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Buffon HDGOAL

Le 10 parate più iconiche della carriera di Buffon

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Gianluigi Buffon compie oggi 46 anni.

Considerato da molti il più grande portiere di sempre, ha lasciato in eredità ricordi indelebili e segni del suo passaggio nel mondo del calcio.

Parate iconiche, decisive e indimenticabili. Le abbiamo raccolte, selezionando le più simboliche: non necessariamente le più belle e neanche le più decisive.

  • 10Parma-Milan 19 novembre 1995: Buffon salva su Weah

    Scontro al vertice il 19 novembre 1995 allo Stadio Tardini: si sfidano infatti le due capoliste del campionato di Serie A, il Parma di Nevio Scala e il Milan di Fabio Capello, che guidano la classifica con 20 punti dopo 9 giornate. In campo 2 Palloni d'Oro, Hristo Stoichkov per i gialloblù e Roberto Baggio per i rossoneri, più un terzo in pectore, dal momento che George Weah verrà premiato da lì a poche settimane.

    Ma fra i titolari c'è anche un debuttante assoluto: Scala lancia infatti fra i pali il giovane Gianluigi Buffon al posto dell'infortunato Bucci. Una scelta coraggiosa, quella del tecnico dei ducali, che sarà premiata: Buffon, che ha saputo solo quella domenica mattina della sua presenza in campo, sfodera infatti una gran prestazione, chiudendo senza goal subiti la sua prima partita in Serie A e rivelando a tutti le sue potenzialità.

    Buffon debut

    Un'uscita sui piedi di Eranio, tutto solo davanti a lui, è il suo battesimo del fuoco. Poi, sempre nel primo tempo, il classe 1978 si mette in evidenza con un  intervento tempestivo di pugno ad impedire a Baggio di colpire di testa. Ma è nella ripresa che il diciassettenne portiere si supera, prima dicendo di no con un riflesso felino a una bella girata da distanza ravvicinata di Marco Simone, entrato al posto di Baggio, poi nel finale negando a Weah il goal che sarebbe stato una beffa per i ducali.

    Il Parma è sbilanciato in avanti e Simone, appena riceve palla, lancia in verticale per il liberiano, che con lasua velocità si incunea sulla destra dell'area fra Benarrivo e Fernando Couto: Buffon però legge bene la situazione ed è un fulmine a gettarsi coraggiosamente sui piedi dell'avversario e a fermarlo prima che possa calciare a rete. Weah è quasi incredulo per la prodezza del giovane portiere,mentre il portoghese Couto gli dà un buffetto sulla testa. Un intervento prodigioso, che blinda il risultato sullo 0-0. Il grande Milan è la prima squadra a doversi inchinare alla sua legge.

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  • Gianluigi Buffon ParmaGetty

    9Inter-Parma 23 maggio 2000: Buffon vola su Recoba

    Un portiere come Buffon ha alle spalle un'infinità di ricordi positivi, tanto che è praticamente impossibile ricordare i suoi errori. Alcune delle sue parate sono passate alla storia per essere state realizzate in partite di cartello, altre per essere state decisive ai fini del risultato. E poi, in un capitolo a parte, c'è la parata che ha tolto dall'incrocio dei pali il tiro di Alvaro Recoba nel 2000, ai tempi del Parma.

    Già, un capitolo a parte. Ed il motivo è molto semplice: non è stata determinante per l'esito di quella sfida, non ha portato un trofeo alla sua squadra e magari, i più distratti, nemmeno la ricorderanno. Quello che rende speciale questa parata è la parata stessa. Il gesto tecnico in sé. Quella frazione di secondo in cui Buffon decide di trasformarsi in supereroe e compiere un autentico miracolo sportivo.

    Era il 23 maggio, Parma e Inter si giocavano l'accesso alla Champions League con uno spareggio al termine della stagione regolamentare e, nonostante la sconfitta della sua squadra, l'attuale estremo difensore della Juventus riuscì comunque ad entrare nella storia.

