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El Pollo Olivera, dalla Juve alla Serie D: "Per un anno e mezzo trattato da top"

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Ha giocato per anni in Italia, ha vestito tra le altre anche la maglia della Juventus scendendo in campo pure in Champions League.

Scovato in Uruguay da Luciano Moggi, stimato da Fabio Capello, Ruben Olivera in bianconero ha segnato goal pesanti mostrando però solo in parte le qualità che avevano convinto la Vecchia Signora a puntare su di lui. Un po' per limiti tecnici, molto per problemi caratteriali.

Olivera chiuderà la sua carriera in Serie D, costretto ad appendere gli scarpini al chiodo all'età di 38 anni a causa di un problema cardiaco prima di iniziare una nuova vita (a dire la verità fin qui non troppo fortunata) come allenatore.

  • L'URUGUAY E 'IL MODELLO MILAN'

    Ruben Olivera nasce a Montevideo e muove i primi passi nelle file del Danubio, a portarlo in Italia nel 2002 è Luciano Moggi che qualche anno prima dallo stesso club aveva pescato Marcelo Zalayeta.

    Nato come attaccante di ruolo, col passare degli anni Olivera arretrerà il suo raggio d'azione fino a venire impiegato come centrocampista centrale. Proprio agli inizi in Uruguay deve il soprannome che lo accompagnerà per tutto il resto della sua carriera: El Pollo. A spiegarne il significato è lo stesso Olivera in un'intervista a 'Il Posticipo'.

    "Se in squadra c'è un ragazzo più piccolo degli altri, in Uruguay lo chiamiamo "El Pollo". Quando ho cominciato il settore giovanile nel Danubio, io ero così. E quel soprannome me lo sono portato con me per tutta la mia carriera".

    La passione per il calcio di Olivera nasce in tenerissima età anche per una questione di DNA. Il padre, infatti, ha giocato nelle categorie inferiori. Il modello? Il Milan di Gullit.

    "Sono cresciuto in una famiglia con tante difficoltà. In questi casi l'unico sfogo per un bambino è la strada e nella strada puoi trovare solo il pallone. Poi mio padre è stato un calciatore e ha giocato in Serie B. Per me è stato naturale scegliere il calcio da bambino. Ho cominciato a giocare e a 16 anni ho fatto il mio debutto in prima squadra. Guardavo il Milan di Gullit: ammiravo Ruud, aveva tanta forza. Anche io ero messo bene fisicamente, ero potente".

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  • LA JUVE E IL DEBUTTO IN CHAMPIONS

    Nonostante l'ammirazione per i rossoneri, Olivera come detto arriva in Italia grazie alla Juventus non ancora ventenne.

    "Ci sono arrivato dopo un torneo con la Nazionale Under 20 in Spagna. Dopo la finale ero pronto a tornare a casa, ma il mio procuratore mi ha detto che dovevamo andare a Milano per una riunione importante. Io non capivo quale fosse il motivo, poi mi hanno detto che la Juve era interessata a me. Al mio arrivo in albergo a Milano ho visto Moggi, Giraudo e Bettega. Erano le tre del pomeriggio. Mi hanno fatto scendere alle due di notte per firmare. È stata una trattativa lunghissima. È iniziato tutto da un giorno all'altro. La Juve è stata inaspettata".

    Forse troppo per un talento ancora acerbo. Marcello Lippi lo vede poco, tanto che il debutto in gare ufficiali arriva solo a novembre in Champions League contro la Dinamo Kiev e con la qualificazione già in cassaforte. Olivera viene schierato come esterno sinistro di centrocampo al posto di Nedved.

    La sua prima stagione in bianconero termina con appena 7 presenze tra campionato, Champions League e Coppa Italia. Olivera, che intanto vince il Torneo di Viareggio sotto la guida dell'allora allenatore della Primavera bianconera Gasperini, chiede e ottiene di andare a giocare con più continuità trasferendosi a gennaio all'Atletico Madrid. Ma anche in Spagna gli spazi sono pochi: due presenze per un totale di 21' in sei mesi e immediato ritorno a Torino.

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  • LA FIDUCIA DI CAPELLO

    Alla Juventus, intanto, in panchina è arrivato Fabio Capello che durante il ritiro estivo apprezza la tecnica e la grinta di quel giovane uruguaiano. Nei preliminari di Champions sostituisce Camoranesi con ottimi risultati e si guadagna definitivamente la fiducia del tecnico che decide di trattenerlo a Torino.

    "Dopo i sei mesi vissuti in Spagna, dove non ho giocato quasi mai perché fin dal mio arrivo sapevo che la squadra era già fatta, è arrivata la convocazione della Juventus per il ritiro estivo. Sinceramente non sapevo cosa mi aspettavo, potevo rimanerci anche solo cinque giorni e poi finire in prestito. Invece ecco la bella sorpresa. Con un nuovo allenatore ovviamente si ricomincia tutti da capo, e soprattutto con un mister come Fabio Capello che non guarda in faccia a nessuno, non sceglie a priori i giocatori ma manda in campo chi in allenamento gli ha dato risposte migliori. In questa condizione ognuno può giocarsi le proprie carte ed io l’ho fatto. Così il mister ha iniziato a utilizzarmi nelle diverse amichevoli e alla fine dell’estate mi ha detto che contava anche su di me e che sarei rimasto".

