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Benatia GOAL/Getty Images

Benatia in Serie A: Udinese, Roma, i titoli con la Juve e la rottura con Allegri

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E' nato in Francia, è di nazionalità marocchina, ma è legato in maniera indissolubile all'Italia, paese nel quale ha speso la maggior parte della sua carriera.

Di chi parliamo? Ovviamente di Medhi Benatia, uno dei difensori di maggiore spessore transitati nel nostro campionato nel corso dell'ultimo decennio.

Benatia è approdato sul palcoscenico della Serie A nel 2010 per affermarsi con la maglia dell'Udinese. Trasferitosi poi alla Roma nel 2013, ha vissuto la stagione della proverbiale consacrazione che gli ha fruttato la chiamata del Bayern Monaco.

Dopo due stagioni complicate in quel di Monaco di Baviera, è stata la Juventus a schiudergli, una volta ancora, le porte dell'Italia e a fargli vincere i suoi primi e unici due Scudetti.

Anche a Torino, però, l'idillio è durato solamente un paio di stagioni, prima che le imprevedibili dinamiche del pallone e gli evidenti attriti con Allegri lo portassero a compiere gli ultimi passi del suo percorso tra Qatar e Turchia.

  • I TRE ANNI ALL'UDINESE

    La presa di contatto di Medhi Benatia con il pianeta Serie A si concretizza nell'estate del 2010 quando il difensore marocchino inizia ufficialmente la propria avventura con l'Udinese, che in realtà l'aveva bloccato già nel mese di gennaio.

    La società friulana, da sempre molto vigile sui prospetti con importanti margini di crescita, investe circa 500.000 euro su questo ragazzo cresciuto nel vivaio del Marsiglia, ma che sbarca in Italia senza aver mai giocato una singola partita ufficiale con l'OM e nemmeno in Ligue 1.

    Benatia, infatti, è reduce dal biennio con il Clermont in Ligue 2, club al quale i marsigliesi l'hanno girato in prestito per garantirgli quel minutaggio che all'ombra del Velodrome non sarebbe riuscito a trovare.

    Quando arriva in Italia, Benatia si è già lasciato alle spalle anche un grave infortunio al ginocchio, oltre ad una stagione al Tours, sempre al secondo livello del calcio transalpino e sempre in prestito da quell'OM che proprio non voleva saperne di dargli fiducia.

    L'avvio di stagione, per la squadra di Guidolin, è semplicemente disastroso: nelle prime quattro giornate i bianconeri conquistano appena un punto, contro la Sampdoria, dopo aver incassato ben quattro sconfitte consecutive. Un avvio da incubo, ma la svolta è dietro l'angolo.

    Il 2 ottobre del 2010, l'Udinese piega 1-0 il Cesena al 93' e a firmare la prima vittoria dell'anno è proprio Benatia, il ragazzo sbarcato dalla Serie B francese.

    La proverbiale scintilla. Benatia, da quel momento, diventa un autentico pilastro del pacchetto difensivo friulano che, per due stagioni consecutive, centra la qualificazione ai preliminari di Champions League, senza però mai riuscire a raggiungere la fase a gironi.

    I tre anni di Benatia a Udine scorrono all'insegna della crescita esponenziale, sotto tutti i punti di vista. Da quel goal al Cesena, il classe 1987 gioca altre 96 partite ufficiali con la società friulana che ancora oggi rimane il club con cui ha giocato più gare.

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  • Benatia RomaGetty Images

    IL PASSAGGIO ALLA ROMA

    Il numero degli estimatori cresce a dismisura al culmine di un triennio nel quale l'Udinese ha sempre raggiunto la qualificazione ad una coppa europea.

    Tra i gioielli della cristalleria friulana, Benatia è sicuramente uno dei più luminosi e appetibili. Nell'estate del 2013 è Walter Sabatini a trovare gli argomenti giusti per portarlo alla Roma: all'Udinese vanno 13.5 milioni di euro oltre alla cessione in comproprietà di Nico Lopez e Verre.

    All'ombra del Colosseo sta prendendo gradualmente forma la nuova Roma di Rudi Garcia, tecnico arrivato in estate dopo l'esperienz al Lille. Lui e Benatia parlano (letteralmente) la stessa lingua e l'alchimia che nasce è semplicemente straordinaria. Benatia diventa subito un elemento imprescindibile del pacchetto difensivo romanista, sfornando prestazioni di altissimo profilo, spesso e volentieri condite da quel goal che inizia a diventare una dolce ed irrinunciabile abitudine.

    A fine anno saranno 5 in 33 partite, con la Roma che disputerà una delle migliori stagioni della propria storia, chiudendo al secondo posto (con 85 punti alle spalle della Juventus) centrando la qualificazione alla Champions League.