    Una parata speciale, per definirsi tale, non può essere realizzata contro un avversario qualsiasi. E il Chino Recoba di quel periodo non era per niente un giocatore qualunque. L'uruguaiano stoppa il pallone sui 25 metri e lascia partire una sassata con il suo mancino famelico. La palla prende una traiettoria ad uscire e dal centro della porta vira inesorabilmente verso il sette. Sembra un pallone imprendibile, e forse lo è anche...

    Non per Buffon, però. Quanto meno non per un Buffon 22enne, che dell'esplosività sullegambe fa il suo principale punto di forza. Gigi si carica come una molla e si tuffa alla sua destra, sembra quasi una corsa tra lui ed il pallone. Chi arriverà per primo all'incrocio dei pali? Recoba sta quasi per alzare le braccia e cominciare ad esultare, poi in un attimo Buffon si materializza e sputa il pallone fuori dalla porta. Un gesto incredibile, solo per veri numeri uno. Proprio come Gigi.

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  • 8Corea del Sud-Italia 18 giugno 2002: Buffon respinge il rigore di Ahn

    Strano, ma vero: Gigi Buffon non ha mai avuto un rapporto particolarmente intimo con i calci di rigore. Un rendimento normale, non speciale. Non da Superman dei pali, per intenderci. Se l'Italia calcistica può vantare quattro stelle sul petto, ad esempio, più che suo il merito è della traversa dell'Olympiastadion, della sua benevolenza nel tirare fuori il destro di David Trezeguet.

    30 su 98 le trasformazioni dal dischetto evitate da Supergigi. Meno di una su tre. Ed è ironico che una di queste coincida con un giorno tra i più tristi, amari e frustranti della storia azzurra: Daejeon 2002, la seconda eliminazione coreana (prima Nord, poi Sud) in 36 anni, l'addio ai Mondiali asiatici. Il disgraziato Byron Moreno, Ahn Jung-hwan, l'espulsione di Totti, l'errore decisivo di Vieri agli sgoccioli dei tempi regolamentari, gli strali del Trap. Episodi visti e rivisti, che si mischiano nella memoria come un cocktail. Tra questi, anche un rigore parato: quello di Gigi Buffon sullo stesso Ahn.

    Contro la Corea del Sud non passano che quattro minuti per assistere alla prima 'morenata'. Che poi tanto morenata non è: la strattonata in area di Panucci su Seol c'è e il penalty si può tranquillamente concedere, nonostante le proteste italiane. Sul dischetto va Ahn Jung-Hwan, colui che 113 minuti dopo ci condannerà. Ma non è ancora il suo momento. Il compianto Giacomo Bulgarelli, seconda voce di Bruno Pizzul alla telecronaca RAI, cerca di stabilire un collegamento paranormale con Buffon mentre il perugino prende la rincorsa: “E lo para, e lo para”. E Gigi lo para veramente, nonostante l'avversario miri all'angolo alla propria sinistra: balzo felino e deviazione in angolo.

    Il seguito è triste storia. Buffon fa quel che può, più di una parata la compie, ma nulla può su Seol prima e Ahn poi. Gigi a casa, lui assieme a tutti i compagni, tra delusione e lacrime. Si rifarà quattro anni più tardi, nella leggendaria notte di Berlino. Stavolta non parerà rigori. Anzi, ne subirà quattro. Ma alla fine alzerà e bacerà e stringerà a sé la Coppa del Mondo. Scacciando dai propri incubi, una volta per tutte, i fantasmi dagli occhi a mandorla.

  • 7Milan-Juventus 28 maggio 2003: il miracolo di Buffon su Inzaghi

    28 Maggio 2003, Manchester, stadio Old Trafford: data e luogo magici per i tifosi del Milan, una pagina storica, indimenticabile per il calcio italiano, che per la prima (e tuttora unica) volta presenta due club in finale di Champions League. Un ricordo dolcissimo per i rossoneri, un vero e proprio incubo per la Juventus, che accarezza per 120 minuti una Coppa svanita soltanto ai rigori.

