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Sandro Wagner GermanyGetty Images

Il mondo di Sandro Wagner: l'attaccante più divisivo del calcio tedesco

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“Ho il gene di Sandro Wagner”
Sandro Wagner

Quando si parla di Sandro Wagner in Germania, il sopracciglio si alza sempre. Non è un nome che lascia indifferenti: qualcuno lo ama alla follia, altri non apprezzano il suo stile e il suo “gene di Sandro Wagner”, da lui stesso coniato alla sua prima conferenza stampa da allenatore.

Si è ritirato nemmeno 33enne, al termine di un anno in Cina dopo aver giocato anche nel Bayern Monaco, il punto d’arrivo di una carriera in crescendo: da giovanissimo era una promessa, poi si è accontentato di essere un mestierante per tanti anni, fino a quando ha avuto l’occasione di vestire le due maglie che ogni tedesco sogna, quella della nazionale e, appunto, il Bayern.

Sandro Wagner però è molto più del calciatore: è l’allenatore, l’opinionista, il personaggio. Che mai ha accettato compromessi e ha sempre voluto seguire la propria strada. E che, alla fine, ha avuto ragione.

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    I PRIMI ANNI

    Il piccolo Sandro ha 8 anni quando il Bayern Monaco lo chiama nel proprio settore giovanile. Per lui è un sogno, perché a Monaco ci è nato e cresciuto e arrivare a vestire la maglia dei Roten è il massimo. È arrivato persino all’esordio in prima squadra all’inizio della stagione 2007/08, con Ottmar Hitzfeld in panchina.

    Ha solo 19 anni quando prendendo il posto di Miroslav Klose contro l’Hansa Rostock ha realizzato il suo sogno di giocare in prima squadra. È subentrato in tutte le prime 4 partite di quella Bundesliga, poi però è scivolato fino in tribuna: troppo traffico tra Luca Toni, Miro Klose e Lukas Podolski per una prima punta fisica come lui.

    Nell’estate 2008 ha cercato fortuna al Duisburg: dopo un primo anno in cui è stato coinvolto in 15 goal (8 segnati, 7 assistiti) in Zweite Liga, aveva iniziato il secondo segnando 5 reti nelle prime quattro. Sembrava potersi avviare verso un’annata da 20 reti quando si è rotto il legamento crociato in allenamento ed è stato costretto ad un lungo stop, che però non ha fermato il WerderBrema, che a gennaio 2010 ha deciso di acquistarlo.

    In realtà per esordire con la prima squadra ha dovuto aspettare la stagione successiva, anche per una questione di reintegro fisico. Ne è valsa la pena, visto che il Werder ha centrato la qualificazione in Champions e ha potuto giocare tre gare nel girone, compreso uno spezzone con l’Inter.

    Aveva già ‘incrociato’ l’Italia ad agosto, nel doppio preliminare con la Sampdoria di Cassano e Pazzini: era in campo nel clamoroso 3-2 di Marassi con cui i tedeschi han strappato il pass ai supplementari, dopo il 3-1 in casa di 6 giorni prima.

    Le sue prestazioni convincono poco, tanto che la stagione 2011/12 la inizia da ultima scelta e finisce persino in 3.Liga a giocare con la seconda squadra. A gennaio vive una parentesi poco felice al Kaiserslautern, poi in estate passa all’Hertha Berlino, accettando di scendere nuovamente di categoria.

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  • Sandro Wagner DarmstadtGetty Images

    DARMSTADT, L’ANNO D’ORO

    La Zweite gli riserva poche gioie e anche nella capitale finisce presto per essere una terza o quarta scelta, specialmente dopo la promozione in Bundesliga. È in questo momento che nell’estate 2015 si unisce al Darmstadt, fresco di promozione a sorpresa in Bundesliga sotto la guida di Dirk Schuster, una delle squadre sulla carta meno attrezzate di tutta la Bundesliga, della quale faceva parte anche Luca Caldirola, preso in prestito dal Werder Brema.

    Quella stagione ha cambiato radicalmente la sua carriera: ha iniziato le prime 5 in panchina, poi dal momento del suo ingresso in campo da titolare non è mai più uscito prima dell’85’. È stato persino capitano contro il Bayern Monaco all’Allianz Arena, segnando il momentaneo 0-1 prima della rimonta della squadra guidata da Pep Guardiola.

    A fine stagione i suoi goal sono 14, ma più di tutto il resto conta il fatto che i Lilien abbiano raggiunto una miracolosa salvezza: è raro trovare qualcuno che sostenga che quel traguardo inimmaginabile sarebbe stato raggiungibile senza Wagner. Riferimento offensivo, leader carismatico e, a 28 anni, calciatore finalmente in ascesa.

    Fu in questo periodo che in un’intervista alla Suddeutsche Zeitung fece molto parlare per un’uscita in cui disse che “i calciatori guadagnano troppo poco”.

