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Darren Bent Liverpool SunderlandGetty

Il goal più folle nella storia della Premier: grazie ad un pallone da spiaggia

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Il National Football Museum è il museo calcistico nazionale del Regno Unito. Conta più di mezzo milione di visitatori ogni anno, da ogni parte del mondo. Per i residenti a Manchester, dove ha sede in seguito al trasloco da Deepdale nel 2012, il biglietto d'ingresso è gratuito.

Significa che se desiderate ammirare una serie incredibile di oggetti storici del pallone, a meno che non abbiate la residenza nella Greater, dovrete sganciare qualche sterlina. Niente di che, comunque. Anche perché ne vale sicuramente la pena.

Al NFM sono presenti cimeli come le scarpe indossate da Beckenbauer nella finale dei Mondiali, maglie storiche dell'Inghilterra, il trofeo del 1250esimo goal di Pelé e tante, tante altre chicche che possono soddisfare ogni esigenza. Del resto se non siete interessati a tacchetti, esagoni di cuoio e fili che compongono casacche, la lista di curiosità è lunga.

A Manchester sono conservati oggetti come la chitarra classica di Pelé, le lettere inviate da Best o il collare di Pickles, il cagnolino che ritrovò la Coppa Rimet dopo che questa era stata rubata. Ah sì, c'è anche il pallone da spiaggia rosso che permise a Darren Bent di segnare contro il Liverpool. Per il goal più assurdamente convalidato, nonostante l'evidenza della sua irregolarità, nella storia della Premier League.

  • Mike JonesGetty

    DUE PALLONI IN CAMPO, GIOCO FERMO. AH, NO?

    Nel calcio può succedere di tutto, Una di quelle frasi talmente noiose che fanno venire la nausea, ma che costantemente continuamo ad usare. Del resto è facile stare nel proprio orticello senza scoprire frasi e colture nuove, no? Ecco, nel calcio può succedere di tutto. Ma proprio di tutto, soprattutto quando si parla del fine ultimo, la realizzazione.

    Può succedere che un giocatore decida che il suo talento è talmente folgorante da poter scartare tutta la squadra avversaria. Oppure che la fisica della traiettoria porti il pallone a curvare in maniera sensazionalistica dopo aver preso una sola e univoca direzione. Si sono visti alti e bassi, applausi e risate. Non tutto, non sia mai. C'è sempre spazio per nuovi episodi e nuove storie. Del resto, nel 2009, chi aveva mai visto una rete convalidata nonostante l'aiuto di un altro pallone?

    L'abbiamo imparato velocemente, tutti noi osservatori del calcio. Una regola base, per cui due palloni non possono stare in campo allo stesso momento. Ovvio e scontato, regolamentato. L'arbitro fischia, interrompe il gioco, fa spedire l'intruso con i colori sgargianti (ex cuoio bianco e nero) fuori dal rettangolo. E si riprende. VAR, assistente uno, assistente due. Quarto uomo, microfoni. Spider Cam, Occhio di Falco. Giungla tecnologica. Impossibile non vedere. Ora, ma prima? Anche prima in realtà, ma la possibilità di sbagliare, nel 2009, era comunque più accettata. Meno occhi, virtuali e non.

    Quelli del direttore di gara Mike Jones. Cavolo, un nome così comune che potrebbe abitare in dieci appartamenti di un condominio con dieci appartamenti. Il suo nome però è rimasto impresso nella mente dei tifosi del Liverpool da quel giorno, dalla sfida con il Sunderland. Diventa rosso fuoco a ripensarci, il fan dei Reds. Che ha lo stesso colore dei Black Cats. E di quel pallone custodito al National Museum.

    Per Jones, il 17 ottobre del 2009, la regola del doppio pallone irregolare non ebbe valore. Forse perché uno era da spiaggia. Si scherza. Semplicemente, non è ancora chiaro bene come non vide quell'enorme rosa e gommosa caramellosa sfera.

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  • PALLONE BIANCONERO IN BUCA

    Premier League, 2009/2010. Il Manchester United è la squadra campione in carica, dopo aver battuto il Liverpool staccandolo di quattro lunghezze il maggio precedente. La rosa dei Reds agli ordini di Rafa Benitez è quanto mai varia. Si va dal duo italiano Aquilani-Dossena al marocchino El Zhar, dalle bocche di fuoco Fernando Torres e Kuijt, ai simboli Gerrard e Mascherano.

    Allo Stadium of Light, il Liverpool cerca di dimenticare la recente sconfitta contro il Chelsea, arrivata dopo una buona striscia di sole vittorie consecutive. Benitez punta su Babel e Benayoun, mentre i padroni di casa guidati da Steve Bruce puntano su un letale marcatore come Bent. Darren Bent.

    Attaccante senza fronzoli, che proprio nel 2009/2010 vivrà la miglior annata della sua carriera con 24 realizzazioni. Se lo ricordano in pochi, ma nessuno ha dimenticato il più importante del numero 24. Quello al quinto minuto. Un pallone dietro una teca come quelli calciati nelle finali dei Mondiali.

