A Ferragosto, la Roma si trovava a trattare due profili, in particolare: Duvan Zapata e Marcos Leonardo. Due elementi che, sulla scorta delle analisi sportive, avrebbero potuto rilanciare le ambizioni giallorosse a tal punto da accostare il nome della formazione allenata da José Mourinho a quello di squadre attrezzate per la vittoria dello Scudetto.
D'altro canto, la Roma a metà agosto aveva già completato, in maniera sorprendente, un doppio arrivo a centrocampo dal PSG: quello di Leonardo Paredes, reduce da una stagione negativa alla Juventus, era un ritorno. L'altro, il prestito di Renato Sanches, una buonissima opportunità.
Prima dell'argentino e del portoghese, Mourinho aveva puntellato la rosa con Houssem Aouar ed Evan Ndicka, arrivati a zero, e Rasmus Kristensen.
Se si parlava di Zapata e Marcos Leonardo è perché mancava qualcosa in attacco: Sardar Azmoun e Romelu Lukaku (disposti così a seconda dell'ordine di arrivo) sono nomi importanti, effettivamente. Ma Mourinho, in questo senso, è stato furbo.
A poche ore dalla sfida con il Verona, seconda giornata di Serie A, parlando dell'arrivo di Azmoun precisa e anticipa in maniera assai sottile un messaggio che filtrerà nei mesi successivi, in maniera sempre più esplicita.
"Azmoun non è andato bene al Leverkusen ed è per questo che lo possiamo prendere noi in prestito".
Non è una frase casuale, che verrà ribadita con un altro protagonista più avanti: Renato Sanches, con cui avrà un rapporto assai complesso nel corso dei mesi (tanto da schierarlo e toglierlo dopo neanche mezz'ora in Bologna-Roma, per poi scusarsi successivamente).
"Renato Sanches è questo, è sempre a rischio ed è complicato da capire.Il Bayern Monaco e il PSG non hanno capito, noi facciamo fatica a capire".
Non era una rosa da Scudetto, forse il calciomercato estivo stesso è stato in qualche modo "distorto": in ogni caso, la Roma non ha mostrato un upgrade tecnico.