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Paulinho BarcelonaGetty Images

L'Inter sfumata e i ponti d'oro della Cina: Paulinho, il centrocampista bomber

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“C’era una volta un brasiliano in Lituania…” potrebbe benissimo sembrare il prologo di una barzelletta, di quelle freddure basate sul forte contrasto tra due popoli così lontani tra loro dal punto di vista geografico e culturale: invece è solo l’inizio della storia di José Paulo Bezerra Maciel Júnior, al secolo Paulinho, uno dei centrocampisti brasiliani più talentuosi dell’ultimo decennio.

Una vita da giramondo del pallone, senza una stabile dimora, con la consapevolezza che quando ci si abitua finalmente ad un posto, è già giunto il momento di abbandonarlo per viaggiare verso una nuova destinazione. Tante tappe, ognuna diversa dall’altra, che tra loro avrebbero potuto accogliere anche l’Italia e la sua Serie A, campionato soltanto sfiorato e mai veramente toccato.

A dispetto del ruolo che imporrebbe una grande attenzione difensiva, Paulinho si è sempre contraddistinto per una notevole propensione offensiva che lo ha portato a segnare qualcosa come oltre 170 reti in carriera, più della metà al di fuori dell’Europa, palcoscenico assaporato anche con la nazionale brasiliana di cui è stato un pilastro in due Mondiali consecutivi (2014 e 2018), oltre che nella vittoriosa Confederations Cup disputata nel 2013 in casa.

  • LA LITUANIA, LA POLONIA E IL RITORNO IN BRASILE

    Come accennato nelle primissime battute di questo articolo, la carriera di Paulinho prende il via in quella che solitamente è la tappa d’arrivo per un calciatore sudamericano di livello, ossia l’Europa, presa nel suo contesto minore sì, ma pur sempre di Europa si tratta.

    A soli 17 anni, nel 2005, Paulinho fa una scelta ben precisa: volare nel vecchio continente ed entrare dalla porta di servizio, in attesa di farlo dall’entrata principale con un grande club. Al tempo deve accontentarsi dell’opzione lituana e dell’FC Vilnius, dove resta due stagioni condite da cinque goal. L’obiettivo è la scalata progressiva nel mondo europeo, che però si arresta improvvisamente con l’approdo all'LKS Lódz.

    La Polonia si rivela terra ostile, e non solo per il clima rigido: qui l’impatto di Paulinho subisce un’involuzione, causata probabilmente dal maggiore livello di difficoltà rispetto al campionato lituano. L’LKS Lódz raccoglie un anonimo undicesimo posto e per Paulinho è tempo di tornare in patria per ricominciare da zero, uno scatto d’orgoglio spinto dalla necessità di un ‘bagno d’umiltà’.

    Ad accoglierlo è il Bragantino ed è qui che i numeri realizzativi cominciano ad assumere la forma successiva: in un solo anno sono 14 i goal all’attivo, distribuiti tra Brasileirao e campionato paulista, quest’ultimo vinto dal Corinthians che in quegli anni domina la scena locale.

    Sono proprio i bianconeri ad aggiudicarsi Paulinho che, in pochissimo tempo, diventa il miglior volante del Brasile, conquistando la chiamata dell’allora commissario tecnico Mano Menezes e attirando le attenzioni del calcio europeo, stavolta di prima fascia, con l’Inter di Massimo Moratti in primissima fila.

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  • PAULINHO TOTTENHAMGetty Images

    I TENTATIVI VANI DELL’INTER E L’APPRODO AL TOTTENHAM

    I nerazzurri stanno attraversando una piena fase di ridimensionamento dopo il Triplete, ma scorgono in Paulinho il tassello giusto da inserire in un puzzle fatto di gioventù e talento. Il brasiliano è la prima vera richiesta di Stramaccioni, confermato in panchina dopo aver chiuso con un buon rendimento la stagione 2011/2012, ma quella del tecnico romano rimarrà soltanto una pura illusione.

    Il Corinthians, nel frattempo, detta legge in Brasile: nel 2011 vince il campionato, mentre l’anno successivo chiude il cerchio e trionfa in Copa Libertadores. Il momento giusto per una cessione remunerativa, ma i bianconeri fiutano aria di possibile asta e dunque tentennano, rimandando così il trasferimento di mese in mese.

    L’estate 2012 passa e Paulinho è ancora in Brasile, ‘prigioniero’ del presidente Mario Gobbi Filho che, dopo l’incredibile 1-0 rifilato al Chelsea nella finale del Mondiale per Club disputato a dicembre, chiude definitivamente le porte di una cessione all’Inter nel successivo mercato invernale.

