Da quando, nel 2008, Đovani Roso ha lasciato il calcio, prima israeliano ed infine croato, ha fatto di tutto. Ha cercato di dimenticare il pallone giocato, regalando le vecchie maglie accumulate durante la sua carriera. 200 casacche in un borsone, come da sua ammissione, donate ai tifosi. Non ha intrapreso la via di allenatore o dirigente, ma in parte la sua vecchia occupazione fa ancora parte della sua vita.
Nel 2019 era stato assunto dal Maccabi Haifa come mental coach. Non proprio qualcosa di comune per un ex calciatore tra i più famosi in Israele, spesso nel giro della Nazionale croata. Più comunemente, in qualche circostanza ha svolto il ruolo di opinionista televisivo. Alternandolo però ai lavori in radio con la moglie e alle esperienze, vincenti, in alcuni reality show.
Un uomo, due nomi. Perché chiamare Đovani Roso è come chiamare Giovanni Rosso. Due entità no, stessa persona. Un ex trequartista con una buona tecnica, idolo in Israele più che nella natia Croazia.
Desiderio di migliaia di persone per un look, capello lungo e sguardo ammiccante, derivante da un mix croato-italiano: per questo Giovanni Rosso, divenuto però anche Đovani Roso nella sua Spalato, dove nasce nel 1972.
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