A questa epopea il giovane Domenico Citeroni assiste incantato e pieno di entusiasmo, molto spesso dalla tribuna.
I soldi a casa ci sono, ma non abbastanza per permettersi ogni domenica un biglietto per lo stadio Cino e Lillo Del Duca, voluto e realizzato proprio dallo stesso Rozzi.
Esiste però un metodo per vedere la partita senza pagare: fare il raccattapalle. Negli anni Settanta non si aveva nemmeno contezza di cosa fosse un tornello, né vi era la necessità di esibire un biglietto nominativo o altre delle
Anzi, c’era l’usanza di premiare i primi dodici a presentarsi fuori dallo stadio, regalandogli un pomeriggio da sogno a pochi passi dai propri calciatori.
Per non perdere l'appuntamento, Domenico si presenta ai cancelli dello stadio ben quattro ore prima dell'incontro, che ai tempi anteriori alle esigenze televisive e i pianti degli allenatori per gli impegni di coppa infrasettimanali si giocava di domenica alle 14.
Tra i primi ad entrare, il sedicenne riesce a piazzarsi dietro una delle due porte. Da lì può finalmente vedere da vicino campioni che fin lì aveva potuto ammirare solo sulla carta stampata delle figurine Panini.
In particolare, rimane colpito dal carisma silenzioso di Dino Zoff con il quale prova qualche trucchetto per far guadagnare qualche secondo prezioso all'Ascoli.
"I palloni che uscivano glieli ributtavo dentro con dei calcioni alti e storti, così lui doveva rincorrerli e si perdeva tempo. Un pari con la Juve era oro. Ma, a un certo punto, mi guardò negli occhi e con la sua flemma mi disse: “Benedetto figliolo, il pallone devi darmelo in mano…“. Quello sguardo e quella calma mi gelarono. Tutti i palloni successivi glieli appoggiai sui guanti. E non era facile impressionarmi…"