    Olivera gioca spezzoni di gara ma si rende decisamente utile alla causa finché il 10 novembre 2004 non arriva il primo goal con la Juventus. Un goal decisivo. L'uruguaiano infatti entra e sblocca la gara contro la Fiorentina con un colpo di testa su corner di Camoranesi.

    Poche settimane dopo, contro la Lazio, la storia si ripete: assist di Camoranesi, colpo di testa vincente di Olivera che però nella stessa partita rimedia anche un infortunio ed è costretto a fermarsi qualche settimana.

    Prima del termine della stagione, comunque, ci sarà tempo per realizzare altri due goal tra cui quello pesantissimo a Verona contro il Chievo. Alla fine le presenze complessive saranno 28 con 4 goal, tutti in campionato. Un contributo importante per la conquista del ventottesimo Scudetto bianconero.

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  • Olivera JuventusGetty

    UNA LUNGA SERIE DI PRESTITI

    La seconda stagione dell'era Capello per Olivera si trasforma in un incubo, tra infortuni e scelte tecniche infatti El Pollo praticamente non vede più il campo giocando appena 55', tutti in Coppa Italia. Un declino forse dovuto anche a uno scontro col tecnico friulano raccontato da Olivera a 'gianlucadimarzio.com'

    "Una volta ho avuto un litigio con Capello. Durante un allenamento ho chiesto un rigore che non mi ha concesso, e l’ho mandato a quel paese. Da lì non mi ha più visto. Eppure per un anno e mezzo mi aveva trattato da grande giocatore, facendomi giocare anche al posto dei campionissimi. Dico la verità: per vestire la maglia della Juve bisogna essere dei professionisti esemplari. E io, in quel periodo, non lo sono stato. Dopodiché ho iniziato un po’ a perdermi".

    Nell'estate 2006 poi scoppia Calciopoli che travolge la Juventus e cambia per sempre il destino di tanti giocatori, compreso Olivera.

    "Feci tutto il ritiro con Deschamps, l’idea di restare c’era anche perché stavo giocando con continuità nelle amichevoli. Da un giorno all’altro, la società mi disse che volevano restare con pochi giocatori dell’anno precedente e mi chiesero di andare a giocare in prestito in Serie A. Venivo dall’ultimo anno di Capello dove non avevo mai giocato per via degli infortuni e fu su questo che gli allora dirigenti bianconeri fecero leva. “Un anno di prestito e poi torni alla Juve”, questo fu l’accordo".

    La carriera di Olivera continua così alla Sampdoria. In blucerchiato torna a giocare con una discreta continuità fino al fattaccio: nell'andata dei quarti di Coppa Italia, contro il Chievo, perde la testa colpendo due avversari prima con un calcio e poi con un pugno: Risultato? Cinque turni di squalifica ed avventura a Genova finita.

    Inizia così un lungo giro di prestiti che lo riporta in patria, nelle file del Penarol, con cui nel 2009 vince il secondo campionato della sua carriera. Ed a Genova ma con la maglia rossoblù del Grifone. Nel 2010 poi si svincola dalla Juventus chiudendo ufficialmente il suo periodo in bianconero.

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  • LA SERIE D E L'ADDIO PER PROBLEMI CARDIACI

    La passione per il calcio però non si spegne, Olivera continua a giocare in giro per l'Italia: Lecce, ancora Genoa, Brescia, Fiorentina, Latina con una breve parentesi in Ecuador con la maglia del LD Quito.

    Dopo sei mesi, nel settembre 2017, rientra in Italia ripartendo dalla Serie D col Latina. quindi Racing Aprilia, Ostiamare e ancora Aprilia fino all'addio obbligato nel 2021 per un problema cardiaco che gli impedisce di continuare l'attività agonistica.

    "Mi hanno diagnosticato una malformazione al cuore e ho dovuto smettere da un giorno all'altro. Però è andata bene così. È un'anomalia che può portare brutte conseguenze. Non posso più fare sport a livello agonistico. Il mio cuore ha rischiato grosso: con analisi e TAC mi hanno trovato questo problema. Per fortuna il mio dottore mi ha detto che non devo operarmi. Basta un po' di riposo. Non posso permettermi altri sforzi. Devo praticare sport a ritmi bassi. La cosa più importante è che posso muovermi e fare una vita normale. Faccio questo sport da quando avevo cinque anni, per me il calcio è stato una passione. L'ho vissuto da professionista fino al giorno in cui mi hanno riscontrato questa malformazione. È stato un duro colpo. Sono stato ricoverato per una settimana. Sentire che non potevo più rincorrere il pallone è stato come perdere tutto. Mi hanno fatto capire la gravità della situazione".

    Olivera è comunque rimasto nel mondo del calcio, iniziando una nuova vita da allenatore. Ad offrirgli la giusta occasione è proprio l'Aprilia che nel giugno 2022 gli affida la panchina, salvo sollevarlo dall'incarico dopo appena 77 giorni prima che inizi il campionato. Un addio amaro in attesa di una nuova avventura per El Pollo.

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