    Quinto minuto, palla vagante. Palla sulla sinistra, per Darren Bent. Solissimo, deve solo battere a rete con il destro, cercando di far passare la sfera tra le diverse gambe che si presentano davanti a Reina.

    Quinto minuto, palla vagante. Lanciata dagli spalti così, per ridere, con il marchio del Liverpool. Sarà circa tre volte un pallone regolamentare. Si deposita in mezzo all'area, mentre Darren Bent, solissimo, deve solo battere a rete con il destro, cercando di far passare la sfera tra le diverse gambe che si presentano davanti a Reina. Deja-vù.

    Sono entrambe verità, sono due palloni. Quello bianco e nero calciato da Bent colpisce quello rosso. Uno, quello importante, finisce alle spalle di Reina. L'altro, quello che mani piene di crema solare e acqua lanciano in aria con la sabbia sotto i piedi, finisce fuori. Bent esulta, lo stadio della luce si illumina, mentre Reina e il compagno Glen Johnson cercano di spiegare a Mike Jones della sua presenza. Ma il VAR non c'è, e per non passare come quello che non ha visto due palloni in campo e ha lasciato giocare, il direttore di gara convalida la rete. Beh, così nessun problema. Non proprio.

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  • Bent Sunderland LiverpoolGetty

    RICORDI E REAZIONI

    Il Sunderland vincerà quella partita per 1-0. Nel tabellino non è riportato come il pallone regolare abbia sbattuto contro quello irregolare, ma sarebbe stato divertente. Per i tifosi del Sunderland e quelli di ogni altra fede che non sia quella del Liverpool, certo. Beh, anche i fans dei Reds si divideranno in quelli assetati di Jones e quelli che si faranno una risata, per evitare di piangere.

    "Io non avevo notato che in campo c'era qualcosa che non doveva essere lì" ha ricordato Jamie Carragher, in campo quel giorno, a The Athletic. "Quando Bent ha segnato, nemmeno mi ero accorto che la palla avesse prima colpito un'altra cosa. Ricordo solo lo sguardo di Reina e ho pensato: Ma che è successo? E' impazzito. Non mi sono arrabbiato come lui perché non avevo ben realizzato cosa fosse accaduto. Avevo solo capito che c'era qualcosa che non andava ma non cosa esattamente".

    All'intervallo, tra proteste furiose e sguardi rassegnati di chi crede che il mondo sia una simulazione ed ogni reazione all'inevitabile è inutile, l'arbitro si avvicina a Bent. Ha il piccolo piccolo dubbio di essere appena entrato nella storia. E non dalla porta della gloria, ma dalla parte del torto.

    "Ha colpito l'altro pallone?, mi chiese l'arbitro" confessa Bent. "Ho visto il panico nel suo sguardo, aveva capito di aver commesso un errore...".

    Tre punti al Sunderland, zero al Liverpool, e tanti saluti. Jones viene retrocesso dal campionato, colpevole di un errore tanto grossolano, mentre per Bent quella rete sarà fondamentale per lottare per la conquista del titolo di miglior marcatore. Un titolo che andrà a Drogba, primo davanti a Rooney e allo stesso Darren.

    Bent ha segnato più di 200 reti in carriera, di cui 4 con la Nazionale inglese, ma una sola è rimasta impressa.

    "Ho mirato il pallone rosso? No no... Il mio primo pensiero è sempre stato quello di colpire il bersaglio. Se colpisci il bersaglio, può succedere di tutto e... beh... guarda cosa è successo!" ha raccontato Bent a Drivetime. "I tifosi del Liverpool vengono sempre da me e mi dicono: 'Non ti ho mai perdonato per aver segnato quel gol al pallone da spiaggia'. Ma ho sempre detto: cosa ti aspettavi che facessi? Non l'ho messo io: l'hanno buttato. Uno dei tifosi l'ha lanciato in campo, quindi devi dare la colpa a uno dei tuoi".

    Effettivamente, dai video presenti sul web, si può notare come un ragazzo colpisca con la mano il pallone, che andrà a finire in campo. Non si sarebbe certo aspettato che la regola della causa generasse un tale effetto.

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  • CLICK CLICK, MUSEO

    Immaginate la scena. Molto facile. Un tifoso del Manchester United cammina per la prima volta nel Museo nazionale e cittadino, fermandosi davanti al pallone rosso. Decide di adoperare l'autoscatto (vabbè, selfie, che noia) e immortalarsi insieme alla sfera da spiaggia. Uno sfottò genuino e semplice agli amici del Liverpool, al mondo dei Reds.

    Anche loro passandoci affianco trattengono l'aria da duri, sorridendo sotto i timidi baffi cresciuti nelle ultime settimane. La rabbia per quel giorno è dimenticata, tramutata in autoironia. Anche perché quel pallone arrivò da uno di loro e porta ancora quel rosso stemma che tanto amano.

    Pepe Reina, che quel goal lo prese, twittò in seguito domandandosi chi diavolo avesse mai lanciato il pallone in campo. Purtroppo, uno dei suoi. Chissà se nel corso degli ultimi 14 anni si è mai recato al museo per vederlo dal vivo. A differenza di chi può solo vederlo attraverso una teca, lui è riuscito a toccarlo. Deus ex machina.

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