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Golazo - La sinfonia dell’ex Reggina Mozart: tra calcio e cachaça, sta diventando Mister Promozione

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L’uomo della storia rischia di scriverla di nuovo, la storia. Anche se, questa volta, in tono leggermente minore rispetto a quasi 12 mesi fa. Una sinfonia che sta diventando un crescendo, una carriera di allenatore finalmente indirizzata sulla strada giusta. Perché oggi Mozart Santos Batista Junior, per tutti Mozart, personaggio che in Italiaconosciamo in altre vesti, sta diventando davvero qualcuno nella sua seconda vita: un allenatore di successo.

Difficile che il nome in questione non riporti alla mente qualche ricordo nostalgico. Il Mozart in questione è proprio lui, l’ex Reggina. 46 anni a novembre, oggi allena il Coritiba, nella Serie B brasiliana. Se in campo è stato il metronomo dei calabresi per cinque stagioni ed erede di Andrea Pirlo sullo Stretto, avendo indossato la maglia amaranto tra prima e seconda serie dal 2000 al 2005, oggi si sta allo stesso modo facendo un nome. In panchina, stavolta. E proprio nella squadra che ha sempre tifato sin da quando era bambino.

Mozart è primo in classifica col Coxa, nobile decaduta del pallone brasiliano che negli ultimi anni ha spesso fatto su e giù tra A e B. Il grande obiettivo si chiama promozione, alla portata nonostante qualche impaccio recente. Sarebbe un bel bis dopo quella, leggendaria, ottenuta un anno fa col piccolo Mirassol.

Il tutto mentre l’ex reggino vive pure una vita parallela lontano dal calcio: da anni è infatti produttore di cachaça, il distillato nazionale brasiliano. E se la cava con successo anche lì.

  • Mozart Gattuso Reggina MilanGetty Images

    MOZART E LA REGGINA

    Il nome di Mozart è legato in maniera strettissima a quello della Reggina. Non solo le cinque stagioni sullo Stretto, tra le più belle della storia del club amaranto, nelle quali il mancino ha collezionato quasi 150 presenze conquistando una promozione e tre salvezze di fila dopo la retrocessione del 2001: i libri di storia raccontano anche di un fugace ritorno da allenatore, anche se solo in seconda, nello staff dell’ex compagno Ciccio Cozza.

    La stagione è il 2014/2015. La Reggina è in Serie C dopo la caduta dalla B dell’annata precedente. Nella rosa amaranto compare gente che diventerà nota: Giovanni Di Lorenzo in primis, ma anche Roberto Insigne, il fratello di Lorenzo. Oltre al vecchio David Di Michele, tornato dal Chievo per dare una mano dopo gli anni della Serie A.

    Proprio la Reggina è uno dei primi club che decidono di dare fiducia a Mozart, avviandolo verso una nuova direzione. Non va benissimo, l'esperienza dura poco, ma tutto si consolida lì. L’ex giocatore aveva cominciato in un paio di piccoli club brasiliani, il Canoinhas e il Jaraguá, prima di lasciarsi trasportare dal richiamo dell’Italia. Paese nel quale, peraltro, aveva militato anche con la maglia del Livorno (2009/2010). Quindi il ritorno in patria nel 2015, a Curitiba e col Coritiba, la squadra in cui 15 anni prima aveva esordito da calciatore, stavolta come allenatore delle giovanili e poi assistente.

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  • IL MIRACOLO MIRASSOL

    Il capolavoro di Mozart si chiama Mirassol. È un piccolo club dello Stato di San Paolo che nel corso della propria storia non ha vinto rigorosamente nulla. E che prima del suo arrivo non era mai riuscito a toccare la vetta più ambita: giocare in Serie A a livello nazionale, non soltanto statale.

    Il miracolo avviene alla fine del 2024. Le strade di Mirassol e di Mozart si sono incrociate un anno e mezzo prima, e per l’ex reggino è stata una benedizione: arrivava da una serie di lavori lasciati a metà, tra CSA e Chapecoense, Guaraní, Atletico Goianiense e persino il Cruzeiro, altro gigante che ai tempi (2021) stava cercando senza troppi esiti di liberarsi dalle sabbie mobili della Serie B. Un esonero di qua, un addio volontario di là. A volte dopo meno di un paio di mesi, come accaduto proprio al Cruzeiro. Tipico del calcio brasiliano.

