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Antonio Conte Napoli Scudetto GFXGOAL

Il miracolo di Conte: firma indelebile sul quarto Scudetto del Napoli

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Il quarto Scudetto del Napoli è lo Scudetto di Antonio Conte.

Lo si può affermare senza timore di essere smentiti, perché la griffe dell'allenatore salentino sull'impresa azzurra assume i contorni del miracolo.

Miracolo perché l'anno scorso i partenopei erano precipitati, miracolo perché questa rosa non è da titolo, miracolo perché rialzare una squadra e portarla al secondo trionfo tricolore nel giro di 3 anni rappresenta - oltre che un nuovo punto di partenza - un qualcosa di indelebile nel cuore e nella mente dei tifosi.

  • EFFETTO CONTE

    L'effetto Conte lo si è misurato e constatato fin dal suo arrivo, con la suggestiva presentazione al Palazzo Reale di Piazza Plebiscito a fare da contorno ad un matrimonio rivelatosi felice e soprattutto fruttuoso.

    Personalità, zero paura, occhi negli occhi con cronisti e con un ambiente avvilito dal 2023/2024 e per questo affamato di riscatto. Aurelio De Laurentiis si è affidato alla persona giusta nel momento giusto, probabilmente l'unico in grado di risollevare in così breve tempo un progetto involuto dopo il campionato vinto con Spalletti tra scelte azzardate, sbagliate e una gestione dentro e fuori dal campo a dir poco controproducente.

    L'uomo del rilancio è stato Antonio, forte del suo DNA vincente trasferito a Napoli ed al Napoli. Polso fermo, idee chiare, capisaldi mai messi in discussione: "Amma faticà!". Risultato? Scudetto.

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  • Antonio ConteGetty Images

    AL DI LÀ DEL PRATO VERDE

    Se in molti reputano il Napoli di Conte poco piacevole da vedere, con un calcio pragmatico e imperniato su efficacia, solidità e sul non prenderle, il miracolo del tecnico lo si apprezza principalmente fuori dal rettangolo verde. Al di là del campo, tanto per parafrasare parzialmente un pensiero tanto caro ai tifosi azzurri.

    Sì, perché il timoniere piazzato al comando di una nave a cui dover ridisegnare la rotta si è speso per ridare certezze ai calciatori e rinsavire un popolo deluso dal sogno di due anni fa trasformatosi in incubo, caratterizzato dal divorzio da Spalletti e da un restyling flop.

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  • UMILI MA AMBIZIOSI

    La cura Conte si è basata su due concetti che possono sembrare agli antipodi, ma che celano il segreto di risalita e trionfo: umiltà, poiché consapevole di limiti e lacune da colmare, ma nel contempo desideroso di tenere lo sguardo rivolto verso l'alto, senza mai perdere il desiderio di tornare protagonista e riportare il Napoli al vertice.

    Certo, difficilmente il diretto interessato poteva immaginarsi di bruciare le tappe in questo modo, ma se ciò è avvenuto il merito va attribuito proprio al 'bastone e carota' adoperato a seconda dei momenti della stagione.

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  • "STEP", "DARE FASTIDIO", "SE VOGLIAMO POSSIAMO", "PRODIGIO", "STORICO"

    Se volessimo riassumere il miracolo tricolore di Conte, potremmo farlo avvalendoci di alcuni dogmi dispensati durante conferenze e interviste.

    Su tutti gli "step" da compiere per alimentare il processo di crescita avviato, a detta del salentino numerosi e fondamentali.

    In seconda battuta il "dare fastidio" all'Inter, da sempre - giustamente - etichettata come la squadra da battere e dunque ritenuta superiore al Napoli: uno 'sfizio', direbbero in città, che dinamiche del campionato e risultati positivi hanno rapidamente trasformato in qualcosa di molto più grande. Poi il "Se vogliamo possiamo" proferito a marzo al termine dell'1-1 coi nerazzurri, primo reale sbottonarsi dell'allenatore.

    Dulcis in fundo le parole "prodigio" e "storico", che in un certo senso fanno rima con miracolo. Vincere lo Scudetto a sua detta avrebbe racchiuso tali definizioni: ebbene, così è stato.

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  • I MESSAGGI ALLA SOCIETÀ

    Conte ha tirato fuori il massimo da un organico non attrezzato per giocarsi il titolo: questo lo sapevano tutti in estate e lo hanno pensato ancor di più a gennaio dopo la cessione di Khvicha Kvaratskhelia, che ha depotenziato un Napoli già poco prolifico e con una profondità d'organico ridotta.

    Certo, è doveroso sottolineare come per assecondare gli input di mercato del tecnico la società abbia speso oltre 100 milioni, ma l'annata ha raccontato e confermato che - tolti i titolarissimi - dietro le quinte del roster la coperta è corta e la qualità latita.

    Da qui nascono i messaggi lanciati a fasi alterne durante il percorso, scaturiti dal bisogno di evidenziare dove correre ai ripari per migliorare il presente e garantire al club e ai tifosi un futuro roseo e competitivo: è successo dopo il ko di Verona alla prima giornata, si è ripetuto post-Lazio in Coppa Italia ed è stato messo agli atti durante il mercato di gennaio, nonché sia alla vigilia che al triplice fischio di Monza-Napoli e nella sala stampa del 'Tardini' di Parma - stremato - ad un centimetro dal traguardo.

    La voglia di rendere gli azzurri forti è la sintesi che ha portato Conte a voler "dare una mano alla famiglia De Laurentiis" e compiere i salti mortali, fronteggiando emergenze e mettendo al servizio di Partenope esperienza e curriculum da top player della panchina per regalarle un sogno. Anzi, un miracolo.

  • Luciano Spalletti NapoliGetty Images

    CONTE-SPALLETTI, STESSA LEADERSHIP

    Se non hai gli attributi, a Napoli non puoi importi. Lo dice la storia, in particolare quella recente: il grintoso Walter Mazzarri dei tempi d'oro, il Maurizio Sarri per molti burbero ma tutto d'un pezzo, uno Spalletti bravo a portarsi dalla propria parte ambiente e opinione pubblica tra sarcasmo, frecciate e consapevolezze.

    I metodi di Big Luciano hanno prodotto uno Scudetto, quelli 'Contiani' pure: inevitabile trovare parallelismi tra i due modus operandi, basati su caratteri forti e sulla determinazione che ti porta all'obiettivo.

    Entrambi non si sono fatti schiacciare dalle pressioni di una piazza tradizionalmente complicata da reggere, bensì hanno sfruttato calore e pretese per confezionare i propri capolavori dosando scientificamente umori e pensieri in base al trend.

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  • ADDIO O NON ADDIO?

    Per tanti i vari sfoghi hanno rappresentato l'antipasto di un divorzio che viene dato per probabile, con cui fanno il paio i 'no comment' seguiti alle domande sul futuro: Conte via da Napoli a luglio? Conte resta e rilancia? A bocce ferme e dopo aver smaltito la sbornia tricolore le idee risulteranno più chiare, sia da una parte che dall'altra.

    La permanenza consentirebbe di non far rispuntare i fantasmi del 2023, un addio si tradurrebbe in una mancanza d'ambizione percepita dal comandante della nave. Interrogativi ai quali oggi risulta difficile rispondere, anche perché questo è il momento di godersi l'exploit contrario ad ogni tipo di previsione iniziale.

    Una cosa, però, è certa: il Napoli, senza Antonio, questo Scudetto non l'avrebbe vinto.

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