    Il migliore in campo dei bianconeri in quella notte, neanche a dirlo, è Gigi Buffon. Non ancora capitano di quella Juve, ma già assoluto punto di forza della squadra di Lippi. Leader carismatico, trascinatore. “Scherzavo con Maldini, guardavamo la Coppa per vedere a chi sarebbe andata. Ero sereno e quasi sicuro di vincere”.

    Buffon, che con il penalty parato a Figo nella semifinale contro il Real Madrid aveva di fatto permesso alla Vecchia Signora di presentarsi al Teatro dei Sogni, è l’ultimo ad arrendersi al Diavolo, in quella che risulterà una delle ferite più difficili da rimarginare nella sua carriera.

    E’ al minuto 17 che Gigi indossa il suo mantello preferito e dimostra al mondo che il soprannome ‘Superman’ è quantomai calzante:il suo volo in controtempo sul palo alla sua sinistra per sventare la conclusione di testa di Filippo Inzaghi è un concentrato di talento, istinto, reattività.

    Ancora oggi non so come abbia fatto ad arrivare su quel pallone”, ha poi raccontato l’ex attaccante del Milan, la cui espressione di incredulità, con le mani tra i capelli, subito dopo il miracolo di Buffon, fotografa perfettamente l’eccezionalità del gesto del portierone bianconero.

    Gigi è superlativo anche dagli undici metri nella lotteria finale: esplosivo nel tuffo con cui sbarra la porta sul tiro di Seedorf, reattivo nella respinta con i piedi sulla conclusione di Kaladze. Ma la sua prestazione extralusso (che contribuirà alla sua prima nomination al Pallone d’Oro) non basta alla Juve per evitare di finire sul lato sbagliato della storia.

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  • 6Italia-Francia 9 luglio 2006: che volo su Zizou!

    Zinedine Zidane ha concluso la sua straordinaria carriera da calciatore con un colpo di testa. Un autentico “colpo di testa”, sia in senso figurato che in senso meramente letterale. L’ultima testata di Zizou, però, sarebbe potuta essere un’altra, qualora Gigi Buffon non fosse riuscito a cambiare la storia. Al 13’ del primo tempo supplementare della finale dei Mondiali 2006, infatti, il portierone azzurro negava a Zidane un goal quasi fatto e, appena 6 minuti dopo, il campione francese perdeva il controllo e rimediava il cartellino rosso col quale chiudeva la propria carriera nel peggior modo possibile.

    Ma riavvolgiamo il nastro fino alla magica notte di Berlino: l’Italia, ormai sulle gambe dopo l’impresa compiuta in semifinale contro la Germania, non ha più energie per provare a far male alla Francia. I transalpini spingono, l’Italia si difende, ma quando mancano pochi secondi al termine del primo tempo supplementare Zidane offre un buon pallone a Sagnol sulla destra: nessuno tra gli azzurri riesce a contrastare l’allora terzino del Bayern Monaco che pennella uno splendido cross. Proprio Zidane, nel frattempo, aggredisce lo spazio vuoto venutosi a creare nel cuore dell’area di rigore italiana, sbuca alle spalle di Gattuso, salta e colpisce con potenza il pallone indirizzandolo sotto la traversa.

    Chissà quante volte il numero 10 della Francia avrà ripensato a quell’istante, a quel colpo di testa che però, visto e rivisto, non poteva essere migliore: immediato, potente, preciso. Ma, talvolta, la perfezione non basta quando dall’altra parte si incontra altrettanta perfezione. E in quel momento, per tutti noi impossibile da dimenticare, Buffon riuscì proprio ad essere perfetto.

    La reattività che lo ha reso il portiere più forte al Mondo lo porta ad intercettare la deviazione aerea di Zidane, ma toccare quel pallone potrebbe non bastare: SuperGigi trova anche la forza per spingere il pallone sopra la traversa come a volerlo cacciare via con tutta la carica agonistica che ha in corpo. Zidane si dispera, Buffon batte le mani per incoraggiare i compagni o forse, inconsciamente, si unisce all’ideale applauso che in quel momento accomuna l’Italia intera. E che è rivolto proprio a lui. Una parata da campione. Una parata che ha cambiato la storia del calcio.