    Mozart e il Mirassol sfiorano la storica impresa già al primo anno, nel 2023. Ma i gialloverdi si fermano a un passo dal sogno, al sesto posto finale della classifica, con un solo punto di ritardo dal quarto occupato da Criciuma e Atletico Goianiense. “In altre stagioni il nostro percorso sarebbe stato da promozione”, dice il tecnico dopo la partita finale, inutilmente vinta per 1-0 sul campo del Tombense.

    12 mesi dopo, la rivincita è totale. Questa volta no, la promozione in Serie A non sfugge al Mirassol. Che sotto la guida di Mozart fa addirittura meglio rispetto alla stagione precedente, chiudendo al secondo posto dietro al Santos ma davanti ad altre realtà consolidate come Sport e Ceará. Questa volta all’ultima giornata le lacrime sono solo di gioia: il Mirassol batte 1-0 la Chapecoense e scrive la storia. Mozart era già finito sulle copertine una settimana prima dopo un pareggio esterno con l’Operario, correndo sotto il settore dei propri tifosi, togliendosi la maglia e sventolandola senza freni.

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  • IL SOGNO DEL BIS

    Che Mozart non sia un personaggio banale, è dimostrato da quanto avviene subito dopo la promozione. Dopo aver portato il Mirassol a giocarsela con le migliori del Brasile, conferma la decisione già presa da tempo di fare un passo indietro e di tornare in quella Serie B che ha appena abbandonato.

    Il richiamo del Coritiba, che nel 2024 ha chiuso dodicesimo con ben 17 punti in meno rispetto al suo Mirassol, è troppo forte. Il Coxa è in crisi, i tempi del trionfo nazionale del 1985 sono un ricordo sbiadito. Due giorni dopo la vittoria contro la Chapecoense, Mozart è già a Curitiba per firmare con la sua ex squadra. "Sarebbe stato comodo per me rimanere al Mirassol - spiega al momento della presentazione - Quando me ne sono andato da qui nel 2020 il mio desiderio era quello di restare, ma Dio aveva altri piani".

    Non tutto va secondo i progetti. Non va secondo i progetti il Campionato Paranaense, che vede il Coritiba eliminato dal Maringá già ai quarti di finale. E non va secondo i piani il cammino in Copa do Brasil, che si interrompe quasi subito per mano del piccolo Ceilandia. La pressione su Mozart aumenta, il flop sembra inevitabile, le voci di esonero si accumulano così come le proteste dei tifosi. Ma quando inizia la Serie B nazionale tutto cambia.

    Tra tante vittorie e qualche passo falso, il Coritiba si posiziona immediatamente nella parte alta della classifica. Alla fine di giugno tocca l'apice, espugnando per 1-0 il campo dell'Athletico Paranaense in un derby sempre sentitissimo. Settembre non è un mese semplice: Mozart e la sua squadra inciampano qualche volta di troppo, la pressione della gente torna a farsi forte, ma in qualche modo il Coxa è primo in classifica dopo 30 giornate, ben saldo tra le prime quattro e in pienissima corsa promozione.

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  • MISTER QUALCUNO

    E dire che Mozart, fino a qualche anno fa, in Brasile lo conoscevano in pochissimi. A dispetto di quell'apelido così bizzarro, derivante dal nonno compositore, e nonostante in Europa e in Serie A si sia ben presto fatto un nome.

    Il motivo? In patria, in pratica, non ci ha mai giocato. Ha esordito col Coritiba, ben presto si è trasferito al Flamengo. Coi Rubronegros ha vinto due volte Statale di Rio, si è messo in mostra, e così ecco la chiamata della Reggina. Per i brasiliani Mozart è diventato sostanzialmente un Signor Nessuno, tanto che quasi tutti hanno scordato la brevissima parentesi verso la fine carriera col Palmeiras: tre mesi nel 2009, da aprile a luglio, prima di tornare nel nostro paese per rispondere alla chiamata del Livorno.

