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Janich HDGOAL

Francesco Janich, 'L'Armadio' di Lazio, Bologna e Nazionale: il più presente in Serie A senza goal e mai espulso

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"Janich era un gran giocatore: forte di testa, un po' lento, roccioso. Un armadio mobile" - Tito Rocco, figlio di Nereo ed ex dirigente della Triestina.

La sua stazza fisica imponente per l'epoca in cui giocava (era alto un metro e 81 centimetri per 80 chilogrammi di peso forma), e i modi duri e spesso sbrigativi con cui fermava gli attaccanti avversari, facevano da contrasto con il suo animo buono, il suo spirito ironico e burlone e il gusto per l'arte e la moda che lo caratterizzavano.

Janich, registrato all'anagrafe come Francesco, ma per tutti "Franco", era un difensore friulano roccioso e arcigno, soprannominato 'Armeri', ovvero 'Armadio' in dialetto emiliano, che da stopper si è trasformato in libero nel corso degli anni.

Nella sua carriera, dopo gli esordi in Quarta serie con lo Spilimbergo, ha militato a lungo in Serie A con le maglie di Atalanta, Lazio e Bologna, tanto da essere universalmente ricordato per due record: è infatti il giocatore di movimento con più presenze nel massimo campionato senza mai aver segnato un goal, e non è stato mai espulso.

Con la maglia rossoblù ha avuto i suoi successi più importanti, vincendo anche uno Scudetto con Fulvio Bernardini, mentre in Nazionale ha giocato due Mondiali ma è stato molto sfortunato: ha esordito nella famosa "battaglia di Santiago" contro il Cile e la sua ultima partita in azzurro è stata la sconfitta per 1-0 contro la Corea del Nord ai Mondiali di Inghilterra '66.

Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, è diventato un dirigente di successo: si devono a lui, infatti, alcuni dei colpi di calciomercato più clamorosi del calcio italiano negli anni Settanta e Ottanta.

  • DALLA IV SERIE ALLA SERIE A

    Francesco Janich nasce ad Udine il 27 marzo 1937. Originario del paese di Palmanova, studia nell'Istituto superiore Arturo Malignani e inizia a giocare a calcio vicino a casa nel Settore giovanile dello Spilimbergo, per poi, dopo esser stato scartato dall'Udinese, approdare nella Prima squadra, che disputa il campionato di IV Serie.

    Qui si mette in evidenza come difensore dai mezzi fisici notevoli e nella stagione 1956/57 fa il grande salto: acquistato dall'Atalanta, approda in Serie A all'età di 19 anni. Il 16 settembre 1956 fa il suo esordio nel massimo campionato nella vittoria per 2-0 dei bergamaschi sul Napoli.

    Dopo una prima stagione con i nerazzurri in cui colleziona 6 presenze in campionato, nella seconda diventa un titolare e disputa 32 partite, seppure in un anno sfortunato per la Dea, che culmina con la retrocessione in Serie B della squadra lombarda.

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  • LA LAZIO E LA COPPA ITALIA VINTA NEL 1958

    Mentre l'Atalanta è costretta a ripartire dalla Serie B, Janich è uomo mercato e a 21 anni approda a Roma per giocare nella Lazio. A volerlo in biancoceleste è il tecnico Fulvio Bernardini, che ne smussa gli aspetti più ruvidi e lo rende un difensore completo, capace di francobollare il centravanti avversario ma anche di adattarsi a posizioni diverse e a giocare la palla.

    Con l'Aquila Janich resta tre stagioni, nelle quali totalizza 105 presenze, di cui 93 in Serie A, 10 in Coppa Italia e 2 in Coppa delle Alpi. Naturalmente senza mai trovare la gioia del goal, perché il suo mestiere resta quello di evitarli.

    Nel suo primo anno a Roma, però, Janich può festeggiare la conquista del primo trofeo della carriera, la Coppa Italia, che la Lazio alza al cielo il 24 settembre 1958 battendo 1-0 la Fiorentina, in una partita in cui Bernardini lo schiera terzino in marcatura su Hamrin. Meno positive sono le successive due stagioni, che culminano con la retrocessione in Serie B dei capitolini nel 1960/61.

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  • PILASTRO DEL BOLOGNA E I GRANDI SUCCESSI

    Lasciata la capitale dopo esser stato esonerato nel corso dell'ultima difficile stagione, Fulvio Bernardini passa a guidare il Bologna e quando il presidente Renato Dall'Ara gli chiede quale rinforzo vorrebbe per portare in alto i felsinei, resta sorpreso.

