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Ciccio Caputo ItalyGetty Images

Caputo a CM racconta il rimpianto azzurro: "Vicinissimo alla convocazione per Euro 2020"

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200 goal tra i professionisti, di cui 70 in Serie A dicono molto su ciò che è stata la carriera di Francesco Caputo, meglio noto a tutti come Ciccio.

L'attaccante, oggi 37enne ed attualmente senza squadra, si è raccontato a Calciomercato.com rivelando alcuni retroscena.

Una storia, quella di Caputo, iniziata sui polverosi campi della Seconda Categoria pugliese ed arrivata fino all'azzurro della Nazionale.

Con un grande rimpianto di nome Euro 2020.

  • GLI INIZI DI CAPUTO

    "E' stato un percorso inimmaginabile. Ho dato i miei primi calci nella parrocchia del mio quartiere ad Altamura, poi sono andato in Seconda Categoria e dopo tanti anni di sacrifici sono arrivato a vestire la maglia azzurra. Mi sono mancate solo la Serie D e la C, perché all'epoca ho fatto solo la C2", racconta Caputo.

    A quindici anni l'attaccante giocava in Prima Categoria: "Un'esperienza che mi è servita molto, i giovani d'oggi non hanno idea di quello che ho visto. Vi racconto questa: alcuni compagni arrivavano al campo ancora con le divise del lavoro perché avevano appena staccato. In quel periodo ho imparato cose che non dimenticherò mai".

    Poi finalmente ecco il primo contratto tra i professionisti, in C2: "Giocavo in Eccellenza nell'Altamura, il Melfi mi fece fare un provino ma me ne andai perché l'allenatore mi faceva giocare terzino destro. Quando il Noicattaro si è fatto avanti, l'Altamura voleva soldi e non mi lasciava andare; la situazione si è sbloccata grazie al lavoro di Faggiano".

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  • IL PROVINO PER CAMPIONI

    E dire che Caputo fu anche bocciato, accadde al provino per il reality 'Campioni il sogno':

    "Ha organizzato tutto un mio amico d'infanzia senza dirmi niente. All'epoca giocavo in Eccellenza e lui mi ripeteva spesso che dovevo puntare più in alto, così a mia insaputa chiamò a nome di tutti e due la redazione che ci fissò un provino a Cava de' Tirreni. Quando me lo disse non volevo andarci, ma alla fine mi feci convincere.

    Durava sì e no tre minuti. Uno slalom intorno ai coni, tiro in porta e stop.Mi hanno mandato via con la classica frase 'le faremo sapere', e poi non mi ha più chiamato nessuno. Ma è stata una parentesi divertente, ho ancora delle foto che conservo con piacere".

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  • IL SOGNO AZZURRO

    Caputo, come detto, ha raggiunto anche la Nazionale seppure a tarda età: "Era il mio sogno da bambino, l'ho realizzato a 33 anni e ringrazierò per sempre Mancini. Vivere quell'ambiente e cantare l'inno di Mameli sono emozioni indescrivibili.

    Per me era un mondo inesplorato, ma mi hanno accolto tutti benissimo e io per ricambiare ho portato la birra a tutti. Come da tradizione hanno fatto cantare anche me, chiaramente. La canzone? 'Sarà perché ti amo', cantata malissimo".

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  • IL RIMPIANTO EURO 2020

    Caputo avrebbe dovuto fare parte della rosa che poi ha trionfato a Wembley, ma qualcosa non andò per il verso giusto: "Sono stato davvero a un passo da quell'Europeo... Purtroppo un infortunio alla schiena, subìto proprio in Nazionale a marzo, mi ha costretto a lasciare il gruppo.Ero stato inserito tra i preconvocati, sono andato a Milano a farmi il vaccino per il Covid per partecipare al raduno, ma non stavo benissimo e Mancini ha fatto altre scelte. Sono contento per la vittoria, ma un po' di rammarico c'è perché in quella squadra potevo starci anche io". 

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  • LA BIRRA DI CAPUTO

    Caputo, che a 35 anni è tornato sui libri per conseguire il diploma da ragioniere, produce anche la Birra Pagnotta che ha un ingrediente speciale: il pane di Altamura.

    "Sono quasi 10 anni che ho quest'azienda. L'idea è nata a cena con quello che poi è diventato mio socio, mi suggerì di produrre insieme birra fatta con un prodotto della nostra terra e di inventarmi un'esultanza legata a questa birra.Così, dopo qualche ricerca, decidemmo di fare la birra con il pane di Altamura perché non l'aveva mai fatto nessuno.

    Il pane viene sbriciolato e messo nella fermentazione della birra, ha un sapore molto particolare. I primi tentativi non sono stati un granché, ma con il tempo abbiamo trovato l'equilibrio giusto. Oggi abbiamo un'azienda nostra, un birrificio e un'enoteca; facciamo birra bionda, rossa, vendiamo vini e superalcolici. Ci siamo ingranditi, cerchiamo di allargarci il più possibile”, racconta Caputo.

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