Pubblicità
Pubblicità
Mike MaignanGetty/Goal

Ibra, Rabiot, Bielsa e un destino tra i pali: la storia di Maignan

Pubblicità

Sono pochi i giocatori che possono vantare due campionati vinti consecutivamente in due paesi diversi, in entrambi i casi da protagonista, in entrambi i casi non partendo come favorito. Non siamo ai livelli del Leicester del 2016 o del Montpellier del 2012, certo, ma i titoli del Lille del 2021 davanti al PSG costruito a suon di miliardi e del Milan del 2022 arrivato con una rosa ricca di giovani senza tanta esperienza ad altissimi livelli non sono arrivati partendo da favoriti. Mike Maignan ci è riuscito, facendo anche dimenticare Gianluigi Donnarumma, che nell’estate del suo addio alla maglia rossonera ha deciso di alzare il livello laureandosi miglior giocatore di Euro 2020.

Lo Scudetto al suo primo anno in Italia è l’ultimo grande traguardo, ma pur sempre parziale, del portiere 27enne, il cui percorso è iniziato ben lontano dai pali, decisamente più avanti in campo.

  • UN’INFANZIA DIFFICILE

    Maignan non ha mai conosciuto suo padre. Sin dalla sua nascita a Cayenne, la capitale della Guyana Francese, stato sudamericano incastonato nei confini brasiliani, è cresciuto con la madre, con le due sorelle e il patrigno. Si è trasferito in Francia ad 8 anni, proprio vicino a Parigi. Dove la sua vita è cambiata.

    Nel 2003 è entrato nel settore giovanile del Villiers-Le-Bel, dove ha conosciuto il suo mentore Romain Damiano, l’uomo che lo ha cresciuto non soltanto in termini calcistici.

    “Una volta mi ha fatto arrabbiare così tanto che gli ho anche strappato la licenza di gioco - ha raccontato a ‘So Foot’ - Ero il suo allenatore ma anche una specie di padre putativo per lui. Non è stato sempre semplice, ne ha combinate davvero tante, specialmente a scuola dove i suoi voti erano realmente pessimi”. 
  • Pubblicità
  • PENSARE DA GIOCATORE DI MOVIMENTO

    "Da piccolo non volevo giocare in porta con i miei amici, volevo fare goal. In effetti, nella mia testa, mi considero sempre un giocatore di movimento. Quando la mia squadra è in fase di possesso palla, prendo parte attiva al gioco, provo a creare sbocchi per i miei difensori. È solo quando la mia squadra perde palla che allora torno a sentirmi un portiere. Dopotutto, è quello il mio lavoro…”.

    Le parole di Maignan a ‘France Football’ lasciano intendere molto bene quale sia la mentalità di Maignan in campo. Recentemente durante il suo periodo di convalescenza a causa dell’infortunio al polso veniva addirittura utilizzato come giocatore di movimento durante le esercitazioni a Milanello.

    In effetti, prima di firmare col PSG giocava a centrocampo. Aveva fatto un patto con Damiano: un po’ fuori dal campo, un po’ dentro al campo. Il suo giocatore preferito: Steven Gerrard, a cui si ispirava anche nel calciare le punizioni. Quando poi ha affrontato il provino con il PSG, lo ha fatto da portiere, anche se avrebbe voluto farlo da centrocampista. Tutto sommato non gli è andata male.

  • Pubblicità
    Pubblicità
  • Maignan PSG Ligue 1Getty Images

    LE GIOVANILI AL PSG

    Kingsley Coman, Presnel Kimpembe, Adrien Rabiot, Moussa Dembelé, Mike Maignan. Questi sono solo alcuni dei ‘laureati’ dell’academy del PSG nati tra il 1995 e il 1996 che hanno formato uno dei gruppi probabilmente più competitivi nella storia del calcio giovanile europeo. Pure se rimasto senza titoli, visto che nel 2012 il campionato Under-17 francese se lo aggiudicò il Lens.

    Se però dobbiamo valutare il percorso fatto nel post-calcio, difficile ritrovare una squadra in grado di lanciare così tanti talenti arrivati ad essere al top, oltre che nel giro della nazionale francese. A proposito di maglia dei Bleus: Maignan le ha vestite tutte, completando la scalata dall’Under-16 fino all’Under-21 e alla prima squadra. Almeno una presenza per ogni fascia d’età. Spesso anzi giocando con i ragazzi più grandi. Personalità.

  • ENJOYED THIS STORY?

