Pubblicità
Pubblicità
Tiribocchi Chievo BragaGetty

Chievo-Braga in Europa League: quando i clivensi vennero eliminati dopo quattro rossi

Pubblicità

Catapultati in alto. Catapultati in basso. Un'estate di discese e salite, di ascensori lampo verso i piani superiori e di crolli verticali nei sotterrannei bui. Gli scudi a difendere, le armi ad attaccare. Si è scritto così tanto. Si è detto talmente tanto di quel 2006, tra i po-po-po della Nazionale, la tragedia sfiorata di Pessotto e soprattutto una classifica fluida, ribaltata per il ciclone Calciopoli.

La prima? In Serie B. La decima? Settima. La seconda? Campione d'Italia. E così via. La parte sinistra non è più quella della primavera, la parte destra accoglie loro malgrado Lazio e Juventus. E poi, le sorprese che diventano leggenda, portate all'improvviso sulle spalle verso posizioni ancor più nobili.

Palermo e Livorno salgono, ma prima di loro c'è chi, dopo quattro anni di miracolo Musso, balza al quarto posto. Il Chievo si ritrova in Champions League - leggasi preliminari - dopo l'iniziale settimo che avrebbe comunque garantito il primo turno di Europa League.

Un turno che non giocherà, promossa ai playoff del massimo torneo. Ascolterà la musichetta, sentirà dal vivo di Champions, Die Meister e Bestern. Ci proverà, senza riuscirci. Aggrappata all'altra competizione, la fu Coppa UEFA, che avrebbe originiarmente dovuto giocare.

  • Amauri ChievoGetty

    L'ELIMINAZIONE DALLA CHAMPIONS

    Il Chievo ha stupito nel 2005/2006, riuscendo ad ottenere un settimo posto davanti ad altre provinciali già abituate ai palconoscenici europei. Parma, Udinese, Cagliari: tutte dietro la formazione di Pillon, che con una squadra trascinata da Pellissier e pregna di onesti operai del pallone, è riuscita a ripetere l'impresa di quattro anni prima.

    Coppa UEFA alla prima stagione di Serie A: un miracolo sportivo che consumerà fiumi di inchiostro fisico e digitale. Ops, è finito. Ricomprare. Il Chievo si ripete nella primavera del 2006 con il settimo posto, che diventerà quarto dopo la rimodulazione della graduatoria.

    Il Chievo ha fatto un grande campionato senza avere campioni o fuoriclasse di sorta in squadra. Il calciomercato non ha certo portato a fuoriclasse tripla A, causa budget ridotto e comunicazione del salto di torneo arrivato all'ultimo momento. Non c'è più tempo.

    Il playoff di Champions parla bulgaro: nel sorteggio il Chievo viene abbinato al Levski Sofia, non proprio il Liverpool, ma neanche l'ultima arrivata in termini di esperienze europee. Insieme ai concittadini del CSKA si è spartita la qualificazione alla Champions e in generale all'Europa per anni. Sa come si fa.

    "Per noi è un ostacolo sicuramente difficilissimo da superare, ma siamo molto determinati a giocarci al meglio questa chance e faremo di tutto per passare il turno e regalare alla città un'avventura nel tabellone principale della Champions League" dirà il ds Sartori. "Credo che sarebbe un avvenimento eccezionale per tutto lo sport veronese. Se dovesse accadere, siamo anche pronti a muoverci sul mercato per rinforzare la squadra".

    La bolgia che accoglie il Chievo a Sofia, allo Stadio Georgi Asparuhov, è fuoco puro, vibrazioni di Derby Eterno (quello contro il CSKA). Il Levski vuole passare il turno e fa valere la sua esperienza. Il 2-0 maturato nell'andata spezza le gambe al team clivense, che parte male anche al ritorno, in un Bentegodi che ci prova, senza però essere roboante come l'Asparuhov.

    Il 2-2 del ritorno, che condanna il Chievo alla retrocessione in Europa League, vede il Levski chiudere la pratica con due goal nella prima frazione, prima di rilassarsi e subire i goal di Amauri. Troppo poco, troppo tardi.

    Fuori dalla Champions, il Chievo accetta la proposta del Palermo per il trasferimento di Amauri. Godeas più milioni: un buon affare per chi non deve purtroppo più vedersela con il sogno dei gironi, ma con l'onesta Europa League. E il Braga.

  • Pubblicità
  • SORTEGGIO PORTOGHESE

    Retrocesso dalla Champions League, il Chievo salta i turni preliminari di Europa League, ripartendo dal primo turno. Lo stesso a cui avrebbe dovuto partecipare davanti alla conferma di un settimo posto tramutato magicamente in quarto. Il cerchio si chiude.

    Per un cerchio chiuso, si apre una linea. Verticale. A ben vedere, infatti, la promozione dal settimo al quarto posto sarà la condanna del Chievo 2006/2007. Senza una rosa all'altezza, la formazione clivense deve iniziare la stagione in fretta e furia, subito in campo in Champions e dunque in Europa League.

    Stanco, rivoltato senza essersi bene reso conto di quato accaduto, il Chievo al termine della stagione tornerà mestamente in Serie B. Troppa pressione, poca esperienza nell'iniziare l'annata a metà agosto, un calciomercato più rivolto all'esterno che all'interno. Stiamo andando troppo avanti.

    Siamo ad agosto, dopo il passaggio del Levski e la discesa del Chievo. Il sorteggio porta in dote il Braga, squadra portoghese che per due anni di fila ha chiuso il torneo lusitano al quarto posto.

