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Dovani RosoGetty/Youtube/GOAL

Giovanni Rosso, l'idolo di Israele: dal calcio ai reality show

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Da quando, nel 2008, Đovani Roso ha lasciato il calcio, prima israeliano ed infine croato, ha fatto di tutto. Ha cercato di dimenticare il pallone giocato, regalando le vecchie maglie accumulate durante la sua carriera. 200 casacche in un borsone, come da sua ammissione, donate ai tifosi. Non ha intrapreso la via di allenatore o dirigente, ma in parte la sua vecchia occupazione fa ancora parte della sua vita.

Nel 2019 era stato assunto dal Maccabi Haifa come mental coach. Non proprio qualcosa di comune per un ex calciatore tra i più famosi in Israele, spesso nel giro della Nazionale croata. Più comunemente, in qualche circostanza ha svolto il ruolo di opinionista televisivo. Alternandolo però ai lavori in radio con la moglie e alle esperienze, vincenti, in alcuni reality show.

Un uomo, due nomi. Perché chiamare Đovani Roso è come chiamare Giovanni Rosso. Due entità no, stessa persona. Un ex trequartista con una buona tecnica, idolo in Israele più che nella natia Croazia.

Desiderio di migliaia di persone per un look, capello lungo e sguardo ammiccante, derivante da un mix croato-italiano: per questo Giovanni Rosso, divenuto però anche Đovani Roso nella sua Spalato, dove nasce nel 1972.

  • LA CARRIERA DI DOVANI

    Dovani, Giovanni. Chiamatelo come vi pare. Non proprio la figura più conosciuta nel calcio anni 2000. Certo, dipende a chi lo si chiede. Perché la perplessità di quel nome sarà visibile nei volti dei tifosi tedeschi, spagnoli e italiani, nonostante un nome tipicamente e comunemente legato al Bel Paese.

    D'altro canto Roso, Dovani, Giovanni o Rosso porteranno ai più svariati racconti dei tifosi israeliani e un interesse particolare di quelli croati, che hanno avuto modo di vedere all'opera un ragazzo dotato di talento durante i primi anni in patria, ma anche a margine delle partite della Nazionale e infine nell'ultimo anno di carriera, di nuovo a Spalato.

    Roso ha legato la sua era calcistica come trequartista ed esterno destro a due soli campionati: la Prva hrvatska nogometna liga, massimo torneo croato, e la La Ligat Ha'Al, massimo torneo d'Israele.

    Dal 1992 al 2009, Roso è cresciuto, maturato, preso le proprie strade, puntando a diventare cittadino altrove senza riuscirci. Sangue italiano, nazionalità croata, ma cuore israeliano che non ha mai nascosto.

    Partito dallo Zara prima e dall'Nk Zagabria, finirà per caso all'Hapoel Be'er Sheva nel 1996, senza più lasciare il calcio israeliano. Inizialmente verso il Marsiglia, subirà un infortunio che lo trasporterà in un calcio infinitamente meno importante. Non andrà più via, almeno fino al rapido e finale anno in Croazia. In mezzo l'Hapoel Haifa, il Beitar Gerusalemme, il Maccabi Haifa e il Maccabi Tel Aviv. Insomma, il meglio del paese. O come direbbero i locali, in ebraico,הכי טוב.

    "Avrei potuto giocare con club più importanti e in tornei più importanti? Non mi pento, ma di una cosa sì. Perché non sono venuto in Israele all'età di 18-19 anni?".

    Amore puro, eterno.

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  • MACCABI ED EUROPA

    Nel suo periodo israeliano con i team d'élite, Dovani ha potuto mettere in mostra tutte le qualità da fantasista. La sfrontatezza del sangue latino unita alla decisione croata. Un mix che avrebbe potuto sfondare anche all'estero, senza che ciò si sia mai verificato: Roso si innamorerà talmente tanto di Haifa, Gerusalemme e di ogni grande città del paese da non volerla più lasciare.

    Saranno i tifosi del paese a goderne e gli avversari in Europa a considerarlo come massimo pericoloso con cui fare i conti. Sarà legato specialmente al Maccabi Haifa, tra il 2001 e il 2005 prima e nel 2007/2008 poi, con il quale riuscirà a prendere parte a diverse stagioni del calcio europeo.

    Nei bar di Haifa, nelle pagine nostalgia del calcio Maccabi, ancora si racconta ad esempio del 2002/2003, fase a gironi di Champions.

    Schierato come esterno destro nel 4-5-1 di mister Shum, Roso sarà parte essenziale della doppia vittoria nella fase a gironi contro Manchester United ed Olympiakos, entrambe schiantate per 3-0.

    Nonostante quattro assist di Rosso e due vittorie, il Maccabi verrà comunque eliminato ai gironi, senza più avvicinarsi alla fase ad eliminazione diretta. E con tale uscita di scena, anche le possibilità di Dovani si sgretoleranno, riuscendo comunque ad ottenere la convocazione in Nazionale, in cui, tra il 2002 e il 2004, avrà modo di essere uno dei giocatori più tecnici ed affidabili.

