta con l’allenatore. Il club fosse era delle difficoltà di un cambiamento che non può essere immediato. 

    Il progetto prevede maggiore verticalità, pressing intelligente e un atteggiamento più aggressivo sin dall’inizio, ma richiede tempo per cancellare abitudini radicate. 

  • CALENDARIO FITTO

    Il calendario, però, non concede pause. Dopo il ko con l’Udinese, l’Inter è attesa dal derby d’Italia contro la Juventus e dall’esordio in Champions League ad Amsterdam contro l'Ajax, nello stadio che fu casa di Chivu. 

    Due appuntamenti che diranno se la squadra saprà accelerare il processo di cambiamento e superare i difetti che ancora la trattengono tra vecchio e nuovo.

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