Pubblicità
Pubblicità
Moussa Diaby of Bayer 04 LeverkusenGetty Images

Dal Psg al Leverkusen, passando per Crotone: Moussa Diaby, la freccia del Bayer

Pubblicità

Nella classifica dei giocatori con le punte di velocità più alte di tutta la Bundesliga c’è una presenza che è ormai costante: quella di MoussaDiaby, il motorino del Bayer Leverkusen. Ogni qualvolta trovi lo spazio per correre con il pallone o senza, l’esterno francese riesce a toccare punte superiori anche ai 36 chilometri all’ora. È il terzo assoluto da quando si raccoglie questo tipo di dato (36,52 km/h), dietro soltanto ad Adeyemi e St. Juste, davanti ad Haaland, Hakimi, Davies e svariati altri.

Oltre alle punte, però, c’è di più. 170 centimetri di rapidità. La costanza di rendimento, ad esempio. Che lo ha portato ad essere un giocatore costantemente da doppia cifra di gol e di assist nelle ultime tre stagioni, fino ad arrivare in nazionale. Un contratto fino al 2025 rinnovato nel dicembre 2020 con cui il Bayer lo ha blindato dalle sirene soprattutto inglesi che finiscono per risuonare ogni anno. La sua capacità di prendere velocità e superare chiunque una volta che gli si concede quel metro di troppo.

La sua carriera è iniziata nella sua città Natale, Parigi, e poi si è impennata una volta arrivato alla BayArena. Con in mezzo una tappa forse dimenticata dai più, ma non da chi lo ha visto da vicino: Crotone. Mezza stagione, poco campo, tanta panchina. Ma anche quello fa parte del percorso che a quasi 24 anni lo ha visto diventare uno degli esterni d’attacco più apprezzati in Germania e probabilmente anche fuori.

  • Diaby Crotone Alex Sandro Juventus Serie A

    Crotone, l’illusione

    18 aprile 2018. All’EzioScida di Crotone arrivava la Juventus di Massimiliano Allegri, capolista solitaria in piena corsa verso il settimo Scudetto consecutivo. Per i calabresi era una partita storica: dopo la salvezza miracolosa dell’anno scorso, avere di nuovo i bianconeri in casa propria era motivo di festa. Però c’era anche una salvezza da conquistare e la rovesciata con cui Simy risponde al momentaneo vantaggio di AlexSandro sembrava davvero l’occasione per trovare nuovi stimoli in una corsa quasi disperata.

    Per quell’occasione WalterZenga fece una scelta di formazione particolarmente in controtendenza con le precedenti. Nel tridente offensivo sull’out di destra trovò spazio Moussa Diaby. Fino a questo momento gli erano stati concessi appena una decina di minuti nel match contro il Genoa del sabato precedente, cameo che è stato tra l’altro il suo esordio da professionista.

    Dal suo arrivo era sempre stato in panchina. Contro la Juve il giovanissimo talento francese arrivato in prestito dal Paris Saint-Germain (dove era stato eletto tra i migliori in assoluto) giocò 63 minuti, per poi lasciare il campo a Marcello Trotta. Furono gli ultimi della sua esperienza calabrese: poi tornò fisso in panchina e assistette da comparsa al ritorno in Serie B.

    “Moussa non parla né italiano né inglese, e io il francese non lo mastico” aveva dichiarato Zenga al momento del suo arrivo, “ho comprato un corso di francese e ho cominciato a imparare quelle parole che possano servire per aiutarlo. È un acquisto in prospettiva, se poi riuscirà a darci una mano ben venga”.

    L’unico suo gol italiano è arrivato nel campionato Primavera contro il Foggia, una delle due occasioni in cui giocò con l’Under-19. Probabilmente sperava in qualcosa di meglio, visto che già al tempo del diciottenne parigino si parlava come uno dei migliori prospetti del calcio francese, presenza fissa nelle nazionali giovanili dei Bleus, spesso anche sotto età. Piccolo, sgusciante, tecnico. Dal grande potenziale.

