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simone farina blatterGetty Images

Farina e il premio Nazionale: convocato da Prandelli nell'estate 2011

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Fa' la cosa giusta. Spike Lee ne ha realizzato un film, Simone Farina una regola di vita.

Non è facile ricordare il suo nome per le gesta calcistiche. Prodotto del vivaio della Roma, ha trascorso gran parte della sua carriera da onesto mestierante difensivo tra Serie B e Serie C.

Ciò che gli ha riservato un posto d'onore nella storia del nostro calcio è il fatto che sia diventato uno dei (per la verità ben pochi) protagonisti in positivo dello scandalo che travolse l'Italia del pallone nell'estate del 2011.

Fu quella in cui riapparve il fantasma del calcioscommesse, che in molti credevano svanito nel 1980 e che invece si manifestò sotto altre forme. Mutato nell'aspetto e nel nome, "Last Bet" la denominazione dell'inchiesta da parte dei pm.

L'ennesima brutta figura del calcio italiano, ancora alle prese con gli strasichi di Calcipoli di 5 anni prima.

Un inchiesta monstre: quattro filoni di inchiesta tra Cremona, Bari e Napoli, decine di partite sotto la lente d'ingrandimento. Gli indagati 120, 54 gli arresti tra giocatori, dirigenti e società di Serie A, B e Lega Pro.

Scene che sembrano tratte da film: calciatori narcotizzati tra un tempo e l'altro, foto con malavitosi di vario rango, pseudonimi su rubriche telefoniche, malintesi nelle intercettazioni

Una sfilza di reati che variano dall'illecito sportivo all'omessa denuncia, passando per la violazione del divieto di scommettere (valido per tutti i tesserati).

In tre mesi i tifosi di tutta Italia iniziano a fraternizzare con i concetti di "omessa denuncia" e "responsabilità oggettiva".

  • IL RIFIUTO E LA DENUNCIA

    A questo sistema che garantisce denaro facile con il minimo sforzo c'è chi ha il coraggio di dire no.

    Ed è qui che entra in gioco SimoneFarina, a quei tempi sotto contratto con il Gubbio in Serie C. Una carriera modesta, che sta per essere stravolta per sempre.

    Accostato da un ex compagno di squadra ai tempi delle giovanili della Roma, il difensore riceve una proposta allettante: 200mila euro per truccare il risultato del match di Coppa Italia contro il Cesena.

    Vale la pena barattare l'amore e la passione dei tifosi (qualsiasi sia la categoria) per l'equivalente di un anno di stipendio?

    La risposta nella mente e nel cuore di Farina è chiara: no. Ma rifiutare non basta. C'è sempre il rischio che qualcun altro cada in tentazione. Bisogna denunciare.

    Sarà proprio la sua testimonianza ad aprire il secondo filone dell'Operazione Last Bet.

    Di colpo la fama di Simone subisce un'impennata. Tv, radio, giornali. Persino i social, che ancora non hanno raggiunto la predominanza comunicativa che hanno oggi, celebrano il coraggio di questo difensore.

    "Il suo intervento più bello" si dirà in uno sfoggio di tanta retorica totalmente svuotato di fantasia.

    Un coraggio che merita però essere ricompensato anche e soprattutto dal mondo del calcio.

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  • IL PREMIO DI PRANDELLI

    Il commissario tecnico di allora, Cesare Prandelli, decide di premiarlo invitandolo a prendere parte al raduno di Coverciano in vista della preparazione agli Europei in programma l'anno successivo.

    Il ct azzurro ci terrà però a precisare che non si tratta di una convocazione, bensì di un semplice invito premio.

    Si poteva magari fare uno strappo alla regola, ma il ct si è sempre contraddistinto per una ferrea logica su certe decisioni. Peccato.

    "In questo mondo la normalità può passare per un fatto eroico, ma lui ha fatto il suo dovere con coraggio e bisogna dirlo. Non è una convocazione in nazionale, ma la disponibilità da parte nostra ad accoglierlo a Coverciano perché non bisogna lasciarlo solo. Ha avuto coraggio e va aiutato".

    Poco dopo riceve un altro invito, forse ancora più prestigioso. Joseph Blatter, presidente della FIFA dal 1998 al 2015, lo vuole a fianco a sé durante la cerimonia di premiazione del Pallone d'Oro.

    Simone Farina si presenta a Zurigo con i suoi indistinguibili capelli lunghi e biondi, la divisa sociale del Gubbio con stemma in bella vista e il petto gonfio d'orgoglio.

    L'ex numero uno della FIFA lo introdurrà all'illustre platea di Zurigo elogiandone il carattere e il coraggio: "Se tutti facessero così potremmo vedere un futuro migliore".

    A inizio 2012 viene prima insignito del premio fair play assegnato dal presidente della Lega di Serie B, Andrea Abodi, poi invitato a inaugurare il Torneo di Viareggio con un discorso in apertura.

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  • AMBASCIATORE FIFA

    Le settimane passano e l'attenzione intorno a Farina inevitabilmente cala. E qui iniziano i problemi.

    Il difensore resta senza squadra e inevitabilmente è costretto a reinventarsi. E per un certo verso gli andrà anche meglio di quanto non sia andata la sua carriera da calciatore.

    Qualche anno dopo racconterà la sua storia a diverse testate e in più occasioni

    “Inutile negare che l’episodio della denuncia ha cambiato la mia vita".

    Un'ammissione che fa trapelare tanta consapevolezza quanta amarezza per un sistema che tende a premiare chi si oppone a certe dinamiche ma altrettanto velocemente se ne dimentica.

    Farina trova comunque il modo di mettere a frutto la sua esperienza e impiegarla a servizio degli altri.

    La FIFA lo rende ambasciatore Fair Play, conferendogli il compito di strutturare una serie di programmi e corsi di aggiornamento per la lotta al match fixing.

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  • LA VITA NEL CALCIO, DOPO IL CALCIO

    Alla fine però l'ex difensore riesce a tornare a lavorare in un club, anche se in un ruolo diverso da quello difensivo.

    L'Aston Villa lo individua come profilo giusto per un ruolo nella comunicazione e nel marketing del team di Birmingham.

    Ma un ruolo da ufficio non fa per lui. Simone il campo lo ha tastato, anche se non ha mai calcato scenari importanti. E vuole continuare a farlo.

    Prima si dedica all'individuazione di talenti per una società di procura, la svizzera First, poi decide che è arrivato il momento di tornare a lavorare con un club.

    Nel 2022 inizia la sua avventura nel reparto scout della Triestina. Tanta attenzione ai giovani e la voglia di lavorare ed educarli. Crescere come uomini, ancora prima che come calciatori.

    L'obiettivo di Simone Farina è chiaro, così come erano chiare (e oscure) le intenzioni di chi in quella torrida estate del 2011 provò a coinvolgerlo nel più alto tradimento che un calciatore possa perpetrare allo sport più amato al mondo.

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