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BalleriGetty

Balleri, l'altro Pendolino: su e giù per 20 anni sulla fascia

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Il moto perpetuo? Non esiste. Impossibile ottenerlo? Anche un pendolo, prima o poi, interrompe il suo oscillare a causa dell'attrito. La sua lunga capacità oscillatoria, però, è stata comunque spunto per decrivere un leggendario interprete della fascia come Marcos Cafu, campione di tutto con Brasile, Roma e Milan.

All'oscillamento continuo del pendolo, Cafu deve il suo soprannome di Pendolino anche all'ononimo treno, capace di correre percorrere le tratte dell'Italia ad una velocità del 30% superiore rispetto a quella dei convogli tradizionali.

Tutto basato sulla velocità, nel ruolo probabilmente più difficile in termini di percorrenza. Perchè mediani, attaccanti, liberi e mezz'ale hanno il loro bel da fare, ma percorrere tutto il campo avanti e indietro mantenendo la stessa lucidità per tutti i 90 minuti è un'altra cosa.

Cafu per primo, e più avanti come omaggio al brasiliano ed elogio al proprio idolo, anche David Balleri è passato alla storia del calcio italiano come Pendolino. Eroe dei gregari.

  • DIFENDERE E ASSALTARE

    Quando percorri la corsia in stile treno, oscillando come un pendolo, hai tutto il tempo di pensare. Sai prenderti i tuoi tempi e capire dove ti trovi. Al termine di ogni sgroppata, dopo aver esibito tutto il suo bagaglio tecnico, Cafu sfoggiava il suo famoso sorriso. Felice di essere vivo, di sfrecciare.

    Una risata che porta allegria, ricordando la forza dello sport. Perchè il calcio, di base, è ancora quello. Balleri non era da meno.

    Impegnato in una fase difensiva ed offensiva continua, il figlio di Livorno aveva la capacità di mostrare il sorriso come prima caratteristica, alla quale univa tecnicamente forza fisica, nonostante una struttura normale e non mostruosamente tendente al lottatore professionista, e soprattutto la rapidità nell'arare la fascia. Una macchina posizionata e azionata per lo scopo di difendere dagli assalti e crearli a sua volta.

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  • NIPOTE D'ARTE

    I Balleri sono di casa a Livorno. David nasce mentre la vita in città scorre tra battute di pesca e zingarate. Grigliata e cecina. Il nonno Costanzo, nato negli anni '30, gioca ancora in maglia Montevarchi quando il nipotino viene al mondo.

    Costanzo Balleri è cresciuto a Livorno, ha giocato per il Livorno, fino a guadagnare la chiamata dell'Inter a inizio annni '60, esordendo in un Derby vittorioso contro il Milan. Nel biennio nerazzurro il nonno di David avrà modo di ricomporre la coppia di centrali - il suo ruolo - con Picchi, ex compagno toscano finito per fare la storia in Lombardia.

    Quella che Costanzo non riuscirà a fare a livello assoluto, venendo ricordato solamente - lontano da Livorno - per l'arrivo nel pallone professionistico del nipote David.

    Gli anni '50 di Costanzo non sono però dimenticati a Livorno, ancor più importanti dopo la seconda era Balleri nel nuovo millennio.

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  • TROFEO E MARE

    Esordiente con il Cuoiopelli e tra i professionisti con il Siracusa, Balleri verrà notato nella prima annata di B con il Cosenza, guadagnando la chiamata di un Parma sulla cresta dell'onda come nuovo protagonista del panorama italiano. E sarà con la squadra gialloblù che durante la sua intera carriera arriverà il trofeo della Supercoppa Europea, nella doppia finale del 1993 contro il Milan.

    Titolare nella sfida d'andata persa per 1-0, Balleri rimarrà in panchina nel ritorno che consegnerà agli emiliani un nuovo trofeo europeo dopo la Coppa delle Coppe conquistata mesi prima.

    Per Balleri l'annata di Parma sarà singola, precedente a quelle con il Padova prima e la Sampdoria poi.

    A Genova, di nuovo sul mare, sentirà il sapore di casa, facendo registare il suo storico record realizzativo (quattro reti), militando in blucerchiato per quattro annate, le stesse del periodo leccese, con ultima annata nuovamente in B, dieci anni dopo l'unica esperienza cadetta con il già ciatato Cosenza.

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  • TORNARE A CASA

    Cresciuto nelle giovanili del Cuoiopelli, in pronvincia di Pisa, a differenza del nonno Costanzo, David non avrà modo di tirare i primi calci con lo stemma del Livorno sul petto. Solamente nel 2002, trent'anni dopo la conquista della Serie B da parte del club toscano, Balleri avrà modo di giocare per la squadra della sua città. Di suo padre, di suo nonno e dei suoi avi. Dei suoi ricordi.

    Balleri correrà in fascia come sicurezza del reparto difensivo - a volte spostato qualche metro avanti, sempre sulla fascia destra - riuscendo anche a giungere nella stazione europea, già toccata ai tempi della Sampdoria. Il Livorno militante in Coppa UEFA - oggi Europa League - passerà alla storia come pregno di interpreti d'elite, in una narrazione però limitata sempre agli stessi nomi.

    Per Balleri il ruolo di figlio di Livorno gli permetterà di vivere il lavoro di calciatore come un dono: nella sua città, tra i suoi amici e la sua gente, passi per lo stadio, gioia della sicurezza e non della scoperta.

    Emozionato da questo mondo, lasciato per diventare professionista, prima di tornare come gregario, uomo ombra che non lascia luce al suo apssaggio sulla fascia. Talmente emozionato, all'esordio con il suo club, da venire espulso nella gara contro il Verona.

    Il desiderio di dimostrare qualcosa a quel popolo, concittadino, che l'avrebbe sostenuto anche in eventuali momenti bui e duri, affidandogli il titolo di Pendolino che fu di altri. Non esclusivo.

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