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Xabi Alonso Bayer Leverkusen 2022-23Getty

Dal Sanse al Leverkusen: Xabi Alonso e la panchina nel destino

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Dei tanti, tantissimi fuoriclasse che hanno segnato l’ultimo ventennio calcistico che sono passati dal campo alla panchina, non tutti sono riusciti ad ottenere da subito i successi sperati. Esempi? Frank Lampard, partito dal Chelsea poi esonerato, con il suo gruppo portato alla vittoria della Champions League da Thomas Tuchel, mentre lui falliva all’Everton; Steven Gerrard, che ha avuto la grande chance all’Aston Villa gettandola alle ortiche dopo aver vinto il campionato coi Rangers; Andrea Pirlo è finito in Turchia per rilanciarsi dopo la Juventus, Ringhio Gattuso ha faticato col Valencia, Clarence Seedorf è durato ancora meno.

L’eccezione, un po’ curiosamente e un po’ no, è rappresentata dagli spagnoli: Mikel Arteta è il simbolo della rinascita dell’Arsenal che ha conteso il titolo al Manchester City fin quasi alla fine, Xavi invece il suo di campionato l’ha vinto con il Barcellona, che ne ha fatto un simbolo di ricostruzione. E poi c’è Xabi Alonso, che in autunno ha accettato la chiamata del Bayer Leverkusen intraprendendo la sua prima avventura da allenatore dopo aver fatto pratica partendo dal basso, veramente dal basso.

La sua prima esperienza un anno dopo il ritiro è arrivata nella cantera del RealMadrid nell’annata 2018/19, per poi tornare al suo primo amore, la RealSociedad. Non dalla prima squadra però, anzi: Segunda Division B, la terza serie del calcio spagnolo. Un po' come se Pirlo, continuando a fare raffronti, fosse veramente partito dalla Juventus B nell’annata 2020/21, come poi doveva essere in origine prima che le cose prendessero un’altra piega.

Per quanto riguarda i maestri, il classe 1981 basco ne ha avuti di eccellenti: Rafael Benitez, José Mourinho, Carlo Ancelotti, Pep Guardiola, Manuel Pellegrini, senza dimenticare Vicente Del Bosque in nazionale. Da ciascuno ha appreso qualcosa, come sanno fare le persone intelligenti. È stato l’estensione in campo di ciascuno di loro e non è affatto casuale che tutti prevedano per lui un futuro roseo.

“Sarà molto semplice per lui diventare un allenatore, se lo volesse”, aveva detto proprio Guardiola di lui. Lo ha ascoltato.

  • Xabi Alonso Bayer Leverkusen 2022-23Getty Images

    Il percorso

    L’ultima stagione da calciatore professionista Xabi Alonso l’ha vissuta a 36 anni con la maglia del Bayern Monaco, guidato da Carlo Ancelotti. Dopo un anno di studio, si è legato al settore giovanile del Real Madrid come punto di partenza. La prima squadra che ha preso in mano è stata la Infantil A, con i ragazzi di tredici e quattordici anni, portati alla vittoria del campionato vincendo tutte le partite.

    Dopo aver acquisito la licenza nel maggio 2019, sembrava proiettato alla guida della Juvenil A, ovvero l’Under-19, al posto di Raul che sarebbe stato promosso al Castilla (e Zidane allenatore della prima squadra) quando però è arrivata una chiamata a cui non ha potuto dire no, perché il richiamo di casa ha sempre un certo fascino.

    Così nell’estate 2019 ha preso il timone della Real Sociedad B, la seconda squadra, per tutti la Sanse (abbreviando San Sebastian, la città), che militava nella terza divisione del calcio spagnolo. Se il primo anno è stato il lockdown causa Covid a fermare la corsa verso l’obiettivo LaLiga2, al secondo tentativo la promozione è arrivata. Vincendo il sottogruppo B davanti all’Athletic di Bilbao B, che è già di per sé una medaglia.

    Poi, nei turni ad eliminazione diretta, sono arrivate due vittorie per 2-1 ai supplementari, la prima contro l’FC Andorra del suo ex compagno di nazionale Piqué e la seconda contro l’Algeciras, hanno permesso alla Sanse di raggiungere la promozione in seconda divisione, l’unica squadra B a disputare la Liga2.

    L’unica stagione non è stata per la verità un enorme successo, visto che è arrivata un’immediata retrocessione e il conseguente addio che già si paventava come ipotesi nell’estate precedente, ma alla Real Sociedad hanno comunque potuto godere del suo lavoro anche in termini di giocatori prodotti e portati al piano di sopra: il mediano Zubimendi è uno dei più costanti del campionato spagnolo ed è arrivato anche fino alla nazionale tedesca.

    Come lui anche altri, dai difensori Jon Pacheco e Alex Sola fino ai centrocampisti Turrrientes e Robert Navarro. Un’eredità importante che non poteva passare inosservata a livello calcistico europeo, tanto che già a maggio, dopo l’annuncio dell’addio a fine stagione, si era fatto avanti con una proposta concreta il BorussiaMönchengladbach.

    Alla fine però la scelta di Xabi è stata quella di aspettare ancora un paio di mesi prima di accasarsi da qualche parte. E a inizio ottobre è arrivata la chiamata del BayerLeverkusen, che aveva appena esonerato Gerardo Seoane e cercava un nuovo tecnico su cui rilanciare un progetto. Che sta avendo successo e, per stessa conferma diretta dello stesso ex mediano, si estenderà ancora almeno per un altro anno fino a fine 2024, mettendo a tacere le voci che lo avrebbero voluto come successore possibile di Carlo Ancelotti sulla panchina del Real Madrid.

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  • Lo stile

    L’imprinting tecnico del basco a Leverkusen è stato quello che fa parte del suo dna sin dai tempi di Liverpool: cercare il ritmo dell’attacco con il possesso della palla, appoggiadosi sulla personalità degli interpreti più tecnici. Vale a dire: Florian Wirtz.

    Dal rientro a gennaio del classe 2003, il suo Bayer ha iniziato a cambiare stile e passo. Senza di lui, ancora convalescente per il problema al crociato, in diverse situazioni aveva scelto di difendersi basso e ripartire, accettando intelligentemente gli interpreti che gli erano stati messi a disposizione, come Diaby e Adli o Frimpong, abili ad andare negli spazi.

    Ciò che era emerso invece dal suo biennio alla guida della Real Sociedad è stato un stile molto vicino a quello di Vicente Del Bosque e della corrente spagnola, con tanto fraseggio alla ricerca degli spazi. Con una differenza rispetto al ‘classico’, ovvero la difesa a tre che ha impostato a lungo con il Sanse e che si è portato anche in Germania.

    “Voglio avere l’iniziativa del gioco, attaccare, permettere ai giocatori di connettersi tra di loro”, affermava a The Coaches’ Voice quando allenava le giovanili del Real Madrid, ricordando poi che l’importanza dell’elasticità in termini di cambio modulo “permette ai giocatori di essere più stimolati a cercare nuovi automatismi”.

    Gioco posizionale, poca tendenza alla ricerca del lancio lungo, compattezza e contro-pressing immediato nel momento in cui viene letta una situazione di pericolo. Idee che Xabi sta iniziando a mettere in pratica sempre di più, con l’ambizione di ricalcare in panchina un percorso di grande successo vissuto in campo.

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