    “Ora non se ne parla, il motivo è piuttosto semplice: non vogliamo cedere i nostri giocatori, anzi miriamo a rinforzarci. La nostra strategia è chiara: il gruppo è questo e rimarrà lo stesso fino alla prossima Libertadores. Il nostro ciclo va da luglio a luglio, le nostre stelle non si muoveranno per tutto il 2013”.

    Una dichiarazione volta a definire il futuro di Paulinho, sul cui cartellino, nel frattempo, viene fatta chiarezza: il Corinthians, proprietario per il 10%, acquisisce la parte della banca BMG salendo al 55% e giungendo alla maggioranza: questo consente l’inserimento di una clausola rescissoria da 20 milioni di euro, cifra da cui Gobbi Filho non si schioda durante la trattativa con l’Inter.

    Come detto, il presidente acconsentirà all’addio di Paulinho mantenendo la 'promessa' fatta qualche mese prima: l’Inter finisce col tirarsi fuori dalla corsa, consentendo al Tottenham di avere strada libera nel mese di luglio, quando il passaggio in Inghilterra assume i crismi dell’ufficialità.

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  • LA PREMIER LEAGUE, I PONTI D’ORO DELLA CINA E IL BARCELLONA

    Purtroppo per Paulinho, quello non è ancora un Tottenham capace di lottare ad altissimi livelli, anche se il bottino inglese non è del tutto da disprezzare: nessun trofeo in due anni, ma un sesto e un quinto posto che per le possibilità dell’epoca sono quasi il massimo per gli ‘Spurs’.

    A 27 anni, la carriera di Paulinho è però ad un bivio: rimanere in Europa o accettare la corte dorata della Cina? Il brasiliano alla fine opta per la seconda opzione, sposando un movimento in piena era di vacche grasse per quanto riguarda l’aspetto economico: il Guangzhou Evergrande lo copre d’oro facendogli firmare un quadriennale da 6 milioni netti a stagione.

    Decisivo per la sua firma è il connazionale Felipe Scolari, factotum della panchina che dà continuità al ciclo vincente avviato da Marcello Lippi e Fabio Cannavaro: Paulinho è subito il leader tecnico della squadra, che con lui vince altri due campionati e, soprattutto, la Champions League asiatica.

    E’ ora che il centrocampista tuttofare riacquista quella verve realizzativa andata parzialmente persa in Inghilterra: in due anni e mezzo mette a segno qualcosa come 28 reti, un’enormità per un mediano impiegato anche da mezz’ala e, talvolta, addirittura da trequartista.

    Impossibile, ai piani alti del calcio europeo, non accorgersi di questi numeri: stavolta l’occasione è di quelle imperdibili per Paulinho, ricercato dal Barcellona di Messi che per lui non bada a spese e sborsa i 40 milioni della clausola rescissoria prevista dal contratto col Guangzhou.

    Una somma non indifferente per un giocatore che sembrava essere sparito dai radar del calcio che conta, riabbracciato con un rendimento più che discreto: in blaugrana è costantemente uno dei titolari di Valverde e si toglie la soddisfazione di portarsi a casa una Liga e una Coppa del Re, mentre il bottino realizzativo parla di 9 reti, tutte in Liga. Not bad.

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  • LE AVVENTURE 2.0 CON GUANGZHOU E CORINTHIANS

    E’ proprio vero che le vie del mercato sono infinite e, nel caso di Paulinho, anche imperscrutabili: il Barcellona, che appena un anno prima lo ha pagato 40 milioni, nell’estate 2018 comunica il ritorno del brasiliano al Guangzhou Evergrande, che lo riprende in prestito con diritto di riscatto fissato ad una cifra più alta, fissata a 50 milioni.

    La società cinese anticipa l’operazione nel mese di gennaio, dopo i 13 goal in soli cinque mesi di Paulinho, che può vantare numeri degni di un bomber di razza nonostante il ruolo in campo lasci pensare tutt’altro.

    Chiaramente è soprattutto il più basso livello del contesto di appartenenza ad agevolarlo e a permettergli di chiudere la classifica marcatori del campionato 2019 al secondo posto con 19 reti, alle spalle di Zahavi che di sigilli ne mette a referto ben 28.

    Tante soddisfazioni personali che però nascondono il viale imboccato del tramonto, giustificato dall’approdo in Arabia Saudita all’Al-Ahli e dalla scelta di risolvere il contratto dopo neanche due mesi, a settembre 2021.

    Il modo migliore di far ordine in una vita stravolta dalla gabbia dorata cinese e dalla breve esperienza saudita è quello di tornare a casa, al ‘suo’ Corinthians, non più con un ruolo da leader assoluto ma come chioccia per i più giovani in una fase di restaurazione per il club: e anche per lo stesso Paulinho, bomber quasi per caso e con le valigie sempre in mano.

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