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Kwadwo Asamoah Inter Milan 2019-20Getty

I due anni di Asamoah all'Inter: tra lunghe assenze e un addio annunciato

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Sei Scudetti, quattro Coppe Italia e tre Supercoppe italiane: Kwadwo Asamoah ha vinto tutto il possibile a livello nazionale con la maglia della Juventus, sfiorando il colpaccio europeo in due occasioni con le finali perse nel 2015 e 2017 contro Barcellona e Real Madrid. Tutto questo prima di scivolare in un vortice che ha reso il suo allontanamento dal mondo del calcio un susseguirsi di domande, atte a scalfire un silenzio assordante.

Sì, perché Asamoah ha scelto di abbandonare la scena agonistica nel silenzio generale, dando così una risposta netta ai tanti “ma che fine ha fatto?” che hanno caratterizzato gli ultimi tormentati scampoli di una carriera professionistica vissuta quasi interamente in Italia, tra un prestito al Torino e le esperienze con Udinese, Juventus e Inter.

L’Inter, la tappa che avrebbe dovuto garantirgli un impiego stabile o, quantomeno, da rincalzo di lusso sulla corsia mancina, che invece ha rappresentato la parola ‘fine’ definitiva nonostante la presenza di allenatori estimatori dell’esterno ghanese. Ciò si è verificato durante la prima stagione a Milano e nella primissima parte del seconda, prima di lasciare il passo all’oblio più totale.

  • LA PRIMA STAGIONE ALL’INTER E LA STIMA DI SPALLETTI

    Il 2 luglio 2018 Giuseppe Marotta non è ancora l’amministratore delegato per l’area sport dell’Inter (lo sarebbe diventato pochi mesi più tardi), ma evidentemente il suo ‘influsso’ sulle strategie di mercato si fa già sentire: quel giorno, la società nerazzurra annuncia l’ingaggio a parametro zero di Asamoah, reduce da sei stagioni vincenti alla Juventus.

    Il rinforzo perfetto per Luciano Spalletti, da sempre ammiratore di quelli che corrono e lottano, che insomma fanno il ‘lavoro sporco’ al posto degli altri. Il feeling tra i due scatta subito, tanto che il tecnico di Certaldo arriverà a schierarlo addirittura da mediano nell’amichevole contro lo Zenit San Pietroburgo.

    “Nella Juventus giocava molto come mezzala, ha perso un po’ le distanze essendo più abituato agli inserimenti. Devo dire, però, che se l’è cavata benissimo”.

    L’esperimento sembra essere andato a buon fine, ma viene ben presto accantonato per tornare alle origini e, cioè, al ruolo di terzino sinistro: dopo una brevissima parentesi da esterno, Asamoah si sistema stabilmente nella zona di campo a lui più congeniale. E i risultati si vedono: suo l’assist per il goal di Icardi che, il 18 settembre, dà il via alla rimonta contro il Tottenham, primo match di Champions League disputato dai nerazzurri dopo sei anni e mezzo.

    Il sogno europeo di approdare agli ottavi di finale si interrompe nell’ultimo match del girone, nonostante una super partenza con due vittorie contro gli ‘Spurs’ e il PSV: sono proprio gli olandesi, ormai già ampiamente eliminati, ad imporre l’1-1 a Icardi e compagni a San Siro.

    Il centravanti argentino pareggia e dà speranze ai suoi nel quarto d’ora finale, ma alla fine a risultare decisivo è il goal di Lozano in apertura: l’assist è di Bergwijn, lesto nel rubare il pallone proprio ad Asamoah che si addormenta, lasciandolo scoperto in una zona di campo potenzialmente pericolosa.

    E’ un errore che vale una sfilza di insufficienze sui giornali, subito ‘perdonato’ da Spalletti che, nella conferenza stampa prima di Inter-Udinese, assume le difese del suo giocatore, sottratto alle ‘grinfie’ giornalistiche.

    “Il ragazzo è dispiaciuto, però è forte ed ha esperienza, ci può indicare la strada. E’ un ragazzo sano, un professionista di cui ci si può fidare”.

    Una fiducia riversata direttamente in campo, dove Asamoah è quasi sempre impiegato: con 42 presenze stagionali è uno dei più presenti, mai così tante dai tempi della Juventus e della stagione 2013/2014, quando i gettoni furono addirittura 47.

    Non è un caso, dunque, se all’annuncio da parte dell’Inter dell’esonero di Spalletti al termine della stagione (dopo aver conquistato una soffertissima qualificazione in Champions), Asamoah rivolge un pensiero affettuoso al suo punto di riferimento, spesso trasformatosi in una sorta di scudo protettivo.

    “Grazie di tutto, ti auguro il meglio per il tuo futuro mister!”.

