"Non voglio dire di aver ottenuto il massimo, ma non ho nulla da rimproverarmi. Forse ho iniziato il calcio professionistico troppo tardi”.
Così Giuseppe Reina ha sintetizzato la sua carriera nel 2005 in un’intervista rilasciata a ‘Der Spiegel’, in cui ripercorreva le tappe del suo viaggio nel mondo del calcio. Era cominciato, come quasi sempre, da bambino a Unna, la sua città natale, nella Renania-Settentrionale Vestfalia, qualche chilometro a est di Dortmund. Il Königsborner SV è stata la prima squadra a livello dilettantistico, mentre chi prima di tutti ha creduto in lui da professionista è stata l’SGWattenscheid, oggi in quarta serie ma al tempo ‘ascensore’ tra le prime due divisioni.
Le sue prestazioni in seconda serie spinsero l’ArminiaBielefeld a puntare forte su di lui: furono probabilmente i suoi migliori anni, due in Bundesliga e uno in Zweite. Era rimasto nonostante la retrocessione per la forza del gruppo che si era creato, l’alchimia di una squadra che è rimasta nel cuore di molti. Reina era uno dei protagonisti di quel gruppo, uno degli attori principali, e non sembra affatto casuale che dopo tre stagioni da titolarissimo, con 22 gol e 10 assist in oltre 100 presenze in una squadra di bassa classifica, arrivò a bussare alla sua porta il Borussia Dortmund.
Era una squadra che stava vivendo dei cambiamenti, rispetto alla Champions League vinta nel 1997 aveva avviato una ristrutturazione puntando su volti nuovi, come appunto Reina. Che nelle prime due stagioni batteva le corsie cercando l’uno-contro-uno in velocità, sfruttando la sua potenza fisica e i suoi mezzi. Era nel momento migliore della sua carriera: la stagione 2000/01 con MatthiasSammer in panchina la chiusa con 10 gol e 6 assist.
Sembrava scritto che persino nella seguente sarebbe stato tra i protagonisti, nonostante la faraonica campagna acquisti che portò in un colpo solo in giallonero Marcio Amoroso, Ewerthon e Jan Koller, senza dimenticare TomasRosicky arrivato qualche mese prima. Un attacco totalmente ristrutturato in cui Reina comunque poteva ancora trovare spazio, se non fosse che proprio in quella stagione iniziò a flirtare coi problemi fisici.
Quell’anno il Bvb vinse il titolo trascinato da Amoroso, capocannoniere (e giocatore più costoso della storia della Bundesliga a quel tempo). Reina gli faceva da traduttore: Marcio parlava italiano e Giuseppe era uno dei pochi a padroneggiare la lingua in spogliatoio. Di fatto fu il suo unico ruolo fino all’inverno del 2004, quando lasciò i gialloneri dopo 114 presenze, un titolo di campione nazionale, tanti probemi fisici, e un faccia a faccia con Oliver Kahn che molti tifosi non hanno dimenticato, per accasarsi all’Hertha Berlino.
Per i primi due due mesi le cose andarono bene, poi di nuovo la sfortuna. Rottura del legamento crociato nell'aprile 2004. E via ad altri problemi in serie, fino al punto in cui la società decise di non rinnovagli il contratto in scadenza nell’estate 2005.
L’ultimo anno doveva trascorrerlo a Cipro con l’OmoniaNicosia (“ero già sull’aereo” aveva raccontato a ‘Der Spiegel’) con lo SportfreundeSiegen, in seconda serie, dove era arrivato per sostituire Patrick Helmes, giovane promessa del calcio tedesco, ex nazionale che ha fatto molto bene tra Colonia e Leverkusen. In Zweite per la prima volta in assoluto. Certo la sua auto di extralusso sfigurava un po’ in confronto alle utilitarie dei compagni. Viveva a Unna, la sua città natale, e andava a Siegen ogni giorno in auto sparandosi cento chilometri al giorno, ma poi "ogni volta che arrivavo dall'allenamento, il serbatoio era vuoto. E in questo momento non guadagno così tanti i soldi da potermelo permettere”.
Non è mai riuscito ad arrivare in nazionale: in compenso nel 1999 fu convocato per una partita della Germania A2, una specie di seconda squadra, un esperimento voluto dalla federazione in seguito alle prestazioni deludenti al Mondiale del 1998. Non qualcosa di nuovo, visto che anche altre nazionali avevano il proprio corrispettivo ‘B’, ma che per la Germania durò proprio poco. Reina ne giocò una, nel settembre 1999, contro la Francia.