    Non è il Benfica o il Porto, nè lo Sporting Lisbona, ma è stata capace di rimanere ancorata al treno d'alta velocità senza deragliare. Non ha mai raggiunto la cabina principale, ma i vagoni intermedi sono comunque comodi.

    La corsa di Jorge Luis, l'esperienza di Joao Pinto, e poi la freccia Wender e Ze Carlos. La squadra guidata da Carvalhal si diverte. Ha uno scheletro solido, con difensori goleador, registi intescambiabili e ali che con i fulmini ai piedi. La favorita per il passaggio del turno è biancorossa, nonostante le due rapide eliminazioni nelle stagioni precedenti.

  • Pubblicità
    Pubblicità
  • Chievo BragaGetty

    LO STADIO NELLA ROCCIA

    Il Chievo può giocarsi il match di ritorno in casa, essendo retrocessa dalla Champions con il titolo di testa di serie. Allo Stadio Comunale di Braga non c'è il tutto esaurito. Estate piena, caldo asfissiante. Il desiderio di calcio europeo è ancora basso in Portogallo. Sarà più pressante in autunno, nonostante una prima parte di stagione, eccezion fatta per il cammino europeo, non proprio esaltante.

    L'impianto che ospita le gare del Braga è un'inno alla particolarità. Incastonato nella roccia, ricavato sul sedime dell'ex cava di Monte do Castro. Al posto della curva di destra c'è una parete rocciosa. Al posto di quella dal lato opposto i verdi campi di Braga. Lateralmente le due tribune, collegate tra loro grazie a due cavi d'acciaio.

    Giocare a Braga non è facile. Bisogna rendersi conto in anticipo della sua particolità, così da non incappare in quello stupore che può essere fatale. Il canto che dovrebbe giungere dietro le due porte non è silenzioso, è inesistente. Ci si distrae, cercando di capire il contesto.

    I giocatori del Chievo fatalmente colpiti dalla stranezza attorno a loro? Chissà, forse. Distratti, sicuramente, in occasione della rete che regala il vantaggio al Braga dopo cinque minuti, mettendo in discesa la partita dei padroni di casa e in salita quella di un club con il proprio bomber, Amauri, venduto due settimane prima, e un Godeas, ottimo bomber operaio, catapultato (ci risiamo) in un contesto europeo mai vissuto prima.

  • DISFATTA E RIMONTA

    Il Chievo non c'è. Subisce la rete di Paulo Jorge al 5', lasciato solissimo davanti a Squizzi, si salva da una traversa tremante, incassa anche il secondo goal con il rigore di Wender. Un dejà-vù bulgaro, di nuovo un 2-0 dopo quello subito contro il Levski in Champions League.

    Non solo la nuova sconfitta, ma anche due espulsi che non potranno prendere parte alla gara di ritorno: Marchese riceve due gialli, Mantovani si vede sventolare il rosso per il fallo da rigore che porta il Braga a segnare il raddoppio. Giudicato da ultimo uomo, con il Chievo in dieci, l'intervento porta la formazione di Pillon a chiudere in nove uomini, con un'impresa da costruire al Bentegodi.

    Lo stadio di Verona non ci crede. Gli spettatori presenti sono una manciata, l'impresa sembra lontana anni luce. Errato.

    Il Chievo non ha più nulla da perdere e finalmente mette in mostra quelle qualità dei mesi primaverili. Pillon non rinuncia al 4-4-2, ancora una volta quadrato senza scoprirsi. E di fatti la prima parte di gara sembra essere semplicemente il preludio all'eliminazione. Manovra lenta, l'infortunio di Scurto, i minuti che passano.

    Poi, lo squillo di Zanchetta. Un goal annullato per aver calciato la punizione troppo presto, con tanto di ammonizione subita, ma scossa per dare la carica. Tiribocchi colpisce di testa su cross di Kosowski, palla al centro. E poi di nuovo in rete con il tap-in di Godeas dopo la parata su Marcolini. Tutto sembra possibile.

  • Pubblicità
    Pubblicità
  • PROFONDO ROSSO

    Il Chievo è finalmente grintoso. Forse troppo. Il sacro fuoco scorre nelle vene dei gialloblù: Sammarco si fa prendere dalla foga, intervenendo fallosamente. Rosso, il terzo nel giro di due gare. Non sarà l'ultimo, che arriverà con il quinto.

    Il doppio giallo di Nem riporterà alla parità numerica, abbastanza per portare il match ai supplementari. Altri 30 minuti per decidere chi tra Chievo e Braga giocherà la fase a gironi. Ora sì, che c'è qualcosa da perdere.

    La tensione è massima, così come i rimpianti. Il Chievo non ha quella spinta derivante dal rosso avversario: la stanchezza si fa sentire, palese quando Wender raccoglie un cross dalla sinistra, battendo Sicignano.

    E giù, ancora rimpianti. Come quello di Zanchetta, ad esempio, nuovamente colpito dal giallo e così espulso: tutto colpa di una punizione battuta mentre il portiere avversario, Paulo Santos, era intento a sistemare la barriera. Di nuovo in nove uomini, il Chievo ci prova distrattamente, quasi consapevole che ad ogni passo in avanti quelli indietro sono due. O tre.

    2-1 per il Braga e niente rigori. Il sogno dei gironi europei si spegne. La luce fievole, diventa oscurità. Stanca, pressata dal grande calcio e dalle attenzioni, il Chievo crolla. Pillon verrà esonerato nei turni successivi, la squadra si trascinerà per mesi senza più brillare. Profondo rosso. Incubo.

0