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INTER SCONFITTA HDGetty Images

Come l'Inter ha perso lo Scudetto: errori, rimonte, scontri diretti, fattore Champions, pressione, goal e mancanza di continuità

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La stagione 2024/25 dell'Interdoveva essere quella della conferma dopo un anno straordinario in cui il club aveva dominato il campionato italiano e conquistato la seconda stella grazie allo Scudetto numero venti della storia. 

Con Simone Inzaghi alla guida, la squadra nerazzurra partiva come favorita per il titolo, forte di una rosa competitiva e una solidità che l'aveva portata a vincere lo Scudetto nella stagione precedente. 

Ma un po' a sorpresa, lo Scudetto è finito nelle mani del Napoli, che ha colto l'occasione di un'Inter in difficoltà per conquistare il titolo al termine di un duello durato 38 turni e deciso sul rettilineo finale. 

La caduta dell'Inter non è stata improvvisa, ma il risultato di una serie di crepe che si sono amplificate nel corso della stagione. 

L'analisi di questa stagione fallimentare rivela una lunga sequenza di errori, problemi tattici, scelte sbagliate e mancanze di concentrazione, che hanno portato la squadra a sprecare una chance che sembrava alla sua portata.

  • SCONTRI DIRETTI: L’ILLUSIONE DEL DOMINIO SVANITA NEI BIG MATCH

    Il tema degli scontri diretti è stato un elemento chiave nella perdita dello Scudetto per l'Inter. Se da un lato i nerazzurri erano considerati la squadra da battere, dall'altro il Napoli ha dimostrato una solidità e una determinazione che l'Inter non è riuscita a replicare nei match contro le altre big.

    Le sfide decisive, in particolare quelle contro la Juventus, il Napoli e il Milan, hanno rappresentato i momenti più dolorosi della stagione.

    L'Inter ha chiuso la stagione con 21 punti in 16 partite contro le prime nove squadre della classifica, un dato che evidenzia chiaramente le difficoltà della squadra a emergere nelle gare cruciali. I nerazzurri hanno battuto solo contro Atalanta e Fiorentina in casa, raccogliendo 10 punti su 24 in casa.

    Lontano dalla solidità dei campioni d'Italia, i nerazzurri hanno accumulato 5 sconfitte, 6 pareggi e solo 5 vittorie contro le big. 

    La partita contro la Lazio, pareggiata dai biancocelesti in extremis grazie alla doppietta di Pedro, ha rappresentato una delle occasioni più eclatanti di una stagione deludente, con l'occasione sciupata di sorpassare il Napoli nel penultimo turno, approfittando del mezzo passo falso degli azzurri a Parma.

    Se gli scontri diretti sono determinanti in un campionato equilibrato, il rendimento dell’Inter in queste partite ha evidenziato le sue difficoltà.

    D'altra parte, il Napoli si è dimostrato impeccabile in queste sfide, conquistando 30 punti nelle stesse partite contro le altre big, dimostrando un'affermazione di forza che ha fatto la differenza nel finale di stagione.

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  • TROPPI PASSI FALSI CON LE MEDIO-PICCOLE

    Accanto agli scontri diretti, l'Inter ha pagato anche i passi falsi contro le squadre di medio-bassa classifica.

    La lotta per lo Scudetto, infatti, si vince anche con la solidità nelle partite contro avversari che sulla carta sono più abbordabili. Ma l'Inter ha mostrato una fragilità sorprendente in queste partite.Pareggi contro squadre come Monza e Genoa in trasferta sono stati una zavorra per la squadra di Inzaghi.

    L'Inter non è riuscita a capitalizzare contro queste squadre, lasciando punti importanti lungo il cammino che si sono rivelati decisivi. 

    Quando i nerazzurri hanno dovuto lottare per mantenere il ritmo della corsa scudetto, non sono riusciti a sfruttare appieno il loro potenziale, subendo la pressione di dover sempre vincere per rimanere in scia al Napoli.

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  • TANTE RIMONTE SUBITE, POCHE REALIZZATE

    Un altro tema fondamentale nella stagione dell'Inter è stato quello delle rimonte.

    La squadra ha subito ben sei rimonte durante il campionato, accumulando 12 punti persi per strada a causa di cali di concentrazione e di qualità nei momenti decisivi.

    Partite come quella contro la Juventus (da 4-2 a 4-4), o la rimonta subita contro il Bologna e il pareggio con la Lazio hanno evidenziato la fragilità mentale della squadra nei momenti più delicati. Anche in altre situazioni, come i pareggi contro la Parma e il Genoa, l’Inter non è riuscita a mantenere il vantaggio.

    Tali errori sono costati punti pesanti e hanno ridotto la possibilità di raggiungere il Napoli, che, pur con qualche passo falso, ha mostrato una mentalità più solida e concentrata.

    Le rimonte subite hanno rappresentato una preoccupante regressione rispetto alla stagione precedente, in cui l'Inter era riuscita a gestire meglio i vantaggi e a blindare i risultati.

  • IL “TRITTICO DEL CROLLO”: BOLOGNA, DERBY E ROMA

    Nel mese di aprile, l'Inter ha vissuto un vero e proprio incubo, con tre sconfitte consecutive che hanno gettato la squadra nell'incertezza.

    In particolare, la sconfitta del Dall'Ara contro il Bologna, seguita dalla debacle in Coppa Italia contro il Milan e dalla sconfitta per 1-0 a San Siro contro la Roma, ha segnato un momento di crisi profonda.

    Una settimana decisiva in negativo per il prosieguo della stagione della formazione nerazzurra guidata da Simone Inzaghi.