    Add GOAL.com as a preferred source on Google to see more of our reporting

  • SCINTILLE CON IBRA E RABIOT

    Il suo approccio con la prima squadra del PSG non è stato facile, soprattutto perché ha trascorso la maggior parte del suo  tempo tra panchina e tribuna. Non ha mai avuto a disposizione nemmeno un minuto, chiuso da Aréola, Sirigu e anche dal veterano Douchez. Laurent Blanc non lo ha mai messo in campo, ma lo ha fatto allenare con i grandi regolarmente. E tra questi grandi anche ZlatanIbrahimovic, con cui si è ritrovato al Milan, diventando Campione d’Italia. 

    “È un tipo vero che ti dice le cose in faccia” ha detto Maignan di Zlatan, “ma mi è capitato di rispondergli a tono, anche se all’epoca ero un ragazzino.

    Ricordo un allenamento, a 17 anni, al mio primo anno con i professionisti. Stava calciando pallonate a 400 all’ora, manco dovesse segnare a Buffon o a Julio Cesar. Non riuscivo a pararne nemmeno una, e allora mi dice: ‘Sei un portiere di merda’. Subito dopo gli paro un tiro. Non potevo non rispondergli… E allora gli ho detto: ‘E tu sei un attaccante di merda’. Sul momento mi ha ignorato, ma poi in spogliatoio mi ha detto che ero stato bravo, che mi apprezzava e allora ho capito che mi piaceva non solo come giocatore ma anche come persona”.

    Con Adrien Rabiot, con cui ha condiviso il percorso nelle giovanili, Maignan è arrivato quasi ale mani.

    “Ci siamo quasi menati la seconda volta che ci siamo visti. È stata colpa di una battuta che lui ha preso come mancanza di rispetto. Da allora andiamo d’accordo. È un tipo tranquillo, ma ha un carattere molto forte”.
  • Pubblicità
    Pubblicità
  • IL LILLE E BIELSA

    Nel 2015 Maignan prese la decisione di andare al Lille per provare a giocarsi una maglia da titolare. Per due anni, però, ha dovuto portare ancora pazienza. Qualche spezzone, le prime presenze, ma un ruolo di secondo dietro al veterano nigeriano Enyeama. Gli unici gettoni raccolti in concomitanza con le assenze del collega.

    A cambiare il suo destino è stato un uomo: Marcelo Bielsa. Arrivato nell’estate 2017, ha sovvertito le gerarchie scegliendo Maignan come suo portiere titolare. E anche se alla terza giornata una sua folle pallonata a Corgnet dello Strasburgo gli è costata un cartellino rosso, dal rientro è tornato tra i pali. E di fatto non ci è più uscito. Cambiati gli allenatori, non il numero uno. Maignan e altri 10.

  • Mike Maignan Lille Toulouse 01122017Getty

    I RIGORI E IL TITOLO DEL 2021

    Anche perché, tra le altre doti, ‘Magic Mike’ - soprannome ispirato al film in cui Channing Tatum interpreta uno spogliarellista - ne ha una molto particolare: para i rigori come pochissimi. In Ligue 1 ha una media clamorosa: ne ha parati 10 sui 24 fronteggiati in carriera.

    E a proposito di numeri clamorosi, nel titolo del 2021 il portiere classe 1995 è stato grande protagonista. Il tecnico Christophe Galtier non ha rinunciato a lui nemmeno per un minuto, li ha giocati tutti 3420. Come del resto era già accaduto nella stagione precedente, pure se interrotta causa Covid. Bilancio finale: 23 goal subiti, 21 clean sheet. Il titolo tra le mani.

  • Pubblicità
    Pubblicità
  • MILAN, UN NUOVO INIZIO VINCENTE

    Il resto è storia. Anzi, è presente. Il Milan, una leadership sempre più consolidata. Le sue mani sullo Scudetto. Qui abbiamo parlato di lui come ‘Tuttoportiere’ per la sua abilità coi piedi. Sì, Damiano aveva ragione. Doveva giocare in porta, ma anche a centrocampo non se la sarebbe cavata male.

    E poi la sua leadership, riassumibile in un episodio da lui stesso raccontato.

    "Ieri, quando volevo parcheggiare la mia auto allo stadio il posteggiare mi ha risposto: 'Mi dispiace, ma oggi la tua auto deve rimanere fuori! Questa è la casa dell'Inter questo weekend!'. E io: 'Hai appena cambiato l'arredamento senza il mio permesso! San Siro mi è stata presentata come la casa del Milan!’"

    Magic Mike si è preso il Milan

0