  • Pubblicità
  • Moussa Diaby PSGGetty

    Psg, l’occasione

    A Parigi evidentemente lo sapevano bene. Una volta riportato alla base, ThomasTuchel lo ha immediatamente incluso nel proprio roster già comprendente fior di attaccanti, da Cavani a Neymar e Mbappé fino a Draxler e Di Maria. Fior di talenti di cui il classe 1999 doveva gestire la concorrenza. Mica poco.

    Diaby però ha sempre trovato il modo di avere una discreta continuità di utilizzo e di rendimento: il suo bilancio a fine stagione parlava di 34 presenze, oltre 1500 minuti di utilizzo, 4 gol e 7 assist. Per niente male, considerando i nemmeno vent’anni e la gavetta praticamente azzerata vista la panchina nei mesi in Serie A. D’altronde la fiducia di un allenatore porta a questo ed altro.

    “Mi piaceva il modo in cui guidava la squadra, aveva introdotto metodologie che a Parigi non conoscevamo. Ha aiutato molto. Posso solo dir grandi cose di lui” ha affermato a GOAL e Spox nell’estate 2019.

    “Voleva che rimanessi, mi aveva promesso ulteriori miglioramenti e che avrei giocato ancora abbastanza. Ma eravamo tanti e non c’era spazio per esser un titolare fisso. Avrei dovuto fare un passo in avanti, quindi ho iniziato a guardarmi intorno alla ricerca di una squadra che mi potesse dare continuità”.

    Nonostante la vittoria della Ligue 1 e la possibilità di giocare nel club e nella città in cui era cresciuto (è del 19esimo Arrondissement cittadino), c’era un’altra sfida.

  • Pubblicità
    Pubblicità
  • Leverkusen, la ribalta

    Quella sfida si chiamava BayerLeverkusen, che strappò Diaby al Psg per una quindicina di milioni di euro.

    “Cercavo un calcio offensivo, con giocatori forti: questo è un top club tedesco che gioca in Champions League regolarmente. Non mi sento un super talento prodotto dal Psg, ma uno dei tanti che è passato anche da lì. Nonmi sento addosso la pressione di dover dimostrare, ma sono convinto che questa scelta sia la migliore per il mio futuro”.

    Probabilmente a quella frase Diaby ha ripensato molte volte nelle prime 11 giornate di campionato, quando Peter Bosz lo relegava sistematicamente in panchina senza dargli occasioni nell’undici titolare ma soltanto da subentrato. Alla fine però, una volta entrato nelle gerarchie del tecnico olandese, non ne è più uscito: nelle altre 23 per 18 volte è partito dal primo minuto e ha iniziato anche a contribuire in maniera significativa in termini di gol e assist.

    “Crea occasioni dal nulla, poi è un giocatore estremamente professionale, vuole sempre giocare ed è sempre molto affidabile e sono felicissimo di averlo”, ha detto di lui Xabi Alonso.

    Oggi che sono ormai quattro anni dal suo arrivo, il bilancio complessivo racconta di quasi 50 gol e 50 assist. Garantire quasi 25 gol a stagione è roba non da tutti. In pochi sono stati sorpresi, né a livello di dirigenza, né a livello di allenatori e nemmeno di tifosi. Quando Diaby firmò per il Leverkusen, sul web nacque una sorta di fan club, la ‘Diaby Army’, l’emblema dell’hype stellare che aveva intorno. Diventò anche una specie di fenomeno ufficiale, tanto che anche l’account Twitter ufficiale del Bayer Leverkusen iniziò a usare l’hashtag #DiabyArmy, rendendolo ancora più popolare.

    Nel settembre 2021 è arrivato anche l’esordio in nazionale in amichevole contro la Bosnia, primo delle 10 presenze fin qui raccolte. È ancora alla ricerca del primo gol assoluto, ma nel frattempo sta provando ad entrare sempre più dentro le gerarchie di Didier Deschamps. Sognava il Mondiale in Qatar, ma alla fine gli è stato preferito Marcus Thuram. È comunque solo l’inizio, visto che a 24 anni Diaby ha almeno un’altra decina di anni davanti.

  • ENJOYED THIS STORY?

    Add GOAL.com as a preferred source on Google to see more of our reporting

0