    L'assenza di Thuram, un giocatore che aveva avuto un ruolo fondamentale nel primo periodo della stagione, ha messo in evidenza la mancanza di alternative valide.

    La squadra è sembrata svuotata, incapace di reagire, e con una difesa che ha vacillato nelle partite più difficili. Un trittico che ha dimostrato la fragilità dell'Inter, che ha perso il suo equilibrio psicologico e tattico.

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  • INFORTUNI E ACQUISTI DELUDENTI

    Le difficoltà in stagione non sono state solo legate a problemi tattici e psicologici, ma anche a una serie di infortuni chiave. 

    La squadra ha dovuto fare a meno di diversi giocatori fondamentali come Acerbi, Calhanoglu, Dumfries, Thuram e Lautaro in momenti cruciali della stagione, con l’assenza del francese che si è fatta particolarmente sentire.

    Il difensore ex Lazio è stato fuori due mesi, da inizio dicembre a inizio febbraio, periodo in cui sono arrivati i pareggi contro Bologna e Milan e la sconfitta contro la Fiorentina al Franchi per 3-0.

    Si è fatta sentire anche l’assenza di Dumfries da metà marzo a fine aprile con il pari di Parma e le sconfitte contro  Bologna in campionato e Milan in Coppa Italia, prima del rientro, seppur parziale, contro la Roma.

    L’assenza che, probabilmente, si è fatta più sentire, però, è stata quella di Marcus Thuram, fuori contro Bologna, Milan e Roma tra il 20 e il 27 aprile, in un trittico di sconfitte senza goal dei nerazzurri di Inzaghi.

    Anche il mercato estivo ha contribuito alla delusione. Gli acquisti a parametro zero di Zielinski e Taremi non hanno avuto l'impatto sperato

    Zielinski non è mai riuscito a integrarsi completamente nel sistema di gioco, mentre Taremi ha fornito solo un contributo marginale, con un bottino magrissimo di un solo goal in campionato.

  • PROBLEMA GOAL

    Una delle grandi differenze rispetto all’annata precedente è stata la difficoltà dell'Inter nel segnare goal. 

    Nella passata stagione, l'attacco nerazzurro aveva prodotto una grande quantità di reti, esattamente 89, ma quest'anno la situazione è cambiata con 79 reti, ben dieci in meno.

    Lautaro ha chiuso con 12 goal, con soli 5 nel girone di ritorno. Thuram, che aveva iniziato bene la stagione, ha subito un calo netto, e il centrocampo ha avuto ben poche occasioni di incidere in fase offensiva. 

    L'Inter, pur con un buon numero di occasioni create, ha faticato a finalizzare, mancando di quella cattiveria sotto porta che aveva caratterizzato l’attacco della scorsa stagione.

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  • IL FATTORE CHAMPIONS LEAGUE

    Se in campionato l’Inter ha accusato un calo significativo, in Champions League la squadra ha mostrato un altro tipo di mentalità.

    La competizione europea è stata l'unico palcoscenico dove i nerazzurri hanno continuato a sfoggiare una concentrazione e una determinazione superiori

    Tuttavia, questo impegno in Champions ha inevitabilmente consumato risorse fisiche e mentali, lasciando la squadra con poca energia per il campionato. 

    La sfida per lo Scudetto è stata infatti influenzata negativamente dalla gestione di forze e motivazioni, con l'Inter che ha spesso affrontato le partite di Serie A con un atteggiamento più rilassato rispetto a quello mostrato in Europa.

  • LA PRESSIONE PSICOLOGICA

    La pressione psicologica di dover vincere lo Scudetto è stata un altro fattore che ha influenzato il rendimento dell'Inter. 

    A differenza di un Napoli che ha corso senza l'assillo della vittoria, l'Inter ha spesso mostrato segni di nervosismo, soprattutto nei momenti decisivi. 

    La squadra ha peccato di superficialità, convinta della propria superiorità e dei mezzi necessari per portare a casa in qualche modo sempre il risultato pieno, ma incapace di chiudere definitivamente la partita quando avrebbe dovuto. 

    Questo atteggiamento ha portato a sottovalutare certe gare, perdendo punti cruciali.

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  • POCHI DRIBBLING: MANCANZA DI IMPREVEDIBILITÀ

    Un altro aspetto del gioco dell'Inter che ha mostrato delle lacune è stata la scarsa capacità di dribblare e rompere le linee difensive avversarie. 

    L'Inter ha concluso la stagione come ultima in Serie A per dribbling fatti e percentuale di dribbling riusciti, un dato che evidenzia la dipendenza dal fraseggio e la difficoltà a generare imprevedibilità. 

    Il gioco offensivo è risultato troppo schematico e facile da leggere, permettendo alle difese avversarie di gestire con relativa facilità le azioni nerazzurre.

  • DIFESA E FINALI DA INCUBO

    La difesa, che nell'annata precedente aveva rappresentato un punto di forza, quest’anno è apparsa più vulnerabile. 

    I 35 goal subiti in campionato sono un chiaro segnale che qualcosa non ha funzionato, con la squadra che ha mostrato una mancanza di concentrazione che non si vedeva da tempo. 

    Le reti concesse nelle fasi finali delle partite, soprattutto oltre l'80’, sono state numerose e determinanti. Ben 11 goal subiti in queste circostanze in Serie A, insieme a un atteggiamento più distratto e meno concentrato, sono diventati un segno distintivo di una squadra che non riusciva più a chiudere le partite in modo efficace.

    La difesa non ha più la stessa solidità di un anno fa e ha subito troppi gol in momenti decisivi.

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