    "Presidente, la squadra si fa una mossa alla volta. Lei mi prenda Janich, poi pensiamo al resto", sono le sue parole.

    Il numero uno rossoblù si aspettava il nome di un centravanti o di un costruttore di gioco, invece dovrà spendere molti soldi per prendere il difensore della Lazio. E resterà sorpreso quando, alla prova dei fatti, 'Francone' si rivelerà un grande innesto.

    Trasformato in libero, ruolo nel quale può far valere la sua abilità nell'anticipo e il grande stacco di testa, oltre ad avviare il gioco della squadra, resterà in rossoblù per ben 11 anni, scrivendo, accanto allo stopper Paride Tumburus, pagine indelebili nella storia del club emiliano.

    Il tecnico romano plasma negli anni un grande gruppo, che trasforma in una grande squadra, capace di vincere nel 1963/64 uno storico Scudetto 23 anni dopo l'ultima volta grazie alla vittoria per2-0 sull'Inter di Helenio Herrera nello spareggio di Roma.

    Nella lunga permanenza con la maglia del Bologna Janich vince anche altri tre titoli. Il primo è la Mitropa Cup 1961. I felsinei arrivano in finale contro gli cecoslovacchi dello Slovan Nitra. Dopo il 2-2 della gara di andata in trasferta, i rossoblù si impongono nettamente 3-0 nel ritorno del Comunale, il 4 aprile 1962, con le reti di Demarco, Pascutti e Nielsen, e sollevano per la terza volta nella loro storia il trofeo.

    Nel 1969/70 arriva per il difensore friulano la seconda Coppa Italia in carriera. Il Bologna di Edmondo Fabbri, altro suo grande mentore, la spunta nel girone finale, che si gioca dopo la fine del campionato, sul Torino e sul Cagliari di Scopigno, vincitore dello Scudetto, ma privo dei sei nazionali Albertosi, Cera, Domenghini,Gori, Niccolai e Riva.

    Gli emiliani travolgono in casa il Varese, poi vincono 0-4 all'Amsicora e il 10 giugno 1970 si aggiudicano il trofeo superando 2-0 i granata al Comunale. Janich gioca da titolare tutte e 12 le partite di quell'edizione della Coppa Nazionale e ne è uno dei grandi protagonisti.

    L'ultimo trionfo in rossoblù, che sarà anche l'ultimo titolo conquistato in carriera da giocatore, il friulano lo ottiene qualche mese più tardi con quelli che ormai sono diventati i compagni di una vita, Giacomo Bulgarelli e Angelo Perani. Nel settembre del 1970, infatti, il Bologna, guidato sempre da Fabbri, ha la meglio nella Coppa di Lega italo-inglese sul Manchester City di Joe Mercer, fresco vincitore della League Cup.

    Il 2 settembre 1970 i rossoblù passano 1-0 in casa con rete di Rizzo, in una partita che Janich guarda dalla panchina. Nel ritorno in Inghilterra, invece, il 23 settembre, a Maine Road, c'è bisogno di lui e Janich parte titolare: 2-2 il risultato finale, che assegna a Bulgarelli e compagni il prestigioso trofeo.

    La prestazione in assoluto più memorabile del difensore friulano in rossoblù risale però alla Coppa delle Fiere 1966/67 e a raccontarla sulle pagine del Corriere dello Sport è il giornalista Adalberto Bortolotti.

    "Se devo ricordare una prestazione memorabile di Janich, torno con la mente alla stagione 1966-67, ottavi di finale della Coppa delle Fiere - dirà -. Il Bologna giocava in Inghilterra, nella tana del West Bromwich. Allenatore rossoblù Carniglia, inglesi all’assalto, Bologna in trincea con Francone che calamitava tutti i palloni alti, svettando come un gigante fra compagni e avversari. Un autentico spettacolo. Il Bologna vinse 3-1, e fu storicamente il primo successo di una squadra di club in Inghilterra in una competizione ufficiale".
  • RITIRO, RECORD E ANEDDOTI

    Se in campo è stato un forte difensore, fuori dal campo Franco Janich è ricordato per la sua bontà, le battute ironiche e i soprannomi con cui battezzava i compagni di squadra.

    "Perani era 'Felce azzurra' - ricorda ancora il giornalista Bortolotti su 'Il Corriere dello Sport' - perché finiva le partite più fresco e profumato di quando aveva cominciato, Bulgarelli 'Furmiga', cioè 'Formica', perché non sprecava un pallone, e il povero terzino Ardizzon, che colpiva più le gambe degli avversari che il pallone, diventava per lui 'Ardizzon, tibia e peron' ".

