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Inzaghi Italiano HDGetty

Da “dead coach walking” alle finali: Inzaghi e Italiano hanno ribaltato il destino

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l loro destino sembrava già segnati. Un’attesa per certi versi logorante, un addio praticamente certo da consumarsi a bocce ferme - in estate - per ripartire lontani l’un dall’altro, club e tecnico. Poi, all’improvviso, la svolta inaspettata. Un colpo di coda che ha cambiato le sorti e ha cancellato una storia che destinata a terminare per scrivere nuove pagine indimenticabili della storia dei due club.

Vincenzo Italiano e Simone Inzaghi si ritroveranno uno contro l’altro questa sera, allo stadio Olimpico di Roma, in una sfida che mette in palio la Coppa Italia. Un trofeo che entrambi vogliono portare a casa. Un antipasto di quello che accadrà tra il 7 e il 10 giugno, quando Fiorentina e Inter saranno impegnate in due appuntamenti con la loro storia.

Praga e Istanbul, così distanti e così vicine. 1.500 chilometri a dividerle, un sogno a tinte viola e nerazzurre ad accomunarle, oltre alle finalissime di Conference League e Champions League.

Italiano e Inzaghi sono ad un passo dal sogno. Una rivincita al termine di un percorso tortuoso, fatto di lunghe salite e ostacoli, fino a trovarsi ad un passo dalla storia.

Fiorentina e Inter hanno scommesso su di loro in tempi non sospetti, salvo poi trovarsi davanti a momenti difficile con risultati altalenanti e soprattutto al di sotto delle aspettative, con le panchine dei due tecnici in bilico e lo spettro dell’esonero ad aleggiare su di loro.

I due, però, ci hanno sempre creduto. Hanno lavorato a testa bassa e sono riusciti a ribaltare una storia e un destino che sembravano già scritti. Un passo alla volta hanno costruito un percorso che in partenza appariva utopia, me che invece si è trasformato in realtà.

Questa sera Simone Inzaghi, il ‘mago delle coppe’, va a caccia del secondo trionfo stagionale - il quarto in due stagioni - dopo quello della Supercoppa Italiana a Riyadh contro il Milan. Proprio contro i rossoneri il tecnico piacentino ha già scritto un pezzettino di storia grazie al doppio successo dell’Euroderby in semifinale, una rivincita per i nerazzurri a due decenni di distanza dalla delusione del 2003, in attesa di completare il cerchio all’Ataturk Stadium di Istanbul, dove servirà una vera e propria impresa per compiere l’ultimo passo e alzare al cielo la Champions League contro il Manchester City di Pep Guardiola e della ‘macchina da goal’ Erling Haaland.

Dall’altra parte Vincenzo Italiano ha riportato la Fiorentina in una finale europea a 33 anni di distanza dall’ultima volta, ovvero dall’ultimo atto della Coppa UEFA 1989/1990, persa contro la Juventus. Un traguardo incredibile, che ha regalato ai viola un particolare primato: è l’unica squadra ad aver partecipato alla finale di tutte le grandi competizioni UEFA per club, dalla Coppa dei Campioni/Champions League e la Coppa Uefa/Europa League, alla Coppa delle Coppe, finoalla nuova Conference League.

Pietre miliari nella storia dei due club e nelle carriere di Inzaghi e Italiano, che oggi vogliono portare a casa la Coppa Italia in attesa del piatto più ricco, quello europeo. Un trofeo a cui entrambi tengono molto e una finale voluta e inseguita per giocarsi sotto il cielo di Roma una coppa da inserire nel proprio palmares e in quello del club. Il primo passo di una rivincita giunta al compimento dopo le numerose critiche ricevute e quelle voci sul possibile esonero che ben presto si sono trasformate in lodi e conferme per quanto di buono fatto in questa stagione.

  • 20230510 Simone Inzaghi(C)Getty Images

    IL ‘MAGO DI COPPE’ E LA SVOLTA

    Se è vero che tre indizi fanno una prova, cinque finali in quasi due stagioni alla guida dell’Inter non lasciano alcun dubbio. Simone Inzaghi ha un feeling speciale con le coppe, che siano nazionali o internazionali come la Champions League, mentre non riesce ad esprimere il massimo in campionato.

    Un vero e proprio maestro delle gare secche: quando non si può sbagliare lui si esalta e fa centro. Dopo aver vinto nella passata stagione la Supercoppa Italiana e la Coppa Italia, entrambe contro la Juve, in questa annata il tecnico piacentino si sta confermando.

    A gennaio è infatti arrivato il trionfo a Riyadh, in Arabia Saudita, contro il Milan in una finalissima di Supercoppa Italiana senza storia, mentre ora i nerazzurri hanno conquistato il pass per le finali di Coppa italia e soprattutto Champions League.

    Uno scenario inimmaginabile appena un mese fa, nella notte buia di San Siro post sconfitta contro il Monza in campionato. Già, perché il percorso in Serie A resta l’ombra sul percorso dell’ex Lazio.

    Dopo aver perso lo scudetto nell’avvincente testa a testa con il Milan fino all’ultimo turno nella sua prima annata all'ombra della Madonnina, in questa stagione la squadra di Inzaghi è incappata in ben 12 sconfitte in 36 partite, un terzo delle gare giocate. Troppe per un club come l’Inter. Una serie di passi falsi che ad un certo punto della stagione hanno messo a rischio addirittura la qualificazione in Champions League dopo aver abbandonato troppo presto i sogni scudetto.

    La notte di Inter-Monza ha segnato una svolta nella stagione dell’Inter. Quando sembrava ad un passo dall’esonero, Inzaghi ha tirato fuori un orgoglio mostrato in panchina e davanti ai microfoni, difendendo a spada tratta il lavoro svolto.

