“C’era una volta un brasiliano in Lituania…” potrebbe benissimo sembrare il prologo di una barzelletta, di quelle freddure basate sul forte contrasto tra due popoli così lontani tra loro dal punto di vista geografico e culturale: invece è solo l’inizio della storia di José Paulo Bezerra Maciel Júnior, al secolo Paulinho, uno dei centrocampisti brasiliani più talentuosi dell’ultimo decennio.
Una vita da giramondo del pallone, senza una stabile dimora, con la consapevolezza che quando ci si abitua finalmente ad un posto, è già giunto il momento di abbandonarlo per viaggiare verso una nuova destinazione. Tante tappe, ognuna diversa dall’altra, che tra loro avrebbero potuto accogliere anche l’Italia e la sua Serie A, campionato soltanto sfiorato e mai veramente toccato.
A dispetto del ruolo che imporrebbe una grande attenzione difensiva, Paulinho si è sempre contraddistinto per una notevole propensione offensiva che lo ha portato a segnare qualcosa come oltre 170 reti in carriera, più della metà al di fuori dell’Europa, palcoscenico assaporato anche con la nazionale brasiliana di cui è stato un pilastro in due Mondiali consecutivi (2014 e 2018), oltre che nella vittoriosa Confederations Cup disputata nel 2013 in casa.

