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igor prottiGetty Images

Igor Protti e la partita più difficile contro la malattia: “Il mio avversario è partito dal 3-0, è complicata ma ce la metterò tutta”

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Quella di Igor Protti è stata una carriera straordinaria. Bomber di razza, condivide con Dario Hubner un record straordinario, visto che sono gli unici due giocatori ad essersi laureati capocannonieri in Serie A, in Serie B e in Serie C.

Nella stagione 1995-1996 ha segnato più di tutti nel massimo campionato italiano (24 goal in 33 partite), diventando l’unico attaccante a vincere la classifica dei marcatori con una squadra, il Bari, che poi è retrocessa.

Il suo cammino nel mondo del calcio lo ha poi portato (tra le altre) anche alla Lazio, al Napoli (è stato l’ultimo a segnare in A con la maglia numero 10) e soprattutto a Livorno dove, accompagnato dal soprannome di ‘Zar’, è diventato una delle grandi leggende del club.

Oggi Igor Protti, a vent’anni dal ritiro dal calcio giocato, sta giocando la sua partita più difficile e, in un’intervista rilasciata a ‘La Gazzetta dello Sport’, ha spiegato come sta vivendo questa fase della sua vita.

  • “EMOZIONI DIFFICILI DA SPIEGARE”

    Igor Protti è tornato al Picchi per la prima partita stagionale interna del Livorno e in quella occasione ha avuto modo di ricevere l’abbraccio delle persone e dei tifosi che tanto l’hanno amato e continuano ad amarlo.

    “Le emozioni sono troppo difficili da spiegare, vanno vissute e provate in prima persona per capirle. Per me è stata una giornata molto particolare. Ci tenevo ad essere allo stadio anche se stavo sotto chemioterapia. Faccio dei cicli che durano 48 ore e mi procurano tanta stanchezza ma ci tenevo perché da quando ho annunciato la mia malattia ho ricevuto così tanta solidarietà che non mi aspettavo un’ondata di affetto del genere. Io vivo qui vicino, per me è stato più facile andare qui che altrove e ringraziare quei tifosi che sono venuti all’ospedale Santa Chiara e poi sotto casa mia con degli striscioni di incoraggiamento e vicinanza. Il pensiero del futuro c’è e mi sono detto: 'Igor, andiamo, perché è un’occasione e non si sa se ce ne potranno essere delle altre'". 

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  • “IL CALCIO E’ UNA COMUNITA’”

    Non solo i tifosi del Livorno, tanti sono quelli delle squadre che ha affrontato da avversario che si sono stretti a lui nell’ultimo periodo.

    “Certo, non posso non pensare ai tantissimi messaggi di tifosi di tante altre squadre in cui non ho giocato, alcune contro le quali ho giocato dei derby sentitissimi. E penso a quelli del Pisa, dello Spezia, del Lecce, della Roma e ne cito solo alcune. Questo mi ha confermato che il calcio è una grande comunità in cui ci sono tifoserie che la domenica tengono per la propria squadra ma c’è sempre qualcosa di più grande che unisce tutti nei momenti di difficoltà".

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  • “MIO PADRE MI HA FATTO VEDERE COME SI LAVORA”

    Protti è stato un attaccante spietato in campo, ma fuori è sempre rimasto estremamente umile. Una cosa questa figlia di un insegnamento che gli ha dato suo padre.

    “Questo Igor fatto così nasce dall’educazione che ho avuto in famiglia, in particolare da mio padre. Quando avevo 11 anni volevo il pallone di Argentina ’78 e il mio babbo per farmelo avere mi ha portato in cantiere, lui era muratore. E mi ha fatto vedere come si lavorava lì e cosa significava guadagnare qualcosa per comprare quel pallone. Dopo una settimana di lavoro ho ringraziato mio papà e gli ho detto che non lo volevo più. Ho capito quanta fatica ci poteva essere dietro quel Tango". 

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  • “SO CHE CE LA METTERO’ TUTTA”

    Protti oggi sta giocando la sua partita più difficile, quella contro la malattia.

    “Sì. Si combatte. Non so cosa succederà. Tutti mi dicono: 'Igor lotta come hai fatto in campo, segna il gol più importante', e mi fa piacere ma questa è una partita diversa. Perché quando si entrava in campo ci si guardava negli occhi da avversari con lealtà. Si partiva dallo 0-0, si metteva la palla al centro e ci si affrontava e alla fine si vedeva chi era stato più bravo. In questo caso il mio avversario si è nascosto per tanto tempo purtroppo. E la partita inizia almeno con un 3-0 per lui, quindi è complicata. Molto. Io so che ce la metterò tutta, so che gli staff del Santa Chiara di Cisanello che mi stanno seguendo faranno lo stesso e poi so che c’è anche il cielo che decide come devono andare le cose. Ho una famiglia meravigliosa, allargatissima. Ora ho una compagna ma sono rimasto in ottimi rapporti con la mia ex moglie. Ho figli, nipoti, la famiglia a Rimini con mamma, sorella, cugini, una marea di parenti che sento tutti vicini. E quello che mi fa più male è far soffrire loro".

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