"Janich era un gran giocatore: forte di testa, un po' lento, roccioso. Un armadio mobile" - Tito Rocco, figlio di Nereo ed ex dirigente della Triestina.
La sua stazza fisica imponente per l'epoca in cui giocava (era alto un metro e 81 centimetri per 80 chilogrammi di peso forma), e i modi duri e spesso sbrigativi con cui fermava gli attaccanti avversari, facevano da contrasto con il suo animo buono, il suo spirito ironico e burlone e il gusto per l'arte e la moda che lo caratterizzavano.
Janich, registrato all'anagrafe come Francesco, ma per tutti "Franco", era un difensore friulano roccioso e arcigno, soprannominato 'Armeri', ovvero 'Armadio' in dialetto emiliano, che da stopper si è trasformato in libero nel corso degli anni.
Nella sua carriera, dopo gli esordi in Quarta serie con lo Spilimbergo, ha militato a lungo in Serie A con le maglie di Atalanta, Lazio e Bologna, tanto da essere universalmente ricordato per due record: è infatti il giocatore di movimento con più presenze nel massimo campionato senza mai aver segnato un goal, e non è stato mai espulso.
Con la maglia rossoblù ha avuto i suoi successi più importanti, vincendo anche uno Scudetto con Fulvio Bernardini, mentre in Nazionale ha giocato due Mondiali ma è stato molto sfortunato: ha esordito nella famosa "battaglia di Santiago" contro il Cile e la sua ultima partita in azzurro è stata la sconfitta per 1-0 contro la Corea del Nord ai Mondiali di Inghilterra '66.
Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, è diventato un dirigente di successo: si devono a lui, infatti, alcuni dei colpi di calciomercato più clamorosi del calcio italiano negli anni Settanta e Ottanta.