Non sembrano esserci mai state via di mezzo. Top o flop, sua altezza con cui costruire le proprie fortune o sua bassezza da cui cercare di ottenere il massimo. Economicamente. L'Udinese ha sempre pescato grandi giocatori grazie ad una rete di scout ed osservatori con pochi eguali. Ma d'altra parte è anche incappata in speranze divenute rapidamente delusioni. Un quadro completo e praticamente ovvio, in virtù dei tanti giovani sudamericani - e non - portati in Friuli.
Chi ha brillato a Udinese è quasi sempre riuscito a farsi un nome anche fuori dai confini friulani, e davanti a mancate conferme a Milano, Roma e dintorni, ai bianconeri poco importava: ormai il bene bianconero era stato fatto. Alexis Sanchez, Handanovic, Cuadrado, Muriel. La lista è lunga.
Come è lunga dall'altra parte quella dei vari Montiel, Aguilar, Romo e via dicendo. Una lista di cui non fa parte Pablo Armero, tra i migliori esterni della Serie A durante il periodo bianconero.
Un Shinkansen che non si poteva fermare. Troppo veloce, troppo potente, troppo rapido per essere contrastato. Anche da chi aveva la nomea di essere fulmine. O colosso. Il problema, per gli altri, è che Armero era entrambe le cose.


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