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  • L’ARRIVO DI CONTE E L’INCUBO FISICO

    La panchina dell’Inter ha un nuovo padrone, quell’Antonio Conte che aveva voluto fortemente Asamoah durante l’esperienza juventina, valorizzandolo al meglio come uno dei migliori interpreti della Serie A.

    Una manna dal cielo per il ghanese, schierato tra i titolari in sei delle prime sette partite di campionato, oltre alle prime tre uscite nel girone di Champions League. Tutto sembra andare per il verso giusto, prima dell’infortunio che cambia una volta per tutte la storia di Asamoah in nerazzurro.

    A tormentarlo, infatti, riecco i problemi alla cartilagine del ginocchio sinistro, tornati d’attualità dopo qualche anno. Il ghanese fa in tempo a scendere in campo in altre due circostanze, chiudendo anzitempo il 2019 il 6 dicembre a San Siro con l’ingresso in campo nella ripresa a San Siro contro la Roma. Questa, purtroppo per lui, rimarrà l'ultima partita disputata in nerazzurro.

    Che si tratti più di un semplice acciacco lo si capisce dalla scelta dell’Inter di non includerlo nella lista UEFA per la fase ad eliminazione diretta dell’Europa League, in cui i nerazzurri sono ‘retrocessi’ in virtù del terzo posto nel raggruppamento di Champions; inoltre, nel mercato invernale, Marotta e Ausilio regalano a Conte Ashley Young, arrivato proprio per dare manforte a Cristiano Biraghi sulla fascia sinistra.

    Ben presto l’inglese si guadagna il posto da titolare puntando sulla sua illimitata esperienza e ciò complica ulteriormente la vita ad Asamoah, che dalla sua ha però un alleato inaspettato: la stagione viene infatti interrotta a causa dell’emergenza pandemica e questo gli consente di recuperare in vista della ripartenza, avvenuta a metà giugno.

    Le gerarchie di Conte sono però ormai cristallizzate e vedono in pole Young, seguito da Biraghi e, solo in ultima istanza, da Asamoah, relegato al ruolo di riserva fissa in panchina ed escluso anche dalla nuova lista presentata all’UEFA per la fase finale di Europa League, rimodellata dalla necessità di concludere il torneo nonostante un calendario estivo più che congestionato.

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  • L’ADDIO ALL’INTER E LA BREVE AVVENTURA AL CAGLIARI

    Ben presto, dunque, i problemi fisici lasciano spazio alle incompatibilità di natura tecnica: Asamoah è di fatto fuori dal progetto interista che, a maggio 2021, vivrà il suo apice con la conquista del 19° Scudetto.

    Un trionfo non vissuto in prima persona da Asamoah che, il 5 ottobre 2020, risolve il proprio contratto. In un’intervista a ‘BBC Sport Africa’, il ghanese rivelerà di aver individuato nell’inizio del terzo anno a Milano il momento chiave per la sua carriera, ormai avviata verso la fine.

    “All’inizio della mia terza stagione a Milano ho visto come le cose stessero progressivamente peggiorando, dunque mi sono impegnato a riprogettare tutto per dedicarmi al prosieguo della carriera. Avevo un contratto e volevo rispettarlo. All’Inter sono sempre stato trattato bene. Tutti sapevano della mia situazione, quindi quando gliel’ho esposta mi hanno capito. Abbiamo raggiunto un accordo e mi hanno lasciato andare via senza problemi”.

    La priorità di Asamoah è quella di una permanenza in Italia, che ormai è diventata la sua casa: dopo un’attesa di ben quattro mesi, da svincolato il 3 febbraio 2021 firma un contratto valido fino al 30 giugno successivo col Cagliari.

    In Sardegna, la tanto attesa svolta, non si verifica: Asamoah colleziona nove presenze in tutto, una soltanto delle quali dal primo minuto, contribuendo in minima parte alla salvezza dei sardi che non gli offrono il rinnovo dell’accordo siglato pochi mesi prima.

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  • L’ADDIO DEFINITIVO AL CALCIO E LA NUOVA CARRIERA DA PROCURATORE

    Almeno inizialmente, l’obiettivo di Asamoah è quello di trovare un’altra società che gli permetta di continuare a correre sulla sua amata fascia sinistra: prospettiva ben presto abbandonata, poiché di offerte in tal senso non ne arrivano.

    Meglio dare un taglio netto e cambiare vita, con l’annuncio del 4 ottobre 2022 a stravolgere il presente e il futuro: nessuna lettera strappalacrime di addio al calcio giocato, ma soltanto una foto che ritrae Asamoah assieme a Federico Pastorello, suo ex procuratore.

    “Momenti fantastici. È sempre un piacere lavorare con te, Federico Pastorello”.

    Il dado è tratto: Asamoah entra a far parte della scuderia del noto agente sportivo, con l’intento di farsi un nome anche in sede di trattative. Magari, chissà, per piazzare qualche suo potenziale erede. Qualche nuovo Asamoah.

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