    Celebri anche alcuni aneddoti con gli attaccanti che gli toccava marcare. Uno lo racconta sempre Bortolotti.

    Una volta Franco fermò Claudio Sala con un abbraccio, per impedirgli di saltare. Lui: 'Ma cosa fai?'. E Franco: 'Scusami, mi sono innamorato di te'...".

    Ormai diventato una leggenda del Bologna, Janich saluta la Serie A e il club che lo ha consacrato ad alti livelli, con cui ha totalizzato 376 partite senza mai trovare la gioia del goal (294 in Serie A, più lo spareggio dell'Olimpico per lo Scudetto contro l'Inter, 40 in Coppa Italia, 41 in Europa) nell'estate 1972, quando ha ormai 35 anni, seppur portati molto bene.

    In quel momento stabilisce due record: diventa il giocatore di movimento con più presenze nel massimo campionato (425 partite) senza un goal segnato e al contempo mai espulso. Quando qualcuno gli faceva notare che in Serie A non aveva mai segnato un goal, Franco lo fulminava a modo suo:

    "Se avessi segnato anche un solo goal mica sarei stato unico...".

    Il difensore friulano ha però ancora voglia di giocare, e così, prima di appendere definitivamente le proverbiali scarpette al chiodo a 36 anni, gioca un'ultima stagione in Serie C indossando la maglia rossonera della Lucchese, con cui colleziona le ultime 23 presenze della sua lunga carriera.

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  • DAL CILE ALLA COREA: JANICH IN NAZIONALE

    Durante gli anni d'oro vissuti al Bologna Janich ha anche modo di indossare per 6 volte la maglia azzurra dell'Italia, ma la sua avventura in Nazionale sarà ricordata in assoluto fra le più sfortunate.

    Franco gioca due Mondiali, ma lega il suo nome a due delle pagine più brutte della storia della Nazionale italiana. L'esordio arriva infatti il 2 giugno 1962 nei Mondiali cileni. La data è tristemente passata alla storia perché quel giorno, sotto la direzione complice dell'arbitro inglese Aston, si consuma quella che sarà universalmente nota come 'la battaglia di Santiago'.

    Gli azzurri, picchiati dai padroni di casa e penalizzati dall'arbitraggio spudoratamente casalingo del fischietto inglese, vengono battuti 2-0 ed usciranno mestamente dal torneo al Primo turno.

    A Janich, che disputa poi 3 amichevoli e una gara di qualificazione agli Europei del 1964 vinta 3-1 sulla Danimarca, non andrà meglio quattro anni più tardi, nei Mondiali d'Inghilterra. Il Ct. Edmondo Fabbri si affida al blocco del Bologna, trascurando quello dell'Inter e portando solo come 'turista' il giovane e promettente attaccante del Cagliari Gigi Riva.

    Janich va in campo da titolare il 19 luglio 1966 a Middlesbrough in una partita considerata una formalità contro avversari che qualche giorno prima erano stati definiti frettolosamente dei "Ridolini". Si gioca Italia-Corea del Nord, gara decisiva per il passaggio ai quarti di finale dopo la vendetta sportiva sul Cile, sconfitto 2-0 all'esordio, e il k.o. con l'Unione Sovietica del 'Ragno Nero'Lev Jascin.

    Le cose si mettono subito male per gli azzurri, quando, dopo diverse occasioni sprecate da Perani, capitan Bulgarelli, schierato nonostante le sue condizioni precarie, si infortuna al ginocchio malandato e deve abbandonare il terreno di gioco.

    L'Italia resta in 10 uomini, dato che non sono ancora previste le sostituzioni, e viene punita con un tiro potente a filo d'erba di Pak Doo-Ik che trafigge Albertosi dopo esser passato fra le gambe di alcuni difensori. Nella ripresa gli assalti azzurri non producono effetto: la Corea del Nord avanza ai quarti di finale, per la Nazionale, invece, sconfitta ed eliminata, si consuma una disfatta epica.