    Tutto secondo copione, tutto bellissimo. Un matrimonio che sembra funzionare da qualsiasi prospettiva lo si guardi, cela in realtà le prime pericolose crepe. A gennaio del 2014, il calciatore considera inadeguata la proposta di rinnovo contrattuale avanzata dalla Roma e decide di rimanere concentrato sul campo, rimandando qualsiasi discorso all'estate.

    Poi l'estate si avvicina per davvero e la situazione inizia a farsi sempre più incandescente. Le parole di Sabatini, in tal senso, confermano un clima non propriamente sereno:

    "Medhi è un ragazzo di principio - spiegò a 'Repubblica' nel maggio del 2014 - è scivolato su qualche parola maldestramente, nessuno può definire una proposta di aumento da 3-400mila euro ridicola. Ma non voleva prendere le distanze dalla squadra o dai romanisti.

    Non va demonizzato, è stato fenomenale, al momento della firma un anno fa aveva avanzato istanze su un ritocco perché altri gli offrivano di più e io gli avevo promesso un ritocco, ma evidentemente avevamo visioni discordanti sull'entità.

    La cassa di risonanza l'ha alimentata il procuratore Sissoko, un menestrello. Lui si permette di quantificare come congruo per Benatia un valore di 30 milioni, io valuto 30 il suo piede peggiore, quindi per prenderlo ne servono almeno 61.

    E visto che per Benatia nessuno di quelli che gli hanno proposto contratti da 4 o 5 milioni offrirà 61 milioni, è incedibile. Benatia ripenserà al tutto e gli dirò che se centreremo gli obiettivi che ci siamo posti confluirà in un nuovo assestamento che lo porterà nel tempo a guadagnare quanto gli offrono altri".

    Quanto offrono gli altri lo si scoprirà soltanto pochi mesi dopo: ad agosto, negli uffici di Trigoria viene recapitata l'offerta ufficiale del Bayern Monaco. Una proposta da 30 milioni di euro, bonus compresi. Ovvero la valutazione 'fatta' dall'agente.

    L'offerta intriga il calciatore e fa gola anche alle casse della Roma. Morale della favola, il 'no' è una risposta che non viene nemmeno contemplata. Dopo un solo anno Benatia e la Roma sono già ai saluti.

    "A dicembre del primo anno a Roma potevo andare allo United, avrei guadagnato 4 volte di più di quanto guadagnavo a Roma, ma rifiutai, perché avevo un patto con Sabatini per riportare la Roma in Champions - la spiegazione di Benatia a 'ReteSport' - Poi a fine stagione avremmo deciso, ma dissi loro che avrei fatto quello che serviva per il bene della Roma qualora avessero avuto necessità, ma ribadisco: io non volevo lasciare la Roma.

    Voglio bene a Sabatini, è una grande persona, ma a fine stagione mi presentarono un’offerta di rinnovo che non era quella che mi aspettavo. Il City mi voleva ma rifiutai a giugno, perché a gennaio la Roma mi aveva promesso il rinnovo che non arrivò. Quando tornai capii che mi volevano vendere, ma non ho mai chiesto i soldi che poi mi avrebbe dato il Bayern. Chiesi uno stipendio per sentirmi importante dentro lo spogliatoio, ma non cifre folli.

    Passai per str***o, ma non accetterò mai questa cosa, perché fu la società ad avere queste necessità. I tifosi devono sapere la verità e se ne sono resi conto dopo. Sabatini è uno dei migliori in Italia, con Massara, hanno fatto un lavoro straordinario, ma non era ovviamente colpa loro, ma della proprietà.

    Un presidente della Roma che veniva due volte l’anno, ma come si fa? In una piazza come Roma? La Roma dovrebbe lottare per vincere la Champions ogni anno con la tifoseria che ha".

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  • I TROFEI CON LA JUVE

    Sotto la guida tecnica di Pep Guardiola, i due anni trascorsi da Benatia a Monaco di Baviera si rivelano piuttosto complessi. Tra infortuni e le inscalfibili gerarchie del tecnico catalano, il difensore marocchino non riesce ad imporsi tra gli irrinunciabili di casa Bayern e in due anni è spesso e volentieri costretto ad accontentarsi delle briciole, riuscendo però ad infilare in bacheca i primissimi trofei della sua carriera: 2 volte la Bundesliga e una DFB Pokal.

    Vincere da attore non protagonista, però, non fa per lui e nell'estate del 2016 il richiamo dell'Italia si fa via via sempre più forte. A schiudergli, ancora una volta, le porte della Serie A è la Juventus che se lo aggiudica in prestito con diritto di riscatto. Una nuova avventura all'orizzonte, dunque. Fortemente voluta.

