Catapultati in alto. Catapultati in basso. Un'estate di discese e salite, di ascensori lampo verso i piani superiori e di crolli verticali nei sotterrannei bui. Gli scudi a difendere, le armi ad attaccare. Si è scritto così tanto. Si è detto talmente tanto di quel 2006, tra i po-po-po della Nazionale, la tragedia sfiorata di Pessotto e soprattutto una classifica fluida, ribaltata per il ciclone Calciopoli.
La prima? In Serie B. La decima? Settima. La seconda? Campione d'Italia. E così via. La parte sinistra non è più quella della primavera, la parte destra accoglie loro malgrado Lazio e Juventus. E poi, le sorprese che diventano leggenda, portate all'improvviso sulle spalle verso posizioni ancor più nobili.
Palermo e Livorno salgono, ma prima di loro c'è chi, dopo quattro anni di miracolo Musso, balza al quarto posto. Il Chievo si ritrova in Champions League - leggasi preliminari - dopo l'iniziale settimo che avrebbe comunque garantito il primo turno di Europa League.
Un turno che non giocherà, promossa ai playoff del massimo torneo. Ascolterà la musichetta, sentirà dal vivo di Champions, Die Meister e Bestern. Ci proverà, senza riuscirci. Aggrappata all'altra competizione, la fu Coppa UEFA, che avrebbe originiarmente dovuto giocare.