    Un Inzaghi versione Conte che ha cambiato non solo la linea della comunicazione ma anche la squadra in campo, puntando su maggiori rotazioni e affidandosi a poche pedine fondamentali, insostituibili nella sua idea di calcio. Due nello specifico: Francesco Acerbi ed Henrikh Mkhitaryan.

    "Quest’anno non abbiamo mai pensato, nemmeno per un secondo, di sostituire Inzaghi. La sua conferma, espressa in percentuale, è pari al 100% - ha dichiarato Marotta ai microfoni di Rai Sport -. È e sarà il nostro allenatore anche il prossimo anno”.

    Eppure quella di Chivu nel ruolo di traghettatore era molto più di una ipotesi con la gara di ritorno contro il Benfica a fare da spartiacque.

    Il passaggio del turno in Champions League contro i lusitani, il ritorno di un Lukaku sempre più vicino alla miglior forma e letale dal punto di vista realizzativo e la serie positiva in campionato con i successi contro Empoli, Juventus, Lazio, Verona, Roma, Milan, Sassuolo e ancora Milan tra campionato, Coppa Italia e Champions hanno cambiato il volto di una stagione passata in tre settimane da deludente ad un passo dalla storia.

    Qualificazione alla prossima Champions in cascina e pass per le finali di Coppa Italia e Champions League a Istanbul. Un tris con cui Inzaghi ha svolta la stagione e di fatto ha allontanato l’esonero e si è guadagnato la conferma sul campo.

    “So chi c’è sempre stato e chi è mancato nel momento del bisogno - ha ricordato Inzaghi dopo il Milan - So tutto, ma ho la fortuna di avere dei ragazzi che mi hanno seguito per filo e per segno. E si è visto anche qual è il nostro staff…”.

    Frecciatine nemmeno troppo velate a difesa del proprio lavoro e indirizzate a chi ad un certo punto della stagione, complici risultati deludenti e una qualificazione in Champions fondamentale ma in bilico, aveva messo in dubbio la sua permanenza sulla panchina dell’Inter.

    Il tecnico piacentino è stato bravo a compattare il gruppo e coinvolgere tutti nelle rotazioni, dando spazio a molti elementi della sua rosa e rendendoli partecipi attivamente del percorso fino alle finali e al piazzamento Champions in campionato.

    Ora Inzaghi si prepara all’ennesima gara da dentro o fuori e un trofeo all’orizzonte. Un traguarda da non sbagliare e alla portata per il ‘Mago di Coppe’.

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  • Vincenzo Italiano FiorentinaGetty

    L'ALTALENA, IL SOSTEGNO E LA DOPPIA FINALE

    “Ora bisogna portare a casa qualcosa”. Alla vigilia della sfida contro il Torino, nell’ultimo turno di campionato, il direttore generale Joe Barone ha suonato la carica in vista delle due finali che vedranno impegnata la Fiorentina.

    Difficile, quasi impossibile, immaginare questo scenario solo pochi mesi fa. Un inizio di stagione complicato con un punto nelle prime due gare della fase a gironi di Conference League e gioco e risultati che stentano a decollare anche in campionato. È il 22 ottobre quando al Franchi va in scena proprio Fiorentina-Inter. Uno strano scherzo del destino.

    La squadra di Italiano parte male, malissimo, e va sotto di due goal nei primi 15 minuti. Poi, tra il primo e il secondo tempo arriva la reazione, con Cabral e Ikoné che pareggiano i conti, prima di un finale pirotecnico che non regala punti alla viola ma la sensazione che si può lottare contro le grandi e si deve cambiare passo.

    Da lì la rimonta in Conference con quattro successi di fila e un finale di 2022, fino alla sosta per il Mondiale in Qatar, ad alti livelli.

    L’inizio del nuovo anno e il ritorno in campo, però, spengono le speranze e quell’illusione nata alla fine dell’ultimo anno solare fino alla svolta di Braga. Reduci dalle sconfitte contro Bologna e Juventus in Serie A, i viola vincono 4-0 la gara d’andata in Portogallo e si ripetono con il 3-2 al Franchi una settimana più tardi.

    Un doppio successo che dà uno slancio incredibile alla Fiorentina, che inanella una serie di 8 vittorie di fila tra campionato, Coppa Italia e Conference League e una serie positiva che sarà di 9 vittorie e due pareggi.

    Un periodo d’oro che consente alla squadra di Italiano di raggiungere la finale di Coppa Italia e proseguire il cammino verso Praga.

    Un cambio di rotta in cui Italiano ha un ruolo chiave con la scelta di cambiare sistema di gioco a stagione in corso passando dal 4-3-3 ad un 4-2-3-1 più fluido, che consente a Mandragora - affiancato da Martinez Quarta nel ruolo di doppio play - e Amrabat di costruire e fare da filtro e a Bonaventura di giocare più vicino alle punte sfruttando gli spazi e le caratteristiche d’inserimento.

    La crescita di Cabral dal punto di vista realizzativo ha completato l’opera, così come le prestazioni di Nico Gonzalez, che dopo aver aumentato i giri ha iniziato a fare la differenza.

    Meriti dell’allenatore che vanno senza dubbio condiviso con la società, che nei momenti difficili e davanti alla critiche di una piazza esigente ha difeso Vincenzo Italiano, scelto nell’estate 2021, credendo nel suo lavoro

    Una presa di posizione coraggiosa da parte di Rocco Commisso, Joe Barone e Daniele Pradè, che hanno dimostrato con le parole e con i fatti di essere sempre dalla parte del tecnico ex Spezia.

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