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Dossena LiverpoolGetty/GOAL

La quattro giorni di Dossena al Liverpool: reti a Real Madrid e Manchester United

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Un 2 e un poi un 4. Un 4 e poi un 2. La carriera di Andrea Dossena in Inghilterra è tutta racchiusa qui. Che poi basterebbe il 4, a sua volta doppio del 2. Nah, meglio attenersi ad entrambi. Quando si parla di giocatori italiani in Premier League non c'è una scala di grigi, ma solamente di opposti. O si è lasciato il segno in grande stile, oppure il tuo volto è finito in quelle costanti classifiche dei peggiori di tutti i tempi.

Zola, Di Canio, l'apripista Silenzi, Taibi, Aquilani. Ad ognuno il proprio posto, sembrerebbe. In realtà no, visto che il racconto fatto, da media e tifosi, chi più e chi meno, dimentica sempre che i grigi ci sono, nel mezzo. Né benissimo, né malissimo, per una serie di motivi. Nel caso di Dossena, restare nel mezzo è un effetto di un marzo 2009 che non aveva mai vissuto prima e che non vivrà più.

Da calciatore, almeno, viste le scarpette al chiodo appese nel 2017 per diventare allenatore: la nuova carriera è in continua evoluzione, partita dalla Serie D ed ora in C, nell'attesa di trovare un posto tra le prime serie, sia essa italiana o all'estero. 2 e 4 giusto? Giusto. I tempi del Liverpool, già: tutti racchiusi attorno.

  • NORD-EST

    Dossena non è mai stato un ragazzo sotto la luce dei riflettori. E' cresciuto a Verona, sperimentando inizialmente la Serie A per le prime apparizioni da professionista, per poi acquistare pian piano più importanza, fino alla titolarità nelle stagioni in cadetteria. Una categoria che appare sempre più stretta per un giovane mancino, duttile e capace di darsi da fare sulla corsia sinistra, come terzino o come centrocampista. Rimane nei dintorni, firmando per il Treviso, che dà ad Andrea la possibilità di confrontarsi in maniera regolare con la massima serie.

    Nato in Lombarda - a Lodi - e cresciuto con la locale Fanfulla prima e con il già citato Verona poi, Dossena firmerà contratti da professionista nel nord-est, proseguendo il suo tour fino a Udine. La piazza bianconera è la prima in cui sarà realmente imprescindibile ad alti livelli. Non subito, visto che Galeone lo vede come una riserva, o al massimo come un giocatore da turnover. Tutto il contrario dei pensieri di Malesani, subentrato a gennaio. E' lui a dare una svolta alla carriera del ragazzo: non si muoverà più dalla casella sinistra dei titolari.

    Non può essere altrimenti: Malesani fu colui che decise di far debuttare in prima squadra il ragazzo, in cui vedeva abilità tecniche e tattiche superiori alla media degli altri ventenni. Con la fiducia sulle spalle, Dossena dimostra di potersi ritagliare uno spazio importante in Serie A come uno dei terzini mancini, sempre eccezione che conferma la regola, in grado di effettuare le due fasi con regolarità, costanza, grinta. Non vacilla. Mai.

    "Fino a 30 anni pensavo che avrei giocato finché ne avrei avuto l’opportunità. Mi dicevo: ‘Gioco finché posso’. Mi piaceva troppo il calcio. Vivevo di adrenalina. Non ero come altri giocatori che sentivano il peso dei ritiri e della preparazione. Mi piaceva allenarmi e preparare i match" ha detto in passato a Itasportpress.

    Non si è mai scoraggiato, Dossena, nei primi tempi da riserva a Udine. Studiava, osservava, continuava a lavorare consapevole di poter avere un'opportunità e sfruttarla. Sopravviveva a Malesani, esonerato per lasciare spazio a Marino.

    Il nuovo tecnico si ritrova per le mani un ragazzo convinto delle sue qualità, non ha paura e gli avversari hanno imparato a rispettarlo. Perfetto, secco: sei titolare, o tu o tu. La rinnovata fiducia lo rendono pericoloso in zona realizzativa e in fase di assist, alzato a centrocampista esterno.

    Si trova benissimo nella nuova posizione, in cui può ulteriormente vivere di adrenalina, della folla che lo spinge, degli avversari che lo rincorrono. Dei portieri che sudano, consapevoli di dovere avere 8 occhi e 10 mani per fronteggiare ogni tiro e cross. Tatticamente e tecnicamente comincia ad attirare sempre più ammiratori. Tra questi c'è il commissario tecnico dell'Italia Campione del Mondo, Marcello Lippi: nel 2007 arriva l'esordio in azzurro per fronteggiare il Sudafrica. La prima di dieci presenze, ultima dei quali durante il periodo di Liverpool.