  • 5Genoa-Juventus 1 dicembre 2006: la zampata nell'anno più difficile

    1 dicembre 2006, Genova, stadio Ferraris. Da tre mesi la Juventus gioca in Serie B, in una dimensione a lei aliena, frutto di Calciopoli, il più grande scandalo della storia del calcio italiano. I bianconeri sono secondi in classifica, benchè penalizzati di 9 punti, con un punto di ritardo sul Napoli capolista che, il giorno dopo, eviterà la sconfitta in casa con il Frosinone solo grazie a un goal allo scadere di Bogliacino. In fondo alla classifica c’è l’Arezzo, penalizzato di 6 punti, che un mese prima ha esonerato il suo giovane allenatore, Antonio Conte, affidando la squadra a un quasi 50enne che l’anno prima aveva fatto piuttosto bene a Pescara: Maurizio Sarri.

    Il prepartita è il concentrato dello straniamento che accompagna i giocatori della Juventus per tutta la stagione. All’ingresso in campo il tifo genoano srotola un immenso striscione: “In nome del popolo italiano vi dichiariamo: ladri, colpevoli” e poco importa se chi lo srotola appena l’anno prima venne a sua volta retrocesso in Serie C per illecito sportivo. Tra l’accoglienza e il calcio d’inizio, Buffon riceve in campo il premio di miglior portiere al mondo assegnatogli dalla FifPRO, il sindacato mondiale dei calciatori. Il miglior portiere del mondo sta per giocare una partita di Serie B italiana.

    buffon_save_penalty_genoa_vs_juventus

    In quella Serie B 2006/07, la Juventus è nettamente superiore a 19 delle 21 avversarie, e quando contro queste non riesce a cogliere i tre punti il clamore è sempre grande. Diverso il discorso per Genoa e Napoli, le altre due candidate alla promozione diretta che non a caso, a fine anno, si materializzerà per tutte e tre senza passare dai playoff. Gli scontri diretti sono dei veri antipasti di Serie A, per il richiamo di pubblico e la posta in palio.

    Alla fine del primo tempo, l’arbitro Farina concede un rigore al Genoa per un fallo di Birindelli su Longo che le cronache del giorno dopo definiranno in un range che va dall’”inesistente” all’”ingenuo”. Il rigore lo tira Adailton, in quel momento il capocannoniere del campionato: non lo tira bene, e Buffon, che non parava un rigore da più di quattro anni (da Corea-Italia al Mondiale 2002), riscopre quella gioia particolare. Nella stagione più strana e difficile della sua carriera, quando è servito ha sempre risposto presente.

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  • 4Italia-Germania 28 giugno 2012: il fortino Azzurro resiste

    E' il 28 giugno 2012 e il Dio del calcio ha deciso nuovamente di metterle l'una di fronte all'altra. Italia contro Germania, una sfida eterna, quasi immancabile quando ci si gioca qualcosa di importante. Ancora una volta in palio c'è una finale, come sei anni prima sul prato di Dortmund. e ancora una volta c'è Gigi Buffon a difendere i pali degli Azzurri. A 33 anni è reduce da una stagione straordinaria, quella del primo Scudetto di Conte con la Juventus, durante la quale ha dimostrato a tutti di essere ancora il numero uno, rifilando uno schiaffo a chi sentenziava che fosse ormai sul viale del tramonto.

    Dall'altra parte c'è quello che tutti considerano il suo erede, Manuel Neuer, pronto al definitivo passaggio di consegne. La partita comincia e Buffon appare in difficoltà: prima esce male su un corner e viene salvato da Pirlo, poi fa carambolare il pallone su Barzagli e rischia l'autogoal. Per la Germania sembra essere la serata giusta, quella in cui l'allievo supera il maestro.Ma per Neuer le cose precipitano in fretta, precisamente in un quarto d'ora, il tempo impiegato da Balotelli ad infilare non uno ma ben due palloni alle spalle del portierone tedesco.

