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Antonio Conte NapoliGetty

Conte vuole cambiare Napoli anche fuori dal campo: superare il provincialismo

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Antonio Conte è un condottiero e come tutti i veri condottieri non ha mezze misure: prendere o lasciare.

Il Napoli questa estate ha deciso convintamente di prenderlo e di affidare a lui la rinascita di un club precipitato dallo storico Scudetto al decimo posto della passata stagione.

Aurelio De Laurentiis ha quindi consegnato le chiavi a Conte, ritenuto evidentemente l'uomo giusto per quello che il presidente ha recentemente definito 'anno zero'.

L'allenatore salentino, reduce da un periodo di riposo dopo l'addio al Tottenham, ha accettato una sfida non semplice e si è subito messo all'opera, non solo sul campo ma anche davanti ai microfoni.

  • LE RICHIESTE SUL MERCATO

    Inutile girarci intorno, per arrivare ai risultati nel calcio servono soprattutto i giocatori forti e di personalità.

    Per questo Conte ha martellato tutta l'estate chiedendo alla società qualche sacrificio per ottenere i profili da lui richiesti.

    Lukaku è dunque arrivato ancora prima della cessione di Osimhen, così come sono arrivati Buongiorno, Gilmour e soprattutto McTominay, ovvero la pedina che sembra in grado di spostare davvero gli equilibri forse anche più di Big Rom.

    "Gilmour e McTominay sono due ragazzi seri, ho potuto conoscerli bene anche nella mia esperienza in Premier da avversari. Ci alzano il livello, portano competizione e questa deve essere la nostra strada", ha ammesso Conte prima di Cagliari.

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  • LE STRUTTURE

    Alla base dei successi di una squadra ci sono ovviamente anche le strutture in cui giornalmente lavorano allenatore e giocatori.

    In tal senso la nascita di un nuovo centro sportivo viene ritenuta da Conte fondamentale per la crescita del club.

    "Vengo da esperienze inglesi dove so l'importanza di un centro sportivo proprio anche per le giovanili. Sono tasselli chiave. Un centro sportivo a fine anno può darti qualche punto. Il Napoli oggi è ad un livello secondo il quale è giusto continuare a crescere", ha spiegato il tecnico.

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  • MENTALITÀ DA GRANDE

    Conte però come detto non vuole operare un cambiamento solo sotto il profilo strettamente sportivo, ma anche se non soprattutto a livello di mentalità collettiva.

    Squadra e piazza, insieme, devono confrontarsi a livello globale e non porsi limiti. Solo così si può costruire un ciclo vincente.

    "Nel tempo dobbiamo creare una rosa competitiva, dove non ci sono titolari fissi o qualcuno che gioca sicuro.Non bisogna ragionare da provinciali ma da club che ha voglia e ambizione di competere per qualsiasi di importante", è il ragionamento di Conte.

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  • STOP AL PROVINCIALISMO

    In questa chiave va letto l'invito, ripetuto più volte da Conte, a superare quello che lui definisce 'provincialismo'.

    Troppo spesso infatti a Napoli una singola partita, spesso quella contro l'odiata Juventus, valeva un'intera stagione.

    Un modo di vedere il calcio distante anni luce da quello di Conte, che prima della gara contro il Cagliari ha ripetuto di voler superare questa visione: "La Juve dopo Cagliari? Parlavo prima del non essere provinciali: non dobbiamo esserlo, si pensa solo alla prossima gara che per noi è quella più importante".

    La strada verso la vittoria è tracciata, insomma. Ora sta al Napoli seguire le orme del suo condottiero.

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