    "Ho avuto due anni un po' infelici per degli infortuni. Mi sento più vicino alla mentalità italiana che tedesca, la mia famiglia e la mia vita sono qui, quando c'è stata ma richiesta della Juve non ho potuto dire di no", Il suo pensiero nel giorno della presentazione all'Allianz Stadium.

    Nella prima stagione, la 2016/17, Benatia è la prima soluzione alternativa alla leggendaria BBC, ossia il terzetto difensivo della Juventus composto da Barzagli, Bonucci e Chiellini, chiamati a dare forma ad uno dei migliori reparti in circolazione. La sua prima annata è globalmente positiva: gioca 21 partite tra Serie A, Champions e Coppa Italia, centrando subito l'accoppiata Scudetto più Coppa nazionale. Non scenderà in campo, invece, nella triste notte di Cardiff dove la Juventus venne schiantata 4-1 dal Real Madrid nella finalissima di Champions League.

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  • Benatia JuveGOAL/Getty Images

    LA ROTTURA CON ALLEGRI

    La sua seconda stagione con la maglia della Juventus si apre con la cessione di Leonardo Bonucci al Milan e per Benatia l'occasione tanto attesa è davanti ai suoi occhi. Letteralmente, a portata di mano.

    La vecchia e famosa BBC, tutta in salsa tricolore non esiste più. Ne è nata infatti una versione nuova di zecca e il centrale marocchino diventa subito parte integrante di essa, ereditando la casella liberata dal difensore viterbese.

    Benatia si cala subito nella parte senza avvertire il peso della responsabilità: colleziona 31 partite ufficiali in stagione, andando a rivincere sia lo Scudetto che la Coppa Italia, dove tra l'altro è protagonista assoluto della finale vinta per 4-0 contro il Milan, nella quale segna addirittura due goal. Tutto funziona a meraviglia. O quantomeno in sembra esserlo.

    Un paio di settimane prima, infatti, qualcosa aveva iniziato a scricchiolare: nel match dello Stadium contro il Napoli, la rete di Koulibaly - perso in marcatura proprio da Benatia - finì per riaprire improvvisamente un campionato che sembrava ormai saldamente nelle mani della Juve. Come raccontato da Benatia, quell'errore verrà pagato a carissimo prezzo, costandogli la fiducia dello stesso Allegri. Un risvolto che lo ferirà profondamente:

    "DopoJuventus-Napoliho vissuto la settimana più brutta: abbiamo sofferto tantissimo, ho quasi tenuto la difesa da solo, poi in occasione del gol di Koulibaly ho perso la marcatura. La settimana dopoAllegri, contro l'Inter, mi ha tolto dai titolari: mi sono sentito tradito, credo che non avesse guardato bene la partita contro il Napoli", spiegò a 'Tuttosport' nel 2020.

    "Il gol di Koulibaly è stato un momento bruttissimo e difficilissimo, non ho dormito per 2-3 giorni. Ero molto triste. Quando ho visto che Allegri non mi faceva giocare contro l'Inter l'ho presa sul personale. Fortunatamente abbiamo vinto 3-2: ero contento per la vittoria però nello stesso momento ero triste. Stavo giocando ogni tre giorni, ero sempre lì presente. L'ho presa davvero male".

    A gettare ulteriore benzina sul fuoco, nell'estate del 2018 si concretizza il clamoroso ritorno in bianconero di Leonardo Bonucci e le certezze di Benatia iniziano concretamente a vacillare:

    "Quando ho saputo del ritorno di Bonucci sono subito andato a parlare con Allegri, che mi disse di non preoccuparmi perché io e Chiellini eravamo titolari e Bonucci doveva riprendersi il suo posto. Ma poi non ho più giocato e l'ho presa molto male. Sono andato a parlare con la società e le ho comunicato chenon volevo più giocare con questo allenatore".

    La promessa di Allegri, infatti, non trova riscontro fedele sul campo: da agosto a gennaio, Benatia gioca solo 5 partite in campionato e una in Champions: il suo ciclo in bianconero è da considerarsi ufficialmente chiuso.

    "Ho 31 anni e devo cercare di giocare il più possibile. Vediamo a gennaio che cosa succederà: quanto sono stato utilizzato, se la Juve ha bisogno di me, se vado bene ad Allegri...", il suo sfogo alla 'Stampa' nel mese di novembre.

    La situazione, infatti, non cambierà di una virgola e a gennaio del 2019, quasi a fari spenti, si consumerà il definitivo addio tra le parti. Benatia lascia dunque la Juve dopo soli due anni e mezzo e si trasferisce in Qatar (per motivi familiari) firmando per l'Al-Duhail.

    Nel 2021, invece, volerà in Turchia al Karagumruk per una manciata di presenze, prima del definitivo addio al calcio, maturato proprio alla fine dello stesso anno.

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