27 ottobre 2019, nona giornata di campionato. L’Atalanta sta impartendo una lezione di calcio all’Udinese. Il punteggio a un quarto d’ora dal termine è già di 6-1. Gasperini dalla panchina chiama il giovanissimo Amad Diallo, fantasista di 17 anni. Al 77’ fa il suo esordio in Serie A, cinque minuti dopo diventa il primo 2002 a segnare nella massima serie italiana. Da fuori area, dopo tre tocchi in progressione, con un sinistro a incrociare all’angolino basso. L’Atalanta vince 7-1, ma il goal del giovanissimo talento fa quasi passare in secondo piano il risultato.
Si tratta della prima volta che il grande pubblico del calcio italiano fa la conoscenza del ragazzo nato ad Abidjan, in Costa d’Avorio. L’ennesimo riconoscimento del suo talento. L’ultimo, il più grande: il trasferimento ufficiale al Manchester United, per quasi 40 milioni complessi, bonus compresi. Dove si è trasferito a gennaio, una volta perfezionate le questioni legate al permesso di lavoro. Lo si conosceva come Traoré, oggi è solo Diallo.
Ad aprile ‘L’Équipe’ lo ha inserito tra i migliori 20 Under 18 d’Europa. Diallo è un talento purissimo, che si è distinto sin da piccolo. Ha iniziato mezz’ala, poi è diventato un’ala. O almeno, così si definisce. La realtà è che si fa fatica a racchiuderlo in un solo ruolo: già quando giocava nell’Under 15 nerazzurra era un anarchico. Prendeva palla, dribblava chiunque gli si parasse di fronte. Lui, comunque, si vede esterno, anche se ha il senso del goal per fare male anche muovendosi in posizione più centrale, sempre con la palla al piede.
In Italia Amad ci è arrivato ancora bambino. Il papà è rimasto in Costa d’Avorio, dove gestisce una scuola calcio. È cresciuto a Bibbiano, in provincia di Reggio Emilia, soltanto con la madre e con il fratello Hamed Junior, classe 2000. Anche lui gioca in Serie A con il Sassuolo dopo essere esploso l’anno scorso con l’Empoli. I due iniziano a giocare a calcio da subito, vengono tesserati dal BocaBarco, club dilettantistico emiliano. Si presentarono agli allenamenti senza scarpe. I tesseramenti sono complicati da questioni burocratiche. Enzo Guerri, dirigente, alla ‘Gazzetta di Reggio’ ha fotografato la loro situazione di povertà.
“Sono arrivati qui che avevano poco più dei vestiti che indossavano”.
In campo Amad ci mette poco per rubare l’occhio, come fa già negli allenamenti: fa impazzire tutti quelli più grandi che si allenano con lui. Nel 2014 vince il premio di miglior giocatore in un torneo giocato con il Barco. In più è anche capocannoniere. Ha appena 12 anni. Sugli spalti gli osservatori lo notano, si appuntano il suo nome. Giovanni Galli, ex portiere tra le altre di Fiorentina, Milan e Napoli, arriva prima di tutti: il tutore di Hamed e Amad è un suo amico. Li porta alla Lucchese, club di cui era dirigente all’epoca.
“Un amico con cui avevo fatto dei viaggi umanitari mi parlò di loro. Mi disse che erano bravi, così li portai due giorni alla Lucchese. Dopo il primo allenamento gli dissi che con la Lucchese non c’entravano niente: quei due erano superiori. Facevano impazzire i più grandi. Così feci un giro di telefonate”.
La loro dimensione è più grande, è la Serie A. Galli ci ha visto lungo. Il fratello maggiore Hamed finisce all’Empoli, Amad invece va all’Atalanta. Mino Favini, compianto talent scout che per anni ha consegnato al vivaio bergamasco giovani di grande potenziale, lo strappa a Juventus, Milan e Inter, con cui aveva fatto dei provini. Traoré gioca da subito sotto età: alla prima stagione all’Atalanta ha 13 anni, ma vince lo scudetto con l’Under 15 da protagonista, segnando anche in semifinale. Scala presto tutte le tappe giocando con i più grandi. Arriva fino alla Primavera, con cui vince il campionato nel 2019.
In estate Gasperini lo porta in ritiro con la prima squadra, gli dà spazio nelle amichevoli. Traoré lo ripaga con prestazioni importanti. Dopo l’ennesima, contro la Rappresentativa Val Seriana, lo elogia. Amad entra in odore di prima squadra. Poi l’esordio, il goal contro l’Udinese. Diventa il più giovane a segnare alla prima presenza in Serie A. Il giorno dopo, per non farsi mancare nulla, e per dimostrare di non temere la pressione o l’esaltazione eccessiva, gioca la Supercoppa con la Primavera. Risultato: titolare, due assist e vittoria dell’Atalanta sulla Fiorentina.
gettyPersonalità in campo, timidezza fuori. Quella che ha lasciato trasparire al sito ufficiale del club bergamasco dopo il goal che, forse, gli ha cambiato la carriera. Era in panchina, pregava di entrare. Ce l’ha fatta. E ha pure segnato. Altro che paura.
“Non so cosa dire, mi sarei dato una sberla, era il mio sogno da bambino. Le cose nella vita bisogna sempre aspettarle. Devo ringraziare il mister per la fiducia e me stesso per averla ripagata”.
Nella stagione 2019/20 gioca un altro paio di spezzoni, raccoglie anche alcune panchine, si allena con i grandi. Non molla la Primavera, dove continua a impressionare. Segna anche in Youth League contro il Manchester City. La squadra di mister Massimo Brambilla vola sia in Italia che in Europa sulle ali del talento ivoriano. Anche se sta per ottenere la cittadinanza italiana e, di conseguenza, entrare nel giro della nazionale.
I top club lo hanno già messo nel mirino: il suo nome è stato accostato alla Juventus e al Manchester City, ma non solo. Molti club lo vorrebbero in prestito. Inevitabile. L’Atalanta per ora se lo tiene stretto. ‘Papu’ Gomez, capitano della ‘Dea’, lo ha eletto come suo potenziale erede. Scherzando, ha anche scomodato paragoni pesanti.
“Sembra Messi, per fermarlo in allenamento dobbiamo tirargli i calci”.
In effetti Leo è l’idolo e punto di riferimento di Amad. Lo ha riconosciuto lui stesso: guarda sempre i suoi video. Ma non prima del goal segnato all’Udinese. Quello è tutto merito suo. E lo ha voluto sottolineare in prima persona. Perché a 17 anni la personalità è già quella di un giocatore pronto a stupire. Anche in Premier League. Anche con un'etichetta da 40 milioni addosso.
Intanto è arrivato il debutto in Champions League mentre il primo goal col Manchester United l'ha firmato in Europa League contro il Milan nell'andata degli ottavi di finale, quando è subentrato all'inizio della ripresa al posto dell'infortunato Martial. L'Italia, evidentemente, è nel suo destino.