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  • 2 E 4

    Riise ha lasciato il Liverpool e i Reds, due anni prima finalisti in Champions, hanno individuato nella sua abilità a tutto campo il perfetto rinforzo sulla corsia mancina. Non è certo l'unico in quella fascia, acquistato per circa 9 milioni: Benitez, mister del team britannico, vuole avere la miglior scelta possibile, per poi puntare sul numero uno. Insieme ad Andrea in rosa ci sono Fabio Aurelio, il preferito, e Emiliano Insúa, terzo dietro a Dossena.

    La campagna acquisti del Liverpool è stata insolitamente deludente e i tifosi mormorano al primo errore di uno di loro: Philipp Degen, David N'Gog, Robbie Keane e Albert Riera. Giovani poco conosciuti e una star come l'irlandese decisamente deludente nel suo unico, spoiler, anno tra i Reds.

    Dossena ci mette un po' ad ambientarsi e nel novembre 2008 non ci gira proprio intorno, anzi:

    "Non sono completamente soddisfatto del mio livello e, con Fabio al mio posto, l'allenatore ha la possibilità di scegliere un giocatore più in sintonia con le tattiche della squadra in questo momento".

    Numeri, dicevamo. L'annuncio dell'acquisto arriva il 4 luglio, per un contratto di 4 anni. La maglia indossata? Ovviamente la numero 2, che alla fine saranno le stagioni giocate con il Liverpool, l'iniziale 2008/2009 da ventisei presenze nelle varie competizioni e la seconda, terminata a gennaio (per firmare con il Napoli), da appena cinque.

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  • REAL MADRID E MANCHESTER UNITED

    Il nome di Dossena, però, non è certo ricordato dai tifosi del Liverpool per una questione di numeri, una curiosità per pochi apprezzata da chiunque, però, se ne renda conto. Perché l'avventura del ragazzo di Lodi nel Merseyside, il suo passare alla storia del club in un certo modo, è racchiusa di nuovo in quel male...benedetto numero: il 4. Quattro giorni, due goal alle squadre più famose del pianeta terra. Di nuovo quei numeri. Al Real Madrid prima e al Manchester United poi, Dossena segna le sue due uniche reti con il logo del Liverpool addosso.

    C'è chi sogna di giocare in Premier League anche per un solo minuto, chi di realizzare almeno una rete. E chi quei due centri ha avuto modo di metterli insieme al cospetto di Real Madrid e Manchester United. In due gare terminate in entrambi i casi con 4 reti a favore del Liverpool. Numeri, numeri ovunque.

    10 marzo 2009, il Liverpool scende in campo per la sfida di Champions League contro il Real Madrid, ottavi di ritorno. Il primo match è terminato 1-0 e stavolta, con il colpo di testa di Benayoun in tasca al Bernabeu, si ospitano i Blancos di Raul, Robben e Snejider in casa. Può succedere di tutto. Di tutto. Quello che accade: al minuto 47 le reti di vantaggio sono già tre, grazie a Fernando Torres e Gerrard.

    Quei Reds ci sanno fare, possono lottare per vincere tutto e lo dimostrano mese dopo mese. Il 3-0, però, non è sinonimo certo di passaggio del turno, visto un secondo tempo da disputare e l'incontro del 14 marzo contro il Manchester United alle porte. E' proprio Torres a lasciare il posto a Dossena, al minuto 83. Cambio difensivo, principalmente. Almeno secondo Benitez, perché il ragazzo di Lodi ha tutta l'intenzione di partecipare alla festa, spinto dall'adrenalina di Anfield. Si fa trovare pronto: contropiede, palla a destra per Mascherano, Real sbilanciato ed impaurito: Dossena al centro riceve e scarica col destro in porta. Numero uno, non unico.

    Il secondo, numero due. Il 14 marzo, stavolta in trasferta. Ad Old Trafford si gioca la gara più attesa di tutte, quella che può dare una spinta verso il titolo per cui il Manchester United di Ferguson è favorito. Una squadra letale che davanti a quel Liverpool, quel giorno, sbanderà come non mai. Dal rigore di Cristiano Ronaldo al nulla. Torres pareggia, Gerrard dagli undici metri, Fabio Aurelio su punizione. 3-1, al quale serve un'altra spinta per chiudere.

    Dossena entra per Riera, stanco. Ha circa mezz'ora per lasciare il segno e guarda un po', lo rifa' nuovamente. In maniera spettacolare, stavolta. Manchester United alle corde, tutto in avanti. Basta un lancio che sfrutta in maniera impeccabile: pallonetto col mancino ad ammutolire il sogno e il suo Teatro. Sipario, otto reti in quattro giorni. Due di Andrea.

    "Non tutti possono dire di aver segnato al Real Madrid" dirà Dossena più avanti. Figurarsi averlo fatto in un 4-0. E dunque ad Old Trafford in un 4-1. In una scala di grigi tra il massimo e il minimo.

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