Per descrivere il periodo d’oro di Birsa al Chievo basta questa frase di Sergio Pellissier, pronunciata nel corso di un’intervista concessa a ‘La Gazzetta dello Sport’.
“Birsa al Milan potrebbe giocarci ancora e bene”.
Il contesto è l’ottobre 2017, ormai tre anni dopo l’addio al Milan e la consapevolezza di non aver sfruttato al massimo la chance a tinte rossonere. Parole non banali, che testimoniano il segno lasciato dallo sloveno in gialloblù: 18 goal in 163 apparizioni, prima del divorzio nel gennaio 2019 quando la stagione del Chievo (alla fine arriverà la retrocessione) è già ampiamente compromessa.
Il feeling di Birsa con l’ambiente clivense si può quasi toccare con mano ed è tutto lì, nelle giocate d’alta scuola con cui delizia i suoi tifosi: non quelli dell’Inter, puniti addirittura con una doppietta il 21 agosto 2016, risultato che affossa la creatura di Frank De Boer alla prima uscita ufficiale dopo un’estate tormentata.
Una gioia immensa, mai provata nell’ultima tappa della carriera, il Cagliari: teoricamente durata due anni e mezzo, in pratica uno e mezzo, visto che ai nastri di partenza della stagione 2020/2021 a Birsa viene comunicato di non essere più parte del progetto con Eusebio Di Francesco in panchina. Lo sloveno resta fuori rosa, fino alla risoluzione del contratto che sancisce il divorzio definitivo a novembre 2020: di squadre interessate a lui, però, nemmeno l’ombra.
Birsa capisce che la corsa è finita, che il tempo sui campi da calcio è giunto al termine: l’annuncio del ritiro sui social è la logica conseguenza del momento.
“È arrivato il momento di annunciare la fine della mia carriera da calciatore. Lo faccio con la serenità e l’orgoglio, che derivano da quanto mi ha dato questa meravigliosa esperienza sportiva e di vita. In qualsiasi città, con qualsiasi maglia, ho dato sempre tutto me stesso con impegno e amore. Voglio ringraziare tutte le persone che mi hanno accompagnato in questo lungo e bellissimo viaggio: i presidenti, gli allenatori, i dottori e fisioterapisti, magazzinieri, tutte le persone che lavorano in società e i tanti tifosi delle squadre nelle quali ho giocato. Porterò un ricordo nel cuore di tutte queste persone che mi hanno sempre voluto e sostenuto. Poi i miei compagni di squadra, persone meravigliose con le quali ho lottato, sofferto e gioito insieme. Grazie agli amici di sempre, che in ogni momento mi sono stati vicini. E il GRAZIE più grande va alla mia famiglia, per avermi sempre supportato e sostenuto. A tutti voi un grande abbraccio! E grazie per l’affetto!”.
Un’uscita dalle scene nel silenzio più completo, nella quasi totale indifferenza di un mondo che sa essere riconoscente ma anche terribilmente spietato: ed ecco la scritta ‘the end’, a caratteri cubitali, a campeggiare sui titoli di coda della carriera di Birsa, lo sloveno dai piedi magici.