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  • Sandro Wagner GermanyGetty Images

    IL RAPPORTO CON LA NAZIONALE

    L’estate successiva è l’Hoffenheim di Julian Nagelsmann a prenderlo per appena 3 milioni di euro e lui non fa altro che confermarsi: va ancora in doppia cifra, a 11 goal, dimostrando di essere un giocatore ormai di spessore. Tanto che anche la Nazionale non può più ignorarlo.

    Era un traguardo per lui inimmaginabile, anche se livello giovanile è sempre stato considerato: 8 anni prima una sua doppietta aveva regalato all’Under 21 tedesca il titolo europeo, in una squadra che tra gli altri comprendeva Neuer, Boateng, Hummels, Khedira, Höwedes e Özil, futuri campioni del mondo nel 2014 mentre Sandro faceva panchina all’Hertha.

    Joachim Löw lo convoca per la Confederations Cup in Brasile, lui inizia con una tripletta in amichevole a San Marino, poi gioca solo contro l’Australia salvo poi finire in panchina. Esce dal giro, ci rientra, gioca titolare contro l’Irlanda del Nord e contro l’Azerbaigian, segnando in entrambe le occasioni.

    Sembrava scritto che dovesse essere nel gruppo dei 23 anche per il Mondiale di Russia, visto che Jogi lo aveva coinvolto nelle quattro amichevoli di preparazione tra novembre e marzo. A sorpresa, però, il ct decise di guardare altrove, preferendogli l’esperienza di Mario Gomez. Non lo inserì nemmeno nella prima lista, scalzato da Nils Petersen del Friburgo. Wagner non la prese per nulla bene e non le mandò a dire al ct.

    "Per me è chiaro che il mio modo di essere, il fatto che parli apertamente e onestamente delle cose, non si sposi bene con lo staff tecnico”.

    Decise anche di lasciare la nazionale, tanto fu forte la delusione della mancata chiamata.

  • Sandro Wagner BayernGetty Images

    IL BAYERN E LA CINA

    Nel frattempo da gennaio Wagner aveva vissuto un altro momento top del suo percorso tardivo verso il top: nel gennaio 2018 la squadra allora guidata da Jupp Heynckes era alla ricerca di un vice Lewandowski, una punta d’area che fosse in grado di dare riposo al polacco. E la scelta ricadde proprio su Sandro Wagner.

    Un ritorno a 10 anni di distanza che lo spinse anche a fare una scelta molto particolare: prendere la maglia numero 2, da centravanti. Dietro c’era un motivo ben preciso e altrettanto semplice: perché era la sua seconda carriera al Bayern Monaco. Non più da ragazzo, ma da giocatore affermato, da nazionale tedesco. Prima che succedesse quanto appena spiegato.

    9 reti nella sua prima metà stagione, compresa una in Champions League, poi tanta panchina dopo l’estate con l’arrivo di Niko Kovac. E la decisione di andare in Cina per il suo ultimo grande contratto. Una stagione al Tianjin Teda, 12 reti e la decisione di smettere ad appena 32 anni, nonostante avesse tantissime offerte dalla Bundesliga per continuare a giocare.

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  • Sandro Wagner DaznGetty Images

    IL SANDRO OPINIONISTA

    La sua lontananza dal mondo del calcio è durata molto poco: la Zdf lo ha voluto come opinionista (successivamente si è diviso anche con Dazn) e anche in questo caso ha fatto parlare di sé. Non avendo peli sulla lingua, Wagner si è sempre sentito libero di dire la sua opinione, finendo per essere ancora più divisivo di quanto era già stato da calciatore.

    Il suo linguaggio colorito e la sua tendenza a dire ciò che pensa, senza filtri, gli ha anche causato alcune problematiche. Di recente si è anche segnalato perché durante i Mondiali ha descritto come “accappatoi” il thawb, la tradizionale veste Qatariota.

  • L’ALLENATORE SANDRO WAGNER

    Nel frattempo dall’estate 2021 è anche diventato allenatore dell’Unterhaching, club di Regionalliga, quarta serie, di un quartiere della sua Monaco. Doveva iniziare dalle giovanili (aveva già lavorato in federazione), invece si è immediatamente trovato alla guida della prima squadra.

    Si è subito distinto come al suo solito, terminando la prima conferenza dicendo di avere un impegno familiare… impellente.

    "Devo essere a scuola alle 13:30 per la riunione dei genitori. Mio figlio ha sbagliato qualcosa”.

    Martin Demichelis, ex allenatore delle giovanili del Bayern e tra i suoi primi avversari, si è chiesto: “Ma Sandro Wagner dorme?”.

    Oggi è il vice dell'Under 20 tedesca: tutto rigorosamente all'insegna del gene.

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