    Italia Germania

    Tra un goal e l'altro, Buffon ritrova il suo mantello da Superman e si allunga come solo lui sa fare per negare il pareggio a Khedira. Arriviamo così al secondo tempo ed al momento in cui Gigi dimostra perché è diventato leggenda. La Germania sta spingendo forte per riaprire la partita e beneficia di un calcio di punizione dai 20 metri. Sul pallone si presenta Reus, il nuovo volto del calcio tedesco.

    La sua conclusione è perfetta, indirizzata poco sotto la traversa. Nessun portiere ci sarebbe mai arrivato, ma nessun portiere è Buffon. Gigi non compie una parata, compie 'LA' parata. Vola a un'altitudine che noi umani non potremmo nemmeno immaginare e toglie la palla da dentro la porta. Reus si dispera, Gigi alza solo il pollice e fa segno che è tutto ok, che è tutto normale. Di stare tranquilli, perché tra i pali c'è Buffon. E non serve aggiungere altro.

  • 3Juventus-Barcellona 6 giugno 2015: l'irreale parata su Dani Alves

    Un campione deve saper sempre essere all’altezza della propria fama. E mostrare il proprio repertorio al meglio. Figuriamoci, poi, se si stratta di una finale di Champions League. Il trofeo più prestigioso, inseguito voluto e sognato da un giocatore. Una sorta di sacralità calcistica. In una cornice di folla acclamante, le speranze dei propri tifosi che religiosamente si votano ad ogni minimo dettaglio per individuare il giusto segnale che conduca ad un esito positivo.

    Gigi Buffon, sinonimo di leggenda vivente, quella coppa non è mai riuscito a farla sua: tre tentativi tutti andati a vuoto. A Berlino, il 6 giugno del 2015 va in onda una sfida speciale. La sorpresa delle eliminatorie è proprio la Juventus di Pirlo, Vidal, Morata e Tevez, che si ritrova a sfidare il Barcellona di Luis Enrique. Una compagine, quella blaugrana, all’apice del fulgore tecnico, atletico e motivazionale. Sulla carta non c’è partita e, infatti, anche il campo conferma questa tesi. Messi, Suarez, Neymar. Un trio che metterebbe paura anche ad un manipolo di supereroi.

    Buffon Dani Alves

    La Juventus perde 3-1 lasciando per strada qualche distrazione che diviene rimpianto, ma proprio in quel match la letteratura sul fuoriclasse dei pali si arricchisce di una nuova lussureggiante pagina. Buffon, in completo giallo, osserva le spalle dei suoi compagni, protesi a limitare un Barcellona impressionante sin dai primi minuti. La Juventus è in difficoltà palese, sul lato destro d’attacco Messi innesca Suarez che avanza verso la linea di fondo campo, tracciante per Dani Alves che, indisturbato – tre metri dentro l’area – scocca un piatto destro piazzato, sul primo palo, diretto in fondo al sacco.

    Buffon sta andando a coprire il secondo legno della porta sembra ormai fuori causa. Ecco l’inumano: Super Gigi, con un colpo di reni, sebbene preso nettamente in controtempo, ha il riflesso felino di metterci la manona sinistra che, miracolosamente, impatta la palla e la fa impennare; successivamente liberata da un compagno. Porta salva, intervento miracoloso. L’ennesimo diamante in un diadema stellato.

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  • 2Italia-Germania 2 luglio 2016: quando ci si mette il "fuoco amico"

    Un mestiere (sì, lo è) diverso dagli altri, nel macrocosmo calcistico. Solitario come il guardiano del faro, il guardiano dei pali. Lui contro tutti, siano nemici o amici. Il portiere danza coi compagni in poche circostanze, lotta con i compagni e urla con essi nelle ottime o disastrose occasioni. E vede tutto, è costretto a vedere tutto: anche gli attacchi dei fratelli. Chiedere a Gigi Gianluigi Re Mida Buffon e al compagno di una vita Giorgio Chiellini. Parare è tutto e niente, è esserci sempre.

