Il St. Jakob-Park è lì che lo attende. Come un luogo familiare, come un vecchio alloggio dove ogni tanto passi a fare una capatina, giusto per non dimenticare di averci trascorso momenti felici. Prima, però, c'è da giocare gara-1 al Franchi. Poco cambia: quando Arthur Cabral si ritroverà di nuovo a contatto con quelle maglie rosse e blu, i ricordi lo assaliranno come una dolce madeleine. Anche se l'avventura svizzera del centravanti della Fiorentina, in fondo, è durata appena due anni e mezzo, il tempo di arrivare, ambientarsi (velocemente), segnare e andarsene.
Se è vero che non è la quantità che conta, ma la qualità, Cabral e il Basilea, l'avversario della Fiorentina nelle semifinali di Conference League, hanno costruito un matrimonio discretamente produttivo. E pure inatteso, se si vuole, considerando anche quanto il centravantone di Campina Grande, nello stato brasiliano della Paraíba, aveva combinato negli anni precedenti della carriera. Anche per questo la Fiorentina ha deciso di puntare su di lui nel gennaio del 2022, in un momento complicato della storia recente viola, tra la decisione dolorosissima di cedere Dusan Vlahovic alla Juventus e la necessità di rimpiazzarlo con un sostituto che non ne facesse avvertire troppo la mancanza.
Cabral ha finalmente risposto presente. Ci ha messo un po', naturale, e poi si è conquistato il proprio posto al sole nella mente di Vincenzo Italiano. Il titolare doveva essere Luka Jovic, e invece è lui. Perché l'attaccante confuso e spaesato che lasciava il Brasile per la Svizzera, oggi, non c'è più. E il merito è anche dei due anni e mezzo trascorsi a Basilea, viatico per il salto in Serie A.




