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ArmeroGetty/GOAL

Pablo Armero, da miglior terzino sinistro della Serie A a sonnambulismo e accuse

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Non sembrano esserci mai state via di mezzo. Top o flop, sua altezza con cui costruire le proprie fortune o sua bassezza da cui cercare di ottenere il massimo. Economicamente. L'Udinese ha sempre pescato grandi giocatori grazie ad una rete di scout ed osservatori con pochi eguali. Ma d'altra parte è anche incappata in speranze divenute rapidamente delusioni. Un quadro completo e praticamente ovvio, in virtù dei tanti giovani sudamericani - e non - portati in Friuli.

Chi ha brillato a Udinese è quasi sempre riuscito a farsi un nome anche fuori dai confini friulani, e davanti a mancate conferme a Milano, Roma e dintorni, ai bianconeri poco importava: ormai il bene bianconero era stato fatto. Alexis Sanchez, Handanovic, Cuadrado, Muriel. La lista è lunga.

Come è lunga dall'altra parte quella dei vari Montiel, Aguilar, Romo e via dicendo. Una lista di cui non fa parte Pablo Armero, tra i migliori esterni della Serie A durante il periodo bianconero.

Un Shinkansen che non si poteva fermare. Troppo veloce, troppo potente, troppo rapido per essere contrastato. Anche da chi aveva la nomea di essere fulmine. O colosso. Il problema, per gli altri, è che Armero era entrambe le cose.

  • Armero UdineseGetty

    MIGLIOR MANCINO DELLA SERIE A

    Pescato dal Palmeiras, l'impatto di Armero con la Serie A ha le sembianze di un meteorite. Sotto gli insegnamenti di Francesco Guidolin, l'esterno colombiano unirà la velocità che gli ha permesso di essere notato dai bianconeri alla necessaria tattica per sfondare in Italia.

    Armero fa parte di un 11 bianconero con poche pecche nel 2021/2022. Handanovic in porta, Benatia in difesa, Di Natale in attacco, Inler in mezzo. Ognuno di loro è al top della propria carriera, non viene contestato o vacilla. E' un gruppo che unisce il talento alla capacità di mettersi al servizio dell'intera squadra.

    La professione di Armero è quella di arare la fascia sinistra, riuscendo anche a segnare due goal,. Non la sua specialità, certo, ma un punto in più a favore. Da unire alla sua capacità di arrivare sul fondo per mettere in mezzo traversoni e cross bassi. Quattro alla prima annata, il triplo alla seconda.

    I numeri registrati tra l'estate del 2011 e la primavera del 2012 saranno ampiamente inferiori a quelli di dodici mesi più tardi, ma la sua superiorità sulla corsia mancina è così trascinante da andare oltre i numeri.

    I colleghi di Serie A che ci avranno a che fare lo voteranno in massa come miglior esterno sinistro del campionato, finendo immediatamente nella squadra dell'anno al Gran Galà AIC. Completo nero, sorriso smagliante, sirene di calciomercato da ogni dove. Troppo presto per partire.

    Non è più un adolescente in rampa di lancio, ma per poter costruire un futuro duraturo nel grande calcio anche oltre i trent'anni, Armero rimane a Udine. Ha del resto la possibilità di giocare in Europa League, non prima di aver sfiorato la Champions. I bianconeri cadono nei preliminari, in un periodo stregato. Champions? Così vicina eppure così lontana.

    La sua avventura a Udine si chiuderà a metà della terza stagione, la peggiore. Quando l'effetto Armero sembra ormai essere calato, il Napoli lo porta in azzurro.

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  • Armero NapoliGetty

    IL DELUDENTE PERIODO NAPOLETANO

    Il Napoli è un passo in avanti a livello storico, ma in quel presente, combatte per le stesse piazze dell'Udinese. Lontano da essere un attore protagonista, avrà comunque modo di conquistare il secondo posto e la Champions League, sfuggita in bianconero per dettagli e momenti difficili da digerire.

    In Campania comparirà nella lista opposta a quella di Udine. Top, almeno inizialmente, in bianconero, flop a Napoli. Forse non epocale, ma comunque inatteso. Mazzarri chiede alla società di portarlo in azzurro così da essere alternativa all'amico e connazionale Zuniga. Magari il sostituto titolare in più di un'occasione.

    Senza Mazzarri, Armero non troverà mai il feeling con il nuovo arrivato Benitez. Altre idee, altra tattica.

    "Pensavo che avrei giocato di più con lui poiché parlava la mia lingua e mi conosceva, ma è andata diversamente. Ero in una grande squadra come il Napoli, volevo guadagnare la fiducia del mister e dare di più ai tifosi che per strada mostravano il loro calore umano. Mi dispiace che non mi abbia dato la fiducia che volevo, però il calcio è così. Ma sono contento di aver vestito l’azzurro”. 

    Rimpianto sì, ma con discrezione. Armero verrà ceduto nell'inverno del 2014, perdendo per sempre l'opportunità di confermarsi a lungo nel grande calcio italiano. Quello mondiale lo vedrà vestire la maglia della Colombia in maniera costante, fino ai quarti di finale dei Mondiali di pochi mesi dopo. Titolare sì, ma non imprescindibile. Necessità senza alternative superiori.