    Bordeaux, Francia. Stadio Matmut-Atlantique. Italia e Germania di fronte per la prima volta nella loro storia (si nota il sarcasmo?), in palio la semifinale di Euro 2016. Bonucci rincorre Ozil, portando la partita ai supplementari e dunque ai rigori, dove Pellè e Zaza chiuderanno l'avventura azzurra in modo grottesco, in stile meme web. In mezzo Buffon, su Chiellini. Facciamo un passo indietro.

    Nel 2006 la vittoria del Mondiale, po-po-po-po. Tutti sul carro, nessuno a terra. In un torneo in cui Buffon prese goal solamente su rigore, da monsieur Zidane, e su autorete, dall'elastico Zaccardo. Dieci anni dopo, in un altro torneo d'elite, l'imprescindibile portiere della Nazionale ha voluto evitare questo spiacevole ricordo. Due autoreti subite dai compagni di difesa? Non sia mai. Meglio evitare la vergogna, a Giorgio, a Gigi.

    Germany Italy Buffon

    Palla in mezzo, Mario Gomez stoppa di petto vicino all'area piccola: il 2-0 della Germania è lontano un metro. La conclusione arriva, ma non è quella del bomber tedesco, ma bensì di Chiellini, in disperato tentativo di anticiparlo. Buffon è lì, vigile e leggiadro, in caduta. Non libera. Tiene le mani pronte ad ogni evenienza mentre sta andando a terra, a pochi passi dal duo concludente, a pochi centimetri dalla linea di porta.

    Buffon tocca il pallone con le dita, spedendo fuori. Con sentiti ringraziamenti di Chiellini, che più di sottolineare la mostruosa parata dell'amico fraterno, chiede venia. Lui, Gigi, chiede rabbia, senza esaltarsi. Si rimane sull'1-0, poi sarà 1-1. Dunque supplementari e rigori che andranno male, con lacrime finali. Rimarranno scolpite nella memoria, come l'ennesima risposta del guardiano di Carrara.

  • 1Juventus-Barcellona 11 aprile 2017: un muro davanti a Iniesta

    Non poteva mancare la firma di Buffon su una delle pagine più belle scritte in Europa dalla Juventus negli ultimi anni. E’ la sera dell’11 aprile 2017 e a Torino si gioca l’andata dei quarti di Champions contro il Barcellona.

    La Juventus parte fortissimo e sblocca subito la gara con una magia di Dybala, ma al minuto 21 un brivido corre sulla schiena di tutti i tifosi bianconeri quando Iniesta, smarcato da un’invenzione di Messi, si presenta solo davanti a Buffon al limite dell’area piccola.

    Il portierone bianconero però è bravissimo ad accorciare lo spazio senza lanciarsi sui piedi dell’avversario. Iniesta a quel punto è costretto a cercare di piazzarla nell’angolino basso alla sinistra di Buffon, che però apre la mano di richiamo e riesce a deviare il pallone in corner.

    Juve Barca Buffon

    Una parata ai limiti della realtà che esalta il pubblico di casa, non certo il capitano della Juventus il quale dopo la partita dichiarerà: “Ho la fortuna di giocare in una grande squadra composta da campioni e se voglio continuare ad avere una reputazione importante come quella che ho sempre avuto devo fare queste parate e questo deve essere la normalità".

    Parata che viene poi spiegata dallo stesso Buffon: “E’ una parata d'istinto. È una parata di tempismo. È una parata di momenti, è come se fosse un duello fra te e l'avversario. Una specie di danza dove devi capire il momento in cui devi tirare fuori l'arto, in questo caso il braccio sinistro. E non lo puoi fare troppo presto, perché altrimenti daresti un'indicazione importante a lui e devi essere pronto a reagire a qualsiasi tipo di sollecitazione”.

    E’ però soprattutto una parata decisiva che permette alla squadra bianconera di non incassare il pareggio e chiudere poco dopo la partita. Juventus-Barcellona, infatti, alla fine terminerà 3-0: doppietta di Dybala, goal di Chiellini…e miracolo di Buffon.

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