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ChevantonGetty/Sportweek

Chevanton e l'uscita dal tunnel: "Sono stato depresso, non avevo più voglia di vivere"

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Javier Chevanton non è solo uno dei tanti stranieri transitati per l'Italia e la Serie A: è diventato pian piano un personaggio indimenticabile e indimenticato. Per tutti, ma soprattutto per Lecce, la sua città d'adozione, dove è ancor oggi un beniamino.

In attesa di partecipare alla festa di ex calciatori organizzata da Operazione Nostalgia (scenderà in campo l'8 giugno nel raduno di Salerno), il quarantatreenne Chevanton vive ancora nel Salento e si dedica ad altro. Non più in campo, come una volta: a contatto con la natura.

Perché è questo che fa oggi l'uruguaiano: alleva animali. Capre, galline, pappagalli, asini, oche. Una seconda vita che gli ha consentito di superare una transizione dolorosa dalla prima, come confessato dallo stesso uruguaiano a Sportweek.

  • DA CALCIATORE AD ALLEVATORE

    "Mi sveglio presto per andare al fruttivendolo, faccio un carico di frutta e verdura e la porto qui per sfamare i miei animali".

    Così Chevanton al settimanale della Gazzetta dello Sport, in edicola il sabato. Un quadro delizioso, simpatico, di un ex calciatore reinventatosi allevatore e che contemporaneamente allena l'Under 15 del Lecce. Ma non tutto, negli anni dell'immediato post ritiro, è stato facile. Tutt'altro.

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  • "SONO STATO DEPRESSO"

    Sulla schiena, Chevanton si è fatto un nuovo tatuaggio: il volto di un vecchio capo indigeno. Un modo per non dimenticare i momenti più bui.

    "Rappresenta il ritorno alle origini, a quelle cose che per troppo tempo ho dato per scontate. Nel 2013, dopo il ritiro, mi sono sentito solo e non avevo più voglia di vivere. Chi mi sera vicino non capiva quanto soffrivo. Mi svegliavo la mattina e non vedevo l'ora che fosse sera per tornare a dormire e staccare la spina. Ho toccato il fondo, sono stato depresso. Nel frattempo, cercavo la felicità comprando macchine e altre cose materiali".

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  • "RIGENERATO"

    Quindi, l'uscita dal tunnel. Anche grazie all'inizio della sua seconda vita da allevatore.

    "Pensavo che non avrei più visto la luce, invece questo posto mi ha rigenerato. Arrivo qui, stacco il telefono e sono felice di rimboccarmi le maniche".

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  • IL GALLO BELOTTI

    Nella vita di Chevanton c'è spazio anche per il... gallo Belotti. Che non è Andrea, centravanti della Fiorentina: è proprio un gallo. Al quale l'uruguaiano ha dato proprio il suo nome.

    "È muscolosissimo, pesa sei chili! Sembra palestrato".

    Questa è la particolarità di Chevanton: i suoi animali si chiamano come i calciatori. Anche le capre.

    "La più piccola si chiama Messi. Mi piace vederle tranquille, libere di correre e giocare. La mia pace è tutta qui".

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