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Hubner Sorondo Inter Piacenza 2002Getty

Gonzalo Sorondo, 'l'erede' di Blanc che l'Inter pagò 18 miliardi di lire

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Fare calciomercato non è un mestiere semplice, soprattutto quando si tratta di pescare giovani talenti (o presunti tali) in bacini geografici completamente estranei rispetto a quello di appartenenza: spesso si rischia di andare incontro a veri e propri salti nel vuoto, a scommesse già perse in partenza nonostante gli ‘ingannevoli’ report positivi stilati dagli osservatori.

E’ esattamente ciò che accade agli operatori di mercato dell’Inter nell’estate 2001, ammaliati da un lungagnone dalla chioma folta e splendente, rispondente al nome di Gonzalo Sorondo Amaro: un ‘avvertimento’ contenuto nel nome completo del giocatore, non colto dall’Inter che all’epoca è alla frenetica ricerca di un sostituto di Laurent Blanc, ormai agli ultimi scampoli di una carriera vincente.

Purtroppo per l’Inter, quell’intuizione si rivelerà un fallimento totale: 12 presenze totali nella stagione 2001/2002, addirittura nessuna in quella successiva, prima dell’addio dapprima in prestito e poi definitivo, avvenuto col trasferimento al Charlton in Inghilterra. Una separazione tutt’altro che dolorosa: anzi, oseremmo dire quasi liberatoria per quel che riguarda la società nerazzurra.

  • Sorondo UruguayGetty

    L’ESPLOSIONE IN URUGUAY: ANNULLATO IL 'BAIXINHO' ROMARIO

    Gonzalo Sorondo nasce a Montevideo il 9 ottobre 1979 e, fin dall’età di 14 anni, è parte integrante del Defensor Sporting, squadra locale in cui debutta a livello professionistico: complice il contesto non eccelso tecnicamente parlando, si impone fin da giovanissimo diventando ben presto una colonna della ‘Violeta’.

    Un’esplosione che va di pari passo con l’avventura in nazionale uruguaiana: prima con l’Under 20, poi con quella maggiore con cui disputa una grande fase di qualificazione ai Mondiali in Giappone e Corea del Sud del 2002, strappata grazie al successo nel playoff intercontinentale contro l’Australia.

    Sorondo è uno dei titolari fissi della squadra guidata da Daniel Passarella in un primo frangente e da Victor Pua in un secondo, ma è una partita in particolare a convincere definitivamente l’Inter ad affondare il colpo per il suo acquisto: il 1° luglio 2001, a Montevideo, va in scena Uruguay-Brasile, decisa da una rete dell’ex Torino Federico Magallanes.

    A prendersi tutte le luci dei riflettori è però proprio Sorondo, autore di una prestazione mostruosa nella difesa a tre completata dallo juventino Paolo Montero e da Gustavo Mendez: l’avversario da marcare è un certo Romario che, seppur 35enne, resta una minaccia in piena regola per qualsivoglia difensore.

    Il campione brasiliano è seguito come un’ombra da Sorondo che lo annulla completamente, strappando valutazioni più che positive agli uomini di mercato dell’Inter: il momento per affondare il colpo è ormai maturo ma, all’orizzonte, si profila un duello niente di meno che col Real Madrid.

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  • IL ‘COLPO’ DI MORATTI: 18 MILIARDI PER REGALARLO A CUPER

    In quel periodo l’Inter è alle prese con una profonda fase di ristrutturazione, a partire dalla panchina con la nomina di Hector Cuper dopo il non esaltante interregno di Marco Tardelli: in difesa, invece, c’è da acquistare un sostituto di Laurent Blanc, ormai 35enne e destinato ad un ultimo biennio di carriera col Manchester United.

    Il francese, contrariamente alle previsioni, si ritaglierà il suo spazio all’interno di una squadra capace di vincere la Premier League nella stagione 2002/2003, ultima soddisfazione con gli scarpini ai piedi prima dell’inizio della carriera da tecnico.

    Per questo delicato passaggio di consegne l’Inter sceglie Sorondo, valutato 18 miliardi di lire dal Defensor Sporting: i nerazzurri riescono a spuntarla sul Real Madrid che, al termine di quell’annata, si laureerà campione d’Europa grazie all’eurogoal di Zinedine Zidane nella finalissima contro il Bayer Leverkusen.

    Tutt’altro destino per Sorondo, le cui prime parole da nerazzurro rispecchiano la responsabilità di sostituire al meglio un collega di assoluto prestigio internazionale.

