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La (breve) storia dell'FC Amsterdam: 10 anni di vita e lo 'scherzo' all'Inter di Boninsegna

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Gli anni ‘70 del secolo scorso rappresentano un periodo cruciale per l’evoluzione di stampo moderno del calcio: l’epicentro del ‘terremoto’ è l’Olanda, terra di calcio totale oltre che di tulipani, il luogo perfetto da cui avviare una rivoluzione destinata a lasciare un'impronta indelebile a livello mondiale.

A dominare la scena nazionale è l’Ajax di un giovanissimo Johan Cruijff, capace di monopolizzare la Coppa dei Campioni nel triennio che va dal 1970 al 1973: nel frattempo, precisamente nel 1972, prende corpo l’FC Amsterdam, prodotto di un ambizioso progetto esauritosi alla velocità della luce e senza il tempo di comprendere realmente la fattura di un decennio di vita.

Dieci anni, una goccia nell’oceano temporale di uno sport in perenne trasformazione e rinnovamento, proprio ciò che all’FC Amsterdam non è riuscito per mantenersi a galla in un mondo ancora embrionalmente legato al business, antipasto dell’attuale scenario in cui l’associazione della parola ‘economia’ al calcio è un passo strettamente necessario.

  • LA FONDAZIONE E I PRIMI GRANDI RISULTATI

    Il 20 giugno 1972 non è un giorno come tanti ad Amsterdam: l’Ajax ha da poco vinto la sua seconda Coppa dei Campioni, battendo in finale a Rotterdam l’Inter e ribadendo la propria superiorità anche oltre i confini nazionali, sottolineando indirettamente l’assenza di competitors in grado di contrastare l’armata di Cruijff; è in questo contesto che viene fondato l’FC Amsterdam, col non poco ambizioso compito di provare quantomeno a limitare uno strapotere di natura tecnica e politica.

    La “seconda squadra di Amsterdam” nasce in seguito alla fusione tra due club minori: il Dws e il Blauw-Wit (in seguito sarà la volta anche del De Volewijckers), con l’adozione di uno stemma che richiama la municipalità della capitale olandese grazie alle due strisce verticali rosse presenti ai lati, accompagnate da una nera in mezzo, al centro della quale compare l’Het Lieverdje, ossia il ‘piccolo monello’, la cui statua campeggia in piazza Spui.

    Grazie al titolo sportivo del Dws, l’FC Amsterdam può fare il suo ingresso nel calcio olandese direttamente dalla porta principale e cioè dall’Eredivisie, disputata per la prima storica volta nella stagione 1972/1973: si tratta di un’annata di assestamento, conclusa con un decimo posto che tutto sommato può lasciare soddisfatti.

    Il vero esame, la prova del nove, è la stagione 1973/1974: dopo un anno di ‘conoscenza’ con le dinamiche del calcio dei grandi, l’FC Amsterdam sorprende tutti piazzando al quinto posto finale, a -13 dal Feyenoord campione. Una piccola grande impresa che vale la qualificazione alla Coppa UEFA: niente male per un club nato soltanto 24 mesi prima.

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  • Ajax FC Amsterdam 1975YouTube

    L’ELIMINAZIONE DELL’INTER E IL CLAMOROSO SUCCESSO SUL CAMPO DELL’AJAX

    Il cammino europeo parte nel migliore dei modi con un 12-0 complessivo (5-0 in casa all’Olympisch Stadion e 7-0 a Malta) contro l’Hibernians, ma è al turno successivo che si palesa l’ostacolo maggiore: l’FC Amsterdam viene sorteggiato con l’Inter, incrocio sulla carta proibitivo e senza sbocchi positivi. Nel calcio, però, fortunatamente per le società più piccole, la ‘carta’ conta praticamente zero.

    Nell’andata disputata a San Siro il 23 ottobre 1974 avviene ciò che fino a poco tempo prima poteva apparire impossibile: Nico Jansen, bomber della squadra olandese, si erge a eroe in quel di San Siro con una doppietta che manda la sua squadra al riposo sul doppio vantaggio. I nerazzurri - guidati in panchina da Luis Suarez – sono chiamati a reagire, ma la rimonta si ferma a metà: il rigore trasformato da Roberto Boninsegna rende minore il passivo ma non evita un k.o. del tutto inatteso.