    Da Signor Nessuno, oggi Mozart sta diventando Mister Qualcuno. In un paese calcistico sempre più dominato dall'invasione di allenatori portoghesi (l'apripista vero è stato Jorge Jesus al Flamengo nel 2019), argentini e perfino italiani (Davide Ancelotti al Botafogo), l'ex reggino rappresenta una delle non molte speranze autoctone.

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  • TRA CALCIO E LIQUORI

    In tutto questo, Mozart si è costruito anche una seconda carriera lontano dal calcio. Quasi una quindicina d'anni fa è diventato infatti un produttore di cachaça, distillato ottenuto dal succo di canna da zucchero allo stato grezzo prodotto solo in Brasile. Ha deciso così di seguire le orme della famiglia della moglie, impegnata proprio in questo settore.

    L'interesse per il ramo alcolico nasce già nel 2005, quando Mozart gioca in Serie A e indossa la maglia della Reggina. Sette anni più tardi, una volta appese le scarpe al chiodo e in attesa di diventare allenatore, l'ex amaranto diventa il principale azionista della Porto Morretes, azienda produttrice di cachaça che ha sede a Morretes, nello Stato del Paraná di cui è originario proprio lo stesso Mozart.

    "Vivevo già a Morretes, in quanto mia moglie è nata proprio lì - raccontava ai tempi l'ex amaranto alla Gazeta do Povo - Inoltre la sua famiglia è sempre stata coinvolta nell'attività, con oltre cento anni di tradizione nella produzione della cachaça. Non avevo molta esperienza, ma mi sono circondato di persone competenti e mi sono sempre assicurato di fare tutto nel rispetto della legge, delle tasse, di tutto".

    Per la cronaca, qui la storia si è fatta davvero seria: la cachaça di Porto Morretes è già stata eletta la migliore del Brasile, venendo pure premiata nel 2023 a un concorso internazionale tenutosi a Bruxelles. Come a dire che "cachaceiro", epiteto brasiliano tipico nei confronti di quei calciatori accusati di amare la vita notturna, nel suo caso non può essere considerato un insulto.

  • Mozart RegginaGetty Images

    FUTURO AMARANTO?

    Se l'obiettivo presente di Mozart è doppio, ovvero portare nell'élite del calcio brasiliano anche il Coritiba e continuare a far crescere la propria azienda, il sogno nel cassetto da lui stesso mai nascosto è un altro: sedersi un giorno sulla panchina della Reggina. Ovvero la squadra che per più tempo ha difeso in carriera, cinque anni, più del complicato quadriennio trascorso a Mosca con la casacca dello Spartak.

    "L'esperienza del 2014? Non lo rifarei - ha raccontato nel 2020 alla Gazzetta dello Sport - Eravamo io e Ciccio Cozza, la coppia d’oro dei bei tempi, ma non andò come speravo. Lo ammetto, fu anche colpa mia: non ero pronto, avevo troppa fretta di far bene e di impormi, quando in realtà non avevo esperienza. Scelsi col cuore e non con la testa, ma sogno di allenarla". Diceva poi il brasiliano ai tempi che "spero salga in A. Perché tra qualche anno mi vedo lì con la mia gente".

    Mozart non c'era al terzo raduno estivo di Operazione Nostalgia andato in scena all'inizio di settembre proprio al Granillo. L'evento si è svolto sabato 6; meno di 24 ore prima il suo Coritiba scendeva in campo al Couto Pereira, demolendo per 4-0 la Ferroviaria, con l'ex amaranto regolarmente in panchina. La scusa per non esserci, insomma, era più che valida.

    C'erano tanti compagni dell'epoca d'oro targata Lillo Foti: da Taibi ad Amoruso, passando per l'amico Cozza, Vargas, Di Michele, Brienza. Un pezzo di Reggina che non c'è più, che oggi cerca una via d'uscita dalla Serie D, che spera un giorno di rinascere davvero e di rivivere il sogno della Serie A. Magari con in panchina un cachaceiro che, anche dall'altra parte del mondo, non l'ha mai dimenticata.

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