    "La Corea del Nord è stata un trauma - ammetterà Janich -. Certe sconfitte sono traumatizzanti per tutti, non solo per l'allenatore. Certo, Edmondo Fabbri ce ne mise per rimettersi! Rammento che all'arrivo dell'aereo a Genova qualcosa in testa ci tirarono e non era certo frutta fresca. Ma io ero in trance anche perché ho una fifa maledetta dell'aereo, e così, un po' per la Corea un po' per l'aereo, mi ero scolato qualche cognac di troppo per farmi coraggio..."
    "Una volta tornato scappai subito a Lignano e non lessi i giornali, non mi sembrava il caso, perché sapevo già tutto. Ad ogni modo, se anche li avessi letti, non non sarei arrossito. Secondo me uno deve provare vergogna solo se ha qualcosa da rimproverarsi. E noi tutti eravamo coscienti di aver fatto il nostro dovere. Quindi risultato a parte, non avevamo proprio nulla di cui rimproverarci. Ripeto: se non si fosse fatto male Bulgarelli avremmo vinto. Prima del suo infortunio avevamo già avuto tre quattro palle gol. Non c'erano dubbi sul risultato finale".

    Fatto sta che quella contro la Corea del Nord sarà anche l'ultima delle 6 presenze in Nazionale del pilastro difensivo del Bologna, che con l'arrivo alla guida della Nazionale di Ferruccio Valcareggi uscirà fuori dal giro.

    "Valcareggi mi aveva fatto sapere che mi teneva sempre in considerazione, ma io non mi ero fatto illusioni - racconterà Janich -. Sapevo che, per la sconfitta con la Corea, a pagare sarebbero stati i meno dotati. Non mi sono mai ritenuto un giocatore eccezionale, anche se la mia carriera l'ho fatta. Bernardini mi trasformò in libero, ma io mi sentivo più tagliato per fare lo stopper, per stare attaccato all'uomo, a morderlo. La mia arma migliore era la grinta. Era logico, dunque, che fossi la prima vittima della Corea".
  • UN DIRIGENTE DI SUCCESSO

    Dopo il ritiro come calciatore, Franco Janich resta nel mondo del calcio nelle nuove vesti di dirigente. Diventa Direttore generale del Napoli sotto la presidenza di Corrado Ferlaino e ricopre la carica con successo in due distinti periodi: dal 1972 al 1976e dal 1978 al 1980.

    A lui si devono la costruzione del Centro Sportivo Paradiso e nel 1975 il record assoluto di abbonamenti sottoscritti dal club, 70405, dopo l'acquisto miliardario delbomber Beppe Savoldi. Un primato che non sarà battuto nemmeno con l'arrivo di Diego Armando Maradona.

    Successivamente assume l'incarico di Direttore sportivo, lavorando prima per il Como, poi per la Lazio e per la Triestina. Nel 1983 passa al Bari, rimanendoci e, benché debba scontare sei mesi di squalifica per il coinvolgimento nel Calcioscommesse, in Puglia è protagonista nuovamente di grandi operazioni di calciomercato: sarà infatti Janich a portare in biancorosso fra gli altri il bomber Edi Bivi, il fantasista Pietro Maiellaro, i brasiliani Gerson e João Paulo e i croati Jarni e Zvonimir Boban.

    Sempre con i Galletti è ricordata la doppia promozione dalla Serie C1 alla A con Bruno Bolchi (tre stagioni) e la vittoria conquistata dalla squadra (allora in C1) in Coppa Italia contro la Juventus. Il Bari vinse a Torino per 1-2 l'8 febbraio del 1984, poi pareggiò 2-2 in casa e passò ai quarti di finale eliminando la Vecchia Signora.

    Nel 1992/93 è chiamato al capezzale del Bologna come Direttore tecnico accanto all'amico Romano Fogli, che ricopre il ruolo di allenatore. La coppia non riuscirà ad evitare la retrocessione dei rossoblù in Serie C1 e il fallimento della società. Alla fine degli anni Novanta assieme al procuratore Riccardo Franceschini crea l'agenzia Franceschini-Janich, che si occupa della ricerca di giovani talenti.

    Le ultime esperienze nel mondo del calcio vedono l'ex difensore nel corso degli anni Duemila all'interno dello staff amministrativo del Manfredonia prima e nel 2007/08 fare il Direttore sportivo del Pomezia nel Campionato di Eccellenza laziale.

    Ritiratosi a vita privata e trasferitosi con la famiglia a Nemi, nella campagna laziale, Franco Janich, leggenda del Bologna e personaggio che ha dato molto al calcio italiano in diversi ruoli, se ne va il 2 dicembre 2019, all'età di 82 anni, dopo aver convissuto per mesi con una grave malattia. L'unico avversario che 'L'Armadio' capace sempre di dispensare sorrisi non ha potuto fermare.

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