    PS Inter FC Amsterdam 1-2GOAL

    Nel ritorno giocato in Olanda, l’Inter ha il solo risultato della vittoria a disposizione per non dire addio in anticipo alla possibilità di portare a casa il trofeo: gli attacchi meneghini si scontrano con la solida difesa orchestrata splendidamente da mister Pim van de Meent, che mantiene lo 0-0 e blinda la qualificazione.

    Agli ottavi l’FC Amsterdam sbriga facilmente la pratica Fortuna Düsseldorf (3-0 all’andata e 2-1 al ritorno), ma è un’altra tedesca a spezzare il sogno ai quarti: troppo forte il Colonia, vittorioso con un roboante 5-1 in Germania e con un 3-2 in trasferta.

    Poco male, visto che il 23 febbraio 1975 si concretizza un’altra gioia di portata enorme: al ‘De Meer’, casa dell’Ajax, l’FC Amsterdam si aggiudica un entusiasmante derby cittadino rimontando uno svantaggio di due reti, maturato nei primi nove minuti di gioco con le reti di Steffenhagen e Rep per i padroni di casa.

    Meijer regala una speranza poco prima dell’intervallo agli ospiti, ed è proprio questo l’episodio che cambia completamente l’inerzia del match: sempre Meijer realizza il 2-2, poco prima del clamoroso sorpasso firmato dal solito Jansen. Il finale vede l’Ajax sbilanciato alla ricerca del pari, situazione più che favorevole all’FC Amsterdam che infligge addirittura l’umiliazione del poker col sigillo di Otto. Lo sgarbo ai campionissimi è compiuto.

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  • IL DECLINO E L’INEVITABILE SCIOGLIMENTO

    Le fatiche europee si fanno sentire, tanto che in Eredivisie arriva un deludente nono posto: non è però questo il problema principale dell’FC Amsterdam, piombato in una profonda crisi economica che ha le sue radici nella scarsa affluenza allo stadio dei propri sostenitori.

    A parte qualche rara eccezione, rappresentata dagli oltre 40mila presenti per le sfide con Ajax e Feyenoord, l’Olympisch Stadion in media non supera i 4mila spettatori: emblematico il dato dei 2500 ‘temerari’ in occasione degli ottavi di Coppa UEFA col Fortuna Düsseldorf, non un appuntamento banale.

    Pochi spettatori paganti significano pochi denari da investire e, di conseguenza, obbligano a scelte dolorose: nel 1975 Jansen viene ceduto al Feyenoord, Meijer vola dai rivali cittadini dell’Ajax e van der Lem passa al Roda, dove due anni più tardi si trasferirà anche Jongbloed.

    Le prospettive di alta classifica si scontrano inevitabilmente con la dura realtà, fatta di due salvezze sofferte (16° e 15° posto nel 1975/76 e 1976/77) e dell’amara retrocessione del 1978, frutto del penultimo posto in Eredivisie. Nel frattempo è andato via anche van de Meent (approdato sulla panchina del De Graafschap) segno che la squadra dei miracoli, ormai, non esiste più.

    Seguiranno altre quattro anonime stagioni in Eerste Divisie (le ultime due nel piccolo ‘Sportpark Sloten’ dopo l’abbandono dello stadio Olimpico) prima del definitivo scioglimento avvenuto il 12 maggio 1982.

    Un epilogo inevitabile per un club che, pur di racimolare qualche fiorino in più, nell’estate 1979 si presta ad un’opera di pessimo gusto: la nazionale olandese viene invitata a disputare una tournée in Giappone organizzata da Tokyo Channel TV per festeggiare i 15 anni di vita ma, siccome gli olandesi sono indisponibili, la Federazione decide di inviare in Asia i giocatori dell’FC Amsterdam vestiti… di arancione! Una vera e propria truffa ai danni del povero pubblico giapponese.

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  • L'EREDITA' AMATORIALE

    A partire del 2011, c’è un altro FC Amsterdam all’interno del movimento olandese: non nel calcio professionistico ma esclusivamente in quello amatoriale, dove è attivo con numerose squadre che si spingono fino alla categoria dei ‘Pulcini’.

    Sul sito della società è chiaro il riferimento “alla squadra che ha giocato nel calcio professionistico tra il 1972 e il 1982, raggiungendo l’apice con la vittoria sull'Inter in Coppa UEFA nella stagione 1974-1975”: momenti che, senza l’iniziativa di qualche milionario nostalgico dei bei tempi andati, non torneranno più.

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