    “Per me è un onore entrare nella rosa dell’Inter al posto di un monumento del calcio come Blanc. Un motivo in più per dare sempre il massimo e meritarmi la fiducia dell’allenatore”.

    Dichiarazioni ‘normali’ da parte di un difensore che ben presto si rivelerà uno dei flop più totali della storia interista.

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  • ERRORI IN SERIE: 12 PRESENZE IN 2 ANNI

    L’esordio di Sorondo è in un Roma-Inter 0-0 del 17 novembre 2001, quando subentra a Dario Simic nei minuti finali: col passare delle settimane, Cuper gli concede un minutaggio sempre più elevato, salvo poi rendersi conto dell’incompatibilità tra il livello della Serie A e la dimensione dell’uruguaiano.

    Nel primo match disputato da titolare a Brescia, Sorondo si perde Tare nell’azione del momentaneo 1-1 delle ‘Rondinelle’, alla fine sconfitte grazie a Christian Vieri. Non va meglio sei giorni più tardi in occasione del k.o. interno contro la sorpresa Chievo - capace di sbancare San Siro – ma è in casa del Piacenza - due giorni prima di Natale - che le critiche rivolte a Sorondo assumono le sembianze di insulti da parte dei tifosi.

    Nonostante la superiorità numerica, l’Inter fatica enormemente per battere i biancorossi, puniti da un sigillo del solito Vieri nel finale: sul risultato di 1-2, però, Sorondo la combina grossa consegnando il pallone con un rinvio errato e maldestro a Tosto, lesto nel servire in profondità Gautieri che si invola per superare Toldo con un diagonale.

    Da quel momento, Sorondo scenderà in campo soltanto in altre sei circostanze, compresa la trasferta di Verona contro lo spauracchio Chievo il 21 aprile 2002: un goal di Federico Cossato in pieno recupero negherà la vittoria ai nerazzurri, due settimane prima del disastro andato in scena all’Olimpico che regalerà lo Scudetto alla Juventus, facendo scivolare l’Inter dal primo al terzo posto.

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  • I PRESTITI, L’ADDIO E IL FINALE DI CARRIERA NELL’INTER BRASILIANA

    Sorondo fa parte, soltanto in maniera formale, della rosa dell’Inter nella stagione 2002/2003: nessuna presenza ufficiale e cessione inevitabile, anche se trovare un acquirente disposto ad accollarsi la cifra del cartellino si rivela una missione praticamente impossibile.

    Nell’estate del 2003 Sorondo si trasferisce in prestito allo Standard Liegi in Belgio, mentre l’anno successivo è il turno degli inglesi del Crystal Palace. Finalmente, a luglio 2006, l’Inter si ‘libera’ (seppur a parametro zero) di Sorondo che rimane in Inghilterra, ma con la maglia del Charlton che gli offre un contratto dopo l’iniziale prestito: lo score parla di sole nove presenze in una stagione e mezza, un ruolino fallimentare.

    Per Sorondo non c’è altra scelta se non tornare in patria al suo Defensor Sporting, forse l’unico posto in cui ancora gode di una certa credibilità. Quattro mesi di parziale ‘risveglio’ che inducono l’Internacional di Porto Alegre a dargli una possibilità di riscatto: in Brasile Sorondo è tormentato dai problemi fisici, ma l’exploit del 2010 con la conquista della Copa Libertadores gli regala un finale di carriera sotto una luce diversa.

    Per ironia della sorte, nel dicembre 2010 si gioca il Mondiale per Club e c’è il rischio concreto di affrontare la sua ex Inter, nel frattempo diventata campione d’Europa e reduce dal passaggio di testimone in panchina tra José Mourinho e Rafael Benitez. I nerazzurri rispettano i favori del pronostico eliminando i coreani del Seongnam in semifinale, mentre l’Internacional cade clamorosamente contro i congolesi del Mazembe: l’attesa ‘reunion’, insomma, sfuma come una bolla di sapone.

    Nel 2012 Sorondo è svincolato, ma c’è la possibilità di una nuova esperienza in Brasile con l’altra società di Porto Alegre, il Gremio: le visite mediche non vanno però a buon fine, a causa dei fastidi al ginocchio che non gli danno tregua. Saranno proprio essi il motivo del ritiro definitivo nell’estate del 2013, dopo un altro ritorno al Defensor Sporting caratterizzato da zero apparizioni.

    La conclusione peggiore per una carriera di ben altro tenore rispetto alle previsioni iniziali per ‘l’erede’ di Blanc all’Inter, col senno di poi designato con fin troppa superficialità.

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