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  • Pablo Armero ColombiaGetty Images

    SONNAMBULISMO: GROSSI RISCHI

    Zúñiga, dicevamo. Amici a Napoli, compagni nella Colombia. Abituati a passare le notti prima di una gara nella stessa stanza d'albergo. A riposo, concentrati prima di un match essenziale in azzurro, in giallo Cafeteros.

    Il riposo di Armero è però spesso stato tutto fuorchè rilassante. Decenni di film e racconti cinematografici hanno spesso fatto passare il sonnambulismo come una condizione divertente, base di situazioni comiche. La verità porta invece a grossi rischi per l'incolumità della persona in questione.

    Armero, sonnambulo, non è da meno. Ha rischiato di farsi male. Veramente male. Alzarsi, camminare, svolgere attività per cui servirebbe essere svegli, coscienti del pericolo.

     "Sono un sonnambulo" ha raccontato Armero a Marca nel 2020. "Ho dei sogni molto reali. Una volta mi sono alzato e ho visto una persona entrare dalla finestra. Ho sentito quella persona entrare e prendere il portafoglio di Camilo Zúñiga, quindi ho iniziato a urlare".

    "Mentre sono uscito, ho visto che la persona stava per saltare dal balcone e sono andato dietro di lui. Se non fosse stato per il fatto che dormo nudo e che era inverno, mi sarei ammazzato".

    Sveglio all'improvviso, per il freddo. Benedetto gelo.

  • Armero MilanGetty

    LA CHIAMATA DI INZAGHI

    Non è stato benedetto, invece, il suo secondo periodo italiano. Secondo, perchè spezzato da alcuni mesi londinesi in maglia West Ham, alquanto dimenticabili. Armero viene scelto dal Milan in virtù della sua conoscenza della Serie A. Sembra poter dare nuova linfa al suo curriculum tricolore, vestendo il rossonero.

    Gioca la prima gara del campionato, prima di essere escluso nel breve e nel lungo periodo. Un epilogo opposto al prologo. Come ai tempi del Napoli, le possibilità di Armero si infrangono pian piano, riducendosi di più ogni settimana.

    “Inzaghi (Filippo, ndr) mi ha chiamato in Colombia dicendomi che mi voleva per il Milan e che aveva bisogno di me" le dichiarazioni di novembre 2014 a 'Eluniversal'. "Così però non è stato, visto che finora non ho giocato. Pensavo di meritare più considerazione dopo le buone prestazioni che ho fatto nel Mondiale in Brasile. Non ho chiesto io di andare al Milan. Volevo una squadra in cui essere protagonista, ma non è andata così nonostante le promesse di Inzaghi. Ho avuto un confronto con lui. Non sono il tipo di professionista che racconta ciò che succede nella squadra, ma la situazione è molto difficile”.

    Chiuso da De Sciglio, finisce ai margini dopo aver osservato i compagni superarlo anche in piena emergenza. Concluso il prestito al Milan tornerà in Sudamerica per un breve periodo al Flamengo, prima di concludere per sempre la sua era italiana con una nuova opportunità all'Udinese.

    Ampiamente dimenticabile, se non per una rete segnata proprio ai rossoneri. Festeggiata in lungo e in largo, dopo l'esperienza a Milano che doveva essere in un modo ed è risultata essere all'opposto.

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  • ArmeroYoutube

    LE ACCUSE TRA MIAMI E COLOMBIA

    Armero farà perdere le sue tracce, battendo strade secondarie. Quelle brasiliane e colombiane, da Bahia a Guaranì. Il suo nome verrà fuori per altri motivi extra-calcio, specialmente per l'arresto in un hotel di Miami.

    La polizia, come evidenziò la statunitense CBSall'epoca, arrivò in seguito a delle urla della moglie di Armero, trovata, sempre secondo la stampa di Miami, senza parte dei suoi capelli. Il colombiano si presentò così in tribunale, per essere poi scagionato dopo le stesse dichiarazioni della moglie.

    "Grazie a Dio, la mia famiglia e tutte le persone che mi conoscono sanno che tipo di persona io sia. Tutto alla fine è tornato alla normalità, perché tutto quello che è stato detto su di me non corrispondeva a realtà. Ma questa è la vita, bisogna pensare positivo. Sono un uomo di fede e tutti sanno che non sono come mi hanno provato a dipengere".

    Un altro caso è stato il test alcolemico in patria, registrato da alcuni filmati:

    "Non capisco perché dovessero registrarmi visto che era un normale controllo. E l'uomo mi ha parlato provocandomi. Gli ho detto di farmi il test e non me l'hanno fatto, poi però hanno detto che me ne sono andato. Perché farlo in questo modo, un poliziotto ha tutto il diritto di fermarmi e farmi un controllo, non c'è nulla di scandaloso. Dico solo che non ci sarebbero dovute essere così tante persone a registrarmi. Quando mi fermarono sulla strada per Pance senso unico, così gli dissi di fare il test più tardi, alla stazione di polizia. Non l'ho ignorato, l'ho fatto solo per evitare incidenti. Non mi sono schiantato e non ho investito nessuno, quindi non capisco perché abbiano dovuto registrarmi. Sono sempre stato disposto a collaborare, ma ho visto l'intenzione che il test venisse pubblicato in video ed essere così visto ovunque, e questo non mi ha dato fiducia".

    Da miglior terzino sinistro della Serie Al flop di Napoli, passando per l'attacco a Inzaghi durante l'esperienza al Milan. In mezzo sonnambulismo, accuse di violenza e filmati all'alcooltest. Pablo Armero.

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