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  • TRA ISRAELE E CROAZIA

    Cinque volte Campione d'Israele, due volte eletto miglior giocatore del campionato, Roso chiederà insistentemente di giocare per la Nazionale israeliana prima di accettare quella croata. Sei anni dopo il suo arrivo a Beer Sheva, presentò domanda al ministero dell'Interno: la richiesta di naturalizzazione venne respinta, portando così Dovani a puntare sulla patria.

    Eppure il desiderio di restituire qualcosa ad un paese che lo aveva eletto Re non lo abbandonava, tanto da richiedere la naturalizzazione nel 2005 dopo il periodo croato. Altro no, ma status di residente permanente. Un no che ormai non influiva sulla sua carriera in Nazionale, vista la regola FIFA del no - con dovute eccezioni - alle gare con due rappresentative diverse.

    Di certo Giovanni Rosso ha sempre oscillato tra l'amore per la patria natia e la patria acquisita. Basti pensare al Mondiale 2018, quando il suo tifo per la Nazionale croata è diventato virale sul web. Ha trascinato i colleghi opinionisti in studio con cori, ha vestito i presenti con foga, facendoli indossare i colori a scacchi bianco e rossi.

    In un Mondiale storico per la Croazia, riuscita ad arrivare in finale per la prima volta nella sua storia, Roso si è fatto conoscere ai tifosi più giovani, che hanno applaudito il suo comportamento nei commenti di ogni social esistente: fieri di lui, andati oltre il solo biennio in Nazionale ed un carriera quasi interamente passata in Israele.

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  • COVER DI FIFA

    In un campionato israeliano che eccetto pochi casi non ha mai avuto grandi icone, il volto di Roso, la sua tecnica ed una vita spesso nella lente del gossip per infuocate relazioni amorose, hanno portato migliaia di giovani e non solo ad idolatrarlo.

    Tanto che per FIFA 2000, uno dei primi capitoli della serie EA Sports, sarà scelto per la cover israeliana: vestito di rossonero, maglia dell'Hapoel Haifa, Roso diventerà un pezzo da collezione ancora ricercatissimo sul web.

    L'edizione 2000 vedrà i più svariati protagonisti: da Campbell a Nakata, da Guardiola a Montella. Tutti simboli nostalgici per i tifosi dei grandi campionati d'Europa, per cui Giovanni Rosso è forse un nome sentito per sbaglio, senza mai renderlo veramente un interprete di cui sentire la mancanza.

    A differenza dei tifosi israeliani, del popolo di Haifa, Gerusalemme, Tel Aviv e Beer Sheva.

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  • SFONDARE NEI REALITY SHOW

    Anche perché Giovanni Rosso è ormai nella vita di milioni di israeliani oramai da tre decenni. Prima come giocatore, dunque come opinionista e ora come conduttore radiofonico insieme alla moglie Maya Fishel.

    La relazione con la Fishel è stata tra l'altro terreno fertile per il gossip, visto l'inizio nel 2000 quando era ancora sposato con la moglie croata. I due hanno rilasciato molte interviste riguardo la loro routine e partecipato al reality show Vip Winning Couple. Insomma, Roso è diventato un volto noto per diverse categorie di persone.

    Anche perché Roso è riuscito a conquistare la seconda stagione del reality israeliano Hisardut VIP, una sorta di Isola dei Famosi. Amatissimo, ha sbaragliato la concorrenza di 18 celebrità ed ottenendo in finale il numero massimo di voti da tutti e sette i giudici.

    Se vi interessano i reality e questo tipo di televisione, sappiate che solamente in un'edizione i giudici hanno votato all'unanimità: in occasione del successo di Dovani Roso, amato da chiunque.

  • LA PARABOLA

    Giovanni Rosso il più bello, il più buffo, il più forte. Tutti lo vogliono, lo volevano. Desideravano essere come lui. Ma la sua vita è stata dura, durante l'infanzia.

    Sei fratelli, la guerra, un padre stremato dal lavoro in fabbrica. Le bombe, poco da mangiare. E il calcio come unico svago: i fratelli più grandi giocavano, il padre chiedeva che venisse portato anche Giovanni. E Giovanni si dimostrò essere il migliore.

    "La mia partita migliore? Mi divertivo più a scuola con gli amici, dico sempre" racconta Rosso a 'Sport5'."La guerra? Avevamo una casa al settimo piano e all'improvviso senti gli aerei e boom boom. La mamma dice: dai Giovanni, scendi. E io le dico solo che voglio dormire. Ricordo che avevo 18 anni, c'era l'allenamento e subito dopo le bombe in mezzo al campo. Siamo stati fortunati, ma diciamo che per due mesi non c'erano acqua ed elettricità e mio fratello era in guerra. Quello che ha sofferto di più è stato lui".

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  • GIOVANNI

    Nonostante sia per molti Dovani Roso, Giovanni Rosso ama essere chiamato Giovanni. Anche perché ricorda con grande piacere quando fu il giocatore più forte mai sfidato a pronunciarlo:

    "Contro Zidane agli Europei. Io ero a sinistra e lui a destra. Ricordo che sulla mia maglietta c'era scritto 'Rosso', non 'Giovanni' e per un motivo si è scusato con me dicendomi "Scusa Giovanni". Ero felice e sorpreso che sapesse il mio nome".

    Che può essere doppio, ma racconta lo stesso mito. In